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Cosa significa la Brexit per me? Un italiano racconta

Cosa significa la Brexit per me?

A maggio avverrà la Brexit e quindi l’addio di Londra al sogno UE: non ne sono del tutto preoccupato.

Molti miei coetanei lasciano l’Italia per cercare fortuna nel Regno Unito, forse troppi negli ultimi anni. Ora qua sono più di mezzo milione, e per loro forse la vita post Brexit non sarà così facile.

Sono appena stato a Firenze, una città che ha sempre affascinato gli inglesi, anche i membri della Real Family.

Dagli Innocenti agli Uffizi dal British Institute alle colline.

Firenze non è solo capoluogo toscano ma una grande città anglofona, forse più di Londra.

Ma lo è tutta la Toscana. Anche la piccola città di Pontremoli si specchia sulle acque del Tamigi con la passione del golf.

Ammetto che lavorare a Londra mi affascina ma anche poter lavorare per gli inglesi in Italia è altrettanto stimolante.

Rendere un servizio al mio paese rendendomi utile ad un altro (che meraviglia il turismo) mi fa piangere d’orgoglio. In queste lacrime si unisce il tricolore e l’Union Jack cantando Fratelli d’Italia e God Save the Queen.

Perché cercare lontano, nella Londra remota quello che il mondo anglosassone può offrire anche nella vecchia e nobile Italia?

Essere inglese non richiede vivere a Londra o vestirsi da lord con bombetta e smoking ma è una sensazione che può vivere anche un giovane italiano come me.

Essere inglese, sentirsi inglese vuol dire amare l’arte, interessarsi ai bambini e magari al mondo equestre (Elisabetta II insegna).

Londra è italiana

Londra è italiana, è Italia nella sua arte, nella cultura.

Così come l’Italia si veste da milady con un nuovo sprint nella salvaguardia del patrimonio artistico e negli interessi dei bambini.

Bloomsbury, fulcro delle arti, agli studi universitari e della medicina londinese. è solo una versione nebbiosa della soleggiata area di S.Marco-SS.Annunziata di Firenze.

Buckingham Palace? Anche l’Italia ha la sua, anzi le sue, residenze reali che certo non sfigurano davanti alla reggia londinese e sono orgoglioso di essere colornese, avendo vissuto l’infanzia all’ombra di una di queste e l’adolescenza sotto un altra (Modena).

Colorno, ma anche Caserta, solo per citarne un’altra, con la quale si contende il titolo di “Versailles italiana” : due regge tra le più belle, le più suggestive per il popolo italiano, che ogni anno brulicano di visitatori da tutta Europa e non solo

Una Corsa di Cavalli sia essa ad Ascot o Montechiarugolo lascia comunque incantato.

Farsi ambasciatore di cause, di onlus come il Great Ormond Street vuol dire rafforzare questo legame tra Italia e Londra oltre l’addio di Londra a Bruxelles, non è politica ma solidarietà e può arricchire di conoscenze.

Lo so che è bello andare all’estero e conoscere nuovi paesi ma poter essere utile a coloro che per vita o lavoro hanno scelto l’Italia, casa mia, il mio paese, è sicuramente qualcosa che ti tocca nell’anima.

Inoltre vorrei essere grato a Facebook e al GOSH (Great Ormond Street Hospital) per avermi fatto conoscere Elliott, piccolo eroe londinese con cui ho stretto un amicizia più HARD della Brexit.

Grazie inoltre a Rina Boccacci per avermi presentato un piccolo e dolce bambino inglesino con cui poter rivivere, nell’amicizia le mie avventure nella città del cuore. Londra.

“Non troverai nessuno, soprattutto un intellettuale, che voglia lasciare Londra. No, Sir, quando un uomo è stanco di Londra è stanco della vita; a Londra c’è tutto ciò che questa vita possa offrire” diceva Samuel Johnson.

Grazie Elliott e Great Ormond Street per avermi regalato quelle gioia della vita che spero di fare mie per condividerle con altri. Londra. Grazie.

Dopotutto se ti senti Peter Pan non puoi non sentirti un poco londinese.

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