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Il turismo religioso: analisi, dati e prospettive future

Il turismo religioso come mood degli ultimi anni. Scopriamo perchè.

Il turismo religioso, spesso viene, per convenzione, inserito nell’ambito del turismo culturale. Oggi si afferma che il il turismo religioso sia riuscito ad affermare il proprio potere economico e sociale, questo in particolar modo dal momento che questa specifica tipologia di turismo, riesce ad unire turisti in senso stretto a pellegrini.

Le motivazioni che spingono l’individuo ad intraprendere un viaggio verso mete di culto, può avere una spiegazione sicuramente dal punto di vista sociologico e storico.

Il fenomeno del pellegrinaggio nasce fondamentalmente nel 300 d.C., nonostante si possa realmente parlare di gruppi organizzati di pellegrini, solo a partire dal Medioevo. Si è partiti da un viaggio indotto dallo studio dei vari culti religiosi, fino a divenire una sorta di spostamento dovuto a sola curiosità, commercio ed anche per semplice svago o cultura.

Esiste una analogia tra turismo religioso e pellegrinaggio. La definizione, difatti, non si può ritenere univoca, poiché il turismo religioso è fondamentalmente definita una attività prettamente economico- sociale, e non sempre dietro alla motivazione del viaggio c’è una spiegazione teologico-pastorale. Il turista religioso viene inteso come quella categoria di turista dedito alla voglia di divertimento, di evasione dalla quotidianità, di relax, e spinto dalla voglia di conoscenza di qualcosa di diverso da ciò che lo circonda.

Il pellegrino, invece, solitamente, è una figura che accoglie bene la definizione di “escursionista”, essendo un individuo che non soggiorna nelle strutture ricettive, dal momento che visita la località d’interesse nell’arco della giornata.

Enzo Nocifora afferma che

“Il pellegrinaggio rappresenta forse la sola forma di mobilità territoriale socialmente consentita che è giunta sino a noi reggendo all’irruzione del turismo sulla scena della società moderna”. Definisce, inoltre, il turismo religioso come “quella pratica turistica che ha come meta luoghi che hanno una forte connotazione religiosa, ma la cui motivazione è eminemtemente culturale e/o spirituale, quando non direttamente etnica, o naturalistica, o a carattere etico/sociale, ma non religiosa in senso stretto”.

I casi più noti sono sicuramente le mete più famose per quanto riguarda questa tipologia di turismo e sono, Pompei, Città del Vaticano e Santiago de Compostela.

Una percentuale dei pellegrini, in alcuni casi, può rientrare anche nella categoria dei turisti che soggiornano, e secondo le stime del Rapporto ISNAR sul turismo del 2013, sono solitamente adulti, che viaggiano in bassa stagione e spendono, in media, circa 51 euro a notte.

Le motivazioni sono molte, ma stilando una classifica, sicuramente quasi l’80 percento dei turisti, decide di soggiornare per motivi religiosi, e, il 32% di questi, sceglie di visitare la meta religiosa con il proprio compagno, a differenza di chi sceglie di muoversi da solo, categoria di turisti che rappresenta solo il 9,8%.

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Il caso di Santiago de Compostela

Il caso emblematico del “Camino de Santiago”, rappresenta forse l’unico esempio in cui il turismo religioso e il fenomeno del pellegrinaggio convivono a stretto contatto fra di loro. Infatti, nel momento in cui si sta per percorrere il cosiddetto cammino, si porge all’utente un questionario in cui si cerca di comprendere le motivazioni relative al viaggio che si è intrapreso. La scelta è condizionata da tre alternative, o la motivazione religiosa, o quella spirituale, o culturale. La motivazione turistica non è citata, ma fondamentalmente potrebbe inserirsi in quella culturale, infatti, nonostante non se ne parli esplicitamente, è il turista “che fa il turista”, ad aver soppiantato la pratica del pellegrinaggio. Questo ha reso il percorso del pellegrino, un qualcosa di limitato, anche se ancora forte, nel contesto cattolico.

Il pellegrinaggio è da sempre inteso come il percorso di sacrificio e di fede, compiuto dal credente in una determinata confessione, secondo gli adempimenti prescritti dal suo credo religioso.

