Tra i primati negativi del 2017 registrati dall’ISTAT vi è l’aumento dei casi di suicidio, legati in parte alla crisi e alle condizioni di vita insostenibili.
Ma al di là delle motivazioni ci domandiamo a volte che cosa avviene nella mente di una persona che arriva al “gesto estremo”.
Le basi biologiche del fenomeno
La comprensione delle basi biologiche del suicidio risulta di vitale importanza per prevenire questo drammatico fenomeno.
Dal punto di vista biologico ,diversi sono i fattori che contribuiscono al suicidio : ambientali, genetici, biochimici.
La componente più rilevante di natura biologica sembra essere lo stress.
Nella risposta allo stress (stress response) intervengono principalmente 2 sistemi tra loro strettamente correlati: il sistema SAM e l’asse HPA.
Il sistema SAM (Sympathetic Adreno-Medullary System) è responsabile della cosiddetta “risposta rapida”.
Rilascia adrenalina e noradrenalina ed è coinvolto principalmente nella mobilizzazione rapida delle risorse metaboliche.
L’asse HPA (Hypothalamic Pituitary AdrenoCortical Axis), responsabile di una risposta “lenta”.
Si basa sul rilascio di glucocorticoidi (tra i quali cortisolo), neurotrasmettitori coinvolti nel metabolismo e a livello immunitario.
Nel caso specifico del suicidio, da un punto di vista fisiopatologico vi è un’iperattività di questi due sistemi.
Tuttavia,il principale sistema coinvolto nella fisiopatologia del suicidio sembra essere quello serotoninergico.
La biosintesi della 5-HT endogena segue una via simile a quella della noradrenalina,
La differena è che l’amminoacido precursore è il triptofano, invece della tirosina.
Il triptofano viene convertito in 5-idrossitriptofano grazie all’azione della triptofano-idrossilasi. Il 5-idrossitriptofano (5-HTP) così prodotto viene decarbossilato a 5-HT, a opera dell’enzima decarbossilasi.
La serotonina modula importanti processi psicobiologici.
Questi sono legati al comportamento, inclusi l’umore, l’aggressività, la percezione, l’attenzione, la gratificazione, la memoria, l’appetito, la sessualità.
Suicidio: gli aspetti psicologici
Quando si parla del fenomeno del suicidio dal punto di vista psicologico, ci si focalizza principalmente sui concetti di disperazione e depressione.
Infatti questo fenomeno viene spesso associato ad altre psicopatologie come ansia e schizofrenia.
Freud scrisse solo di un caso di tentato suicidio, ma parló di molti depressi invece.
In “lutto e melanconia” afferma, in parole povere, che il suicidio é una forma di aggressione.
Spesso si verifica contro una persona amata con la quale l’individuo è identificato e costituisce, quindi, un omicidio mancato.
Il suicidio può avere anche un’altra causa.
Ciò è il fatto che alcuni soggetti sono così deboli da essere incapaci ad affrontare la realtà esterna, iniziando a manifestare forme di auto-aggressione ed auto soppressione come forme di liberazione.
Il suicidio è definito come un atto estremo che un individuo sceglie di compiere poiché soffocato da insopportabili situazioni di stress.
La percentuale più alta di suicidi coinvolge gli individui di sesso maschile e gli anziani.
Nonostante, fortunatamente, i numeri siano ancora molto bassi.
Il suicidio comunque non è mai una decisione distinto, presa all’ultimo momento, ma è il frutto di lunghe riflessioni e ragionamenti.
Il suicidio può essere evitato.
Sì si hanno pensieri suicidi, potrebbe risultare utile effetttuare sedute di psicoterapia.
Lo psicoterapeuta può aiutare a creare un percorso da svolgere insieme per cercare di controllare questi pensieri.
Ci sono molti tipi di dolori emotivi che possono far pensare al suicidio, anche seognuno vive il dolore nel proprio modo.
innanzitutto bisogna cercare di mantenere la calma e la tranquillità, avere vicino a sè persone che siritengono importanti.
E’ importante avere pensieri positivi e pensare, soprattutto, che ci sono persone che hanno vissuto questo momento e sono riusciti a superarlo.
Suicidio: l’aspetto giuridico
Sotto l’aspetto giuridico il suicidio non è considerato come reato in Italia.
Cio non è riscontrabile in alcuni Paesi islamici (e nei Paesi europei fino al XIX secolo).
Nella cultura giuridica italiana il suicidio ha sempre trovato scarsa importanza limitandosi al riconoscimento di attività criminosa tanto alla fattispecie d’istigazione o aiuto al suicidio quanto a quella dell’omicidio del consenziente.
La libertà dell’uomo al suicidio è quindi limitata dalla possibilità che qualcuno, che ne abbia interesse, si frapponga tra la prima e i propri interessi.
La giurisprudenza, per il caso di suicidio, parla di un uso illegittimo delle facoltà discrezionali che fanno parte della sfera della liceità in quanto tale discrezionalità contrasterebbe con quelle che sono le finalità del diritto.
Come dicevamo il diritto non considera reato il suicidio e pertanto non annota esso nel codice penale come tale,
Al contrario annovera l’istigazione o aiuto al suicidio come un vero e proprio reato (art. 580 c.p.)
Questo è punibile con la reclusione da cinque a dodici anni se il suicidio avviene.
Si ha invece una pena da uno a cinque anni se il suicida si salva ma presenta una lesione personale grave o gravissima.
Se la persona istigata è invece un minore di anni 14 o una persona priva della capacità di intendere o di volere si applicano le disposizioni relative all’omicidio.
L’agevolazione colposa del suicidio non può assumere rilievo penale di per sé e nemmeno integrare il delitto di omicidio colposo.
Questo perchè normativamente l’agevolare l’altrui suicidio è fatto diverso dal cagionarne la morte.
Sotto il profilo del rafforzamento dell’altrui proposito suicida, occorre sia la dimostrazione dell’obiettivo contributo all’azione altrui di suicidio, sia la prefigurazione dell’evento come dipendente dalla propria condotta.
Inoltre, sempre in questo ultimo caso, è richiesto quale elemento psicologico il semplice dolo generico.
Tuttavia occorre che sussista in chi agisce la consapevolezza della obiettiva serietà del proposito di indurre qualcuno al suicidio.
(Nella specie, in applicazione di tale principio, la Corte di Cassazione ha ritenuto che correttamente fosse stata esclusa, dal giudice di merito, la sussistenza del reato a carico del fidanzato di una ragazza.
Questo, a fronte del proposito della stessa di suicidarsi mediante precipitazione da un balcone, per reazione ad una scenata di gelosia, l’aveva verbalmente incoraggiata a porre in essere il detto proposito.
Questo nel presumibile convincimento che, come già avvenuto in passato, esso non avrebbe avuto seguito).
Caso più controverso e assai dibattuto è quello dell’omicidio del consenziente (art. 579 c.p.).
Chiunque cagiona la morte di un uomo consensualmente, è punito con la reclusione da sei a quindici anni.
Si applicano le disposizioni relative all’omicidio se il fatto è commesso :
1) contro una persona minore degli anni diciotto;
2) contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti;
3) contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione
In ogni caso, dal punto di vista giuridico, il tema del suicidio andrebbe in gran parte rivisto viste le mutate esigenze e i differenti punti di vista sociali-morali-psicologici che la società attuale presenta.
In linea di massima, non si tiene conto di questi.
Ciò rende piuttosto gravoso il rapporto fra libertà e diritto.
Allo stesso modo è gravoso il compito di chi deve giudicare tale questioni sotto il profilo giurisprudenziale.