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Cannabis venduta anche nelle farmacie. Cosa sta succedendo?

Cannabis e cannabismo

Cannabis (o canapa): pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae.

Sulla base dei metaboliti secondari in essa contenuti (cannabinoidi), dal punto di vista tassonomico si distinguono 2 chemiotipi: CBD e THC (dove CBD sta per “cannabidiolo” e THC sta per “tetraidrocannabidiolo”.

I 2 chemiotipi si distinguono sulla base dell’enzima preposto nella loro biosintesi, oltre che al loro utilizzo: il chemiotipo CBD è destinato ad usi agroindustriali e terapeutici,mentre il chemiotipo THC viene usato in medicina ed è quello usato come sostanza stupefacente.

Nello specifico, del chemiotipo THC vengono usate alcune parti,quali i fiori femminili e la loro resina dalle quali si ricavano, rispettivamente marijuana e hashish (quest’ultimo contiene un quantitativo maggiore di THC).

Da un punto di vista farmacologico, la cannabis e nello specifico i cannabinoidi in essa contenuti interagiscono con 2 sistemi: il sistema endocannabinoide e, in secondo luogo, il sistema endofirnico (recettori μ1).

A livello del sistema cannabinergico (endocannabinoide) , l’interazione dei cannabinoidi con i recettori CB1 e CB2 provocano un’inibizione delle vie nervose ascendenti del dolore.

Per quanto riguarda il sistema endorifinico,i cannabinoidi interagiscono in particolare con i recettori oppioidi μ1.

Ciò provoca il rilascio di dopamina nel nucleus accumbens e generando la tipica sensazione di piacere cannabinoide.

La cannabis è una droga “dispercettiva” che amplifica le sensazioni, e gli effetti dell’assunzione sono dunque molteplici.

Tra quelli più frequentemente descritti si possono elencare:

  1. una sensazione di benessere

  2. ilarità

  3. maggiore coinvolgimento nelle attività ricreative

  4. alterazione della percezione del tempo e assenza di atti aggressivi o reazioni violente (al contrario dell’alcool).

La generale intensificazione delle sensazioni e delle emozioni può comprendere anche quelle legate a situazioni o pensieri spiacevoli, normalmente tollerabili o inconsci.

Inoltre può determinare, in questi casi, stati fortemente ansiosi, atteggiamenti e pensieri paranoici, limitatamente alla durata dello stato di intossicazione.

Aspetti sociologici

La tematica delle sostanze stupefacenti ha da sempre incontrato varie difficoltà ad emergere e trovare una visione omogenea nel campo giuridico.

Dalla normativa Jervolino-Vassalli e il conseguente Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990 n. 309 alla Legge Fini-Giovanardi.

Una “mano pesante” contro detentori e spacciatori di droghe leggere e droghe pesanti.

Con l’incostituzionalità di quest’ultima legge però è rientrato in vigore la normativa firmata da Jervolino e Vassalli.

Questa applica per chi è detentore o possessore di droghe leggere una pena da 2 a 6 anni.

A questa si aggiungono multe da 5.164 a 77.468 Euro.

Ora però il giudice avrà la facoltà di decidere se si tratta di spaccio o di uso personale.

Tutto questo facendo ricorso alla storia personale dell’imputato.

Altra novità è che da spaccio lieve ora si passa a reato lieve

Ciò fa sparire così l’attenuante e viene il meno il divieto di disporre per più di due volte l’affidamento terapeutico al servizio sociale dei condannati tossico/alcool dipendenti.

Tale ultimo reato viene punito con reclusione da 1 a 5 anni e multe da 3.000 fino a 26.000 Euro.

L’uso personale viene depenalizzato e punito con sanzioni amministrative .

Tra queste la sospensione della patente di guida, della licenza del porto d’armi, del passaporto e di ogni altro documento equipollente.

Se trattasi di straniero può essere ritirato il permesso di soggiorno per motivi di turismo o il divieto di conseguire tali documenti

Il periodo va da due a quattro mesi o da uno a tre mesi a seconda delle sostanze).

Con il ripristino della precedente normativa, legge n. 162/1990, verrà quindi ristabilita la distinzione tra droghe leggere e pesanti.

Inoltre saranno previste pene più lievi per lo spaccio di alcune sostanze.

Infine,per quanto riguarda le soglie, i quantitativi di principio attivo rimarranno uguali per la cannabis (500 mg di principio attivo).

Procede, infine, il tentativo di portare nell’aula parlamentare un progetto di legge che possa dare assenso alla legalizzazione della cannabis e della droghe leggere attraverso un processo di raccolta firme.

Tentativo che però vede ancora vari slittamenti ma che continua senza sosta.

A tutto ciò si riscontra anche il fallito tentativo del proibizionismo giuridico italiano visto che nonostante le varie sanzioni sia con la Fini-Giovanardi che con la reintroduzione della Jervolino-Vassalli.

Il fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti non si arresta ma anzi è in aumento.

Aspetti psicologici : gli effetti del cannabismo sulla psiche

Come detto in precedenza, dalla pianta della cannabis si ottengono maijuana e hashish.

Queste sostanze vengono utilizzate sia (illegalmente) per lo “sballo”, sia a scopo terapeutico.

Secondo la storia, si sfruttava la cannabis già nel II secolo a.c., dal momento che erano già noi gli effetti che questa provocava sul sistema nervoso.

Molte sono le conseguenze che derivano dall’uso di queste sostanze:

Per quanto riguarda il punto di vista intellettivo, avviene una diminuzione del corretto funzionamento dello stesso,portando l’individuo, a dosi elevate, a soffrire di paranoie, allucinazioni ed attacchi di panico.

Gli psicologi affermano che una percentuale dei consumatori di cannabis soffrono nel lungo periodo di psicosi e depressione, ma non è ancora un dato scientificamente provato.

Si può dire, nel caso della cannabis, che i consumatori sono soggetti psichiatricamente più a rischio di psicosi.

Questo è un dato scientificamente dimostrato.

“Un dato è quello della minore età di inizio della malattia.

Chi consuma cannabis ed è predisposto alla psicosi si ammala quindi prima, e questo può fare la differenza.

Poiché si può supporre che un disturbo che colpisce un cervello adolescente corrisponda ad una malattia più grave e con maggiore cronicità, oppure con una evoluzione peggiore nel tempo” (cit.)

 

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