L’Europa resterà solo a guardare?
1 ottobre 2017: un Referendum, quello della Catalogna per l’indipendenza dalla Spagna e dal governo, che sarà ricordato.
Non solo dalla Spagna stessa, ma anche dal resto dell’Europa e del mondo.
Quello che i catalani non avrebbe mai sperato e voluto si è terribilmente concretizzato: un Sì all’indipendenza, ma passato attraverso la guerriglia, con scontri accesi e feriti,anche gravi.
E l’Europa che è rimasta a guardare senza agire, “girando le spalle” al popolo catalano.
Noi di THEWEBCOFFEE vi raccontiamo il prima, durante e dopo di questo evento che resterà impresso nella storia spagnola e non solo.
La voglia di indipendenza della Catalogna dal resto della Spagna ha una storia antica (se volete saperne di più cliccate qui) lunga quasi 90 anni, con un momento di “silenzio” solo durante il regime franchista, che terminò nel 1975.
I primi tentativi “forti”, tuttavia, risalgono ai primi anni 2000, con la nascita dei primi partiti indipendentisti.
Nel 2014 la prima consultazione, che però non venne riconosciuta dal governo per la Costituzione del 1978 sull’unità ed indivisibilità della Spagna.
Nonostante l’80,72 % dei votanti si fosse espresso per la piena indipendenza.
Forti di questo risultato, il Parlamento catalano decide di riprovare.
Il 9 giugno 2017 il presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont,annuncia che il referendum si terrà il 1º ottobre dello stesso anno e che la domanda sulla scheda sarà :
“Volete che la Catalogna sia uno Stato indipendente in forma di repubblica?”.
LA SETTIMANA PRIMA
Un Referendum che si sarebbe dovuto svolgere in un clima pacifico, nonostante l’opposizione del governo centrale di Madrid, che tuttavia non è stato a guardare.
Infatti la settimana precedente al referendum è stata caratterizzata da un clima di tensione ed ostilità: da una parte il popolo catalano che occupa edifici come scuole,palestre da adibire a seggi, dall’altra il governo madrileno, convinto dell’illegittimità del referendum e deciso più che mai ad impedirne lo svolgimento, con ogni mezzo.
Lo dimostra l’invio di circa 10000 soldati a Barcellona il giorno precedente al referendum.
IL GRAN GIORNO: REFERENDUM TRA FERITI, VIOLENZE E BANDIERE
Le minacce del governo e l’arrivo dei soldati sembra non fermare l’animo indipendentista e il desiderio di autonomia del popolo catalano, che si riversa fin dalle prime ore del mattino ai seggi ( precedentemente occupati con eventi e manifestazioni assolutamente pacifiche) e nelle piazze,con migliaia di bandiere catalane che colorano di giallo e rosso le strade di Barcellona.
La situazione, apparente tranquilla, clamorosamente degenera: le forze di sicurezza spagnole intervengono in decine di seggi allestiti in tutta la Comunità Autonoma per sequestrare le urne e il materiale elettorale e impedire lo svolgimento della consultazione, che per lo Stato spagnolo è illegittima e incostituzionale.
Ad ogni costo, anche se tale “costo” equivale a centinaia di persone ferite: 460, che diventeranno 800 alla fine della giornata elettorale.
Una nuova guerriglia,insomma: quello che i catalani non avrebbe mai sperato.
Una guerriglia che ha avuto ripercussioni in tanti aspetti, anche quello calcistico (Il Barça ha giocato a porte chiuse, e a fine partita Piqué, catalano, ha dichiarato la sua intenzione di lasciare la Nazionale Spagnola in caso d’indipendenza )
(Le fasi del referendum…nella pagina seguente)
Referendum in Catalogna: le fasi
Ore 20:00 – comincia lo spoglio delle prime schede. L’affluenza è al 42% (in seguito Puigdemont giustificherà questo dato come conseguenza delle violenze da parte della polizia spagnola, che ha impedito il regolare svolgimento delle votazioni).
Ore 22: 30 – la Catalogna ha votato SI’ all’indipendenza dalla Spagna.
Un Sì “costato” 800 feriti, tra i quali anche 33 agenti.
Un Sì finto per il governo di Madrid, definito dal premier spagnolo Rajoy “una messinscena”,mentre per Puigdemont è un Sì che “I catalani si sono guadagnati”.
E IN TUTTO QUESTO L’EUROPA DOV’ERA?
IL GIORNO DOPO: LA RISPOSTA EUROPEA E I NUOVI PIANI
L’Europa, sentendosi “tirata in causa” dal leader catalano, stamattina ha dichiarato come il referendum tenuto a Barcellona sia illegale.
Tuttavia ha invitato “tutti gli attori rilevanti a muoversi rapidamente dallo scontro verso il dialogo”.
Inoltre viene specificato che “la Commissione non avrà alcun ruolo nel favorire il dialogo”.
Di tutt’altro avviso l’ONU , che chiede allo stato spagnolo un’inchiesta su “tutti gli atti di violenza” commessi durante il voto per il referendum in Catalogna”.
Intanto la Catalogna e il suo premier, forte del 90% di voti favorevoli , si preparano alle prossime mosse.
Per domani sarà infatti indetto uno sciopero “per la grave violazione del diritto e delle libertà” da parte di 40 sigle sindacali.
Una denuncia pacifica da parte della Catalogna nei confronti della dura repressione della polizia spagnola contro i seggi del referendum.
PERCHE’ ANCHE CIO’ CHE PUO’ ESSERE RISOLTO CON LA PACE E LA DEMOCRAZIA DEV’ESSERE RISOLTO CON LA GUERRA E LA VIOLENZA ?
sitografia:
https://www.google.it/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/30/referendum-catalogna-europa-e-intellettuali-zitti-di-fronte-agli-abusi-di-madrid/3886003/amp/
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https://www.google.it/amp/www.gazzetta.it/Calcio/Liga/01-10-2017/voto-catalogna-barca-chiede-rinvio-gara-scontri-38-feriti-220994155249_amp.html
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http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Chiuse-le-urne-in-Catalogna-Un-voto-tra-tensioni-e-scontri-la-polizia-interviene-nei-seggi-c3778a16-d3b2-42d4-8204-3cbb48e2c534.html
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