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Caro Lapo Elkann, buon Compleanno

Volevo farti gli auguri caro Lapo, perché mi hai sempre fatto un sacco di tenerezza, abbiamo la stessa età e anche tu come me oggi arrivi al traguardo dei 40 anni.

Sei nato il 7 ottobre 1977 nell’America che volevamo tutti (non solo Bennato e la Nannini), sotto una buona stella, in una famiglia facoltosa e colta.

Una garanzia di successo, una promessa di successo, forse anche il dovere di avere successo.

Eri un rampollo (parola che già la dice lunga), sei stato cresciuto secondo il modello perfetto di educazione: scuole prestigiose, esperienze di lavoro rare, in una famiglia ineccepibile elegante e garbata.

Ricordo bene di averti invidiato ogni volta che leggevo notizie dei tuoi successi sulla stampa da parrucchiera. Facevi sembrare tutto facile. Tu cresciuto nei ranghi di un tradizione, usavi la creatività per avere il successo che paga, avresti potuto essere un’icona vera.

Ogni tuo eccesso sembrava studiato per aumentare l’eco del lavoro che facevi per i tuoi brand, sembravi troppo bello per essere vero, un manager supereroe furbo e preparato.

Eravamo alle soglie del 2000, gli anni in cui siamo diventati grandi e tutti abbiamo dovuto decidere cosa volevamo fare da grandi, tu eri già un grande e incarnavi il “tutto è possibile”.

Ma credo tu abbia sprecato un’occasione, e mi chiedo se ne avresti avuto davvero le capacità o se semplicemente, come molti, non eri all’altezza.

Credevo sapessi così stavi facendo, fino a che non sono cresciuta e ho iniziato a guardarti come una madre.

Da mamma, oggi, ti guardo e ti vedo perso, ho come l’impressione che i giornali che credevi di usare, abbiano cominciato a usare te.

Eri libero di sbagliare e lo facevi con uno stile tutto tuo, a testa alta. Ti vedo oggi con la stessa strafottenza ma senza più nessuno a batterti le mani e lo spettacolo è davvero triste.

Ripenso a chi sosteneva tu fossi solo un figlio di papà, senza nessun merito e nessuna capacità. Li vedo tutti piuttosto felici di aver avuto ragione e elevarsi dal loro stato di frustrati rosiconi. Mi sarebbe piaciuto lo avessi evitato, più per te che per me.

Ti vedo scivolare con un look criticabile, verso un disperato bisogno di attenzione. Ma non c’è più un velo di ammirazione, solo critica.

Ogni tua scelta ha smesso di far tendenza è solo un orrore come come le tue ballerine. Criticabili perché indossate non più da un vincente, ma da uno che è finito dalla parte dei falliti, perché supplica di essere guardato.

Sono certa, caro Lapo, che se quelle scarpette con il fiocchetto le avessi indossate 17 anni fa, saresti stato incoronato un innovativo, ma i tempi sono cambiati e non puoi più fare il figo, perché è palese che non sei più quello di una volta.

Ti auguro un compleanno sottovoce.

Passato a riflettere sul fatto che, forse, invece di cavalcare il mito del successo senza contenuti, la nostra generazione si sarebbe dovuta impegnare a rifiutarlo e scegliere un valore vero. Forse ora non si vivrebbe alla ricerca di un Like, schiavi dell’altrui parere.

Hai fatto male a te stesso Lapo, e sono anche un po’ affari tuoi, ma in fondo lo hai fatto anche per le generazioni future e questo non te lo perdono. Ma chissà che tu non possa iniziare la seconda metà della tua vita e far qualcosa di buono per te e non solo. Che in fondo continui a farmi tenerezza.

 

 

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