Attualmente questa pratica ha perso il senso per il quale è nata, ed è divenuta semplicisticamente il periodo di tempo in cui l’uomo moderno ha necessità di ricaricarsi di energia, staccandosi dalla propria routine e vivendo una esperienza innovativa e fuori dall’ordinario. Quindi il turismo viene inteso come attività di purificazione dalla quotidianità, pur offrendo comunque una esperienza del tutto nuova, e di rottura con la vita di ogni giorno, entrando in contatto con una realtà oltre che nuova, rinnovatrice.

Questa riflessione porta subito alla luce la questione della legittimazione del turismo verso mete di culto o comunque spiriturali, il quale è avvenuta nel 1987, quando il consiglio d’europa ha riconosciuto l’importanza dei percorsi religiosi quali veicoli culturali e spirituali di primaria impotranza. Il turismo religioso, secondo i dati forniti dalla WTO, ha acquisito un forte peso nell’economia mondiale. Secondo i dati, infatti, il turismo religioso, è riuscito a coprire negli ultimi anni più di 300 milioni di persone l’anno, con un giro d’affari che si avvicina ai 18 miliardi di dollari.

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I numeri del turismo religioso.

Un fenomeno così variegato come il turismo religioso è difficile da misurare, sia perchè è un fenomeno che può facilmente inserirsi in alcun tipo di vacanza, anche fatta per svago, senza primarie motivazioni teologiche, sia perchè, appunto, con l’avvento del fenomeno dell’escursionismo anche in questo settore, è difficile effettuare una stima precisa. Per quanto riguarda i dati chiari, è possibile individuare un 44% degli utenti che si affida ad un tour operator o ad agenzie di viaggi, mentre il 32,7% preferisce viaggiare con il proprio partner. Poi amici, famiglia ed in solitaria.

Questa è la stima dell’Organizzazione mondiale del turismo, diffusa anche dall’Isnart, l’istituto nazionale rierche turistiche. Dal 2008 fino a data odierna, le cifre non si sono spostate di molto, infatti si parla ancora di quasi 330 milioni di visitatori (di cui 40 milioni solo in Italia). Durante il periodo del duplice evento della canonizzazione di Giovanni Paolo II e quella di Giovanni XXIII, si è cercato di effettuare nuovamente una stima veritiera, riuscendo ad individuare in Roma, la Capitale del Cattolicesimo, circa 7 milioni di presenze annuali, il quale rappresenta l’1,5% dei flussi turistici presenti in Italia, ed è un flusso variegato anche per quanto riguarda le fasce d’età (non riguarda più unicamente gli anziani).

Secondo l’Isnart, per quanto riguarda l’italia, la clientela straniera delle presenze costituisce il 60% circa del segmento: quindi si divide tra il 45,3% che proviene dall’Europa, ed il 14,9% che proviene dai paesi extracomunitari. Secondo i dati, il 41,4% ha un’età compresa tra 30 ed i 50 anni, il 44,4% si affida per l’organizzazione del viaggio al circuito dell’intermediazione, quindi interpellando e facendo oraganizzare lo stesso da tour operator ed agenzie di viaggi.Queste statistiche hanno permesso di comprendere anche come il pellegrinaggio ed il turismo religioso si siano evoluti nel corso della storia e che l’attuale crescita sproporzionata della domanda di viaggi di fede possano giustificare anche il crescente interesse degli studiosi di marketing e di economia, per questo specifico settore turistico. Quindi anche la ricerca universitaria si attiva, muovendosi verso un interesse per la materia, partendo dalla conoscenza del passato, per comprenderne ed interpretarne le evoluzioni, facendo riferimento anche ai maggiori esponenti delle agenzie di turismo religioso (per quanto riguarda l’Italia). Obiettivo primario diviene adesso il creare una sintesi articolata ed approfondita, che possa distinguere la dimensione sacra e profana del fenomeno turistico, mettendo in evidenza le finalità di evangelizzaizone e di aggregazione ecclesiale, ma soprattutto puntando sulle motivazioni che spingono il turista ad effettuare questa tipologia di viaggio, comprendendo, inoltre, come rendere ancora di più questo settore turistico una delle componenti economiche ed aziendalistiche più forti ed incisive.

 

 

 

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