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La “Dove” nella bufera social : la pubblicità è “razzista”

Missione “rappresentare tutte le donne” fallita?

 

La pubblicità “Dove” nella bufera.

Negli ultimi mesi gli spot pubblicitari, e di conseguenza chi “ci sta dietro” (social media manager delle varie case produttrici) sono divenuti bersaglio della Rete, che non si risparmia nel commentare negativamente le pubblicità.

Queste il più delle volte, infatti, vengono considerate non rappresentative in toto della popolazione a cui i prodotti sono rivolti, o violente.

Esempio lampante quella del Buondì Motta

Di recente, un altro spot sembra essere finito nel terribile mirino dei social e del popolo del web.

Parliamo dell’ultima pubblicità della Dove, nota marca di prodotti per la bellezza e la cura della pelle,rea di essere razzista

 

LA “COLPEVOLE” : DOVE

“Dove” è un noto marchio di prodotti per l’igiene personale, uno dei 3 più grandi al mondo per la cura della persona.

Fondato negli Stati Uniti nel 1957 ed oggi facente capo alla multinazionale anglo-olandese Unilever, ha una sua filosofia ben precisa : la bellezza autentica.

Come la maggior parte delle marche che si rispettino, anche la Dove si fa conoscere attraverso i suoi slogan.

Il primo risale ai primi anni 50′ e venne creato da David Ogilvy, un uomo che avrebbe rivoluzionato il mondo della pubblicità con il suo brand image.

Per chi non lo sapesse, la frase must della Dove, ” con 1/4 di crema idratante”, è “farina del suo sacco”.

Sue anche tutte le altre pubblicità del brand, dagli anni 60′, talmente efficaci a spingere molte donne a fare da testimonial.

Donne vere, comuni. Non modelle, o attrici.

Alla fine degli anni 70′ il successo della “Dove” viene “valorizzato” dal parere di alcuni dermatologi che verificano gli effetti positivi sulla pelle derivanti dall’utilizzo dei prodotti.

Gli anni 80′  segnano il “boom” della Dove, che si espande in Italia e in altri paesi del mondo, ma la vera rivoluzione arriva nel nuovo millennio, con la nascita di una campagna che porterà gioie (ma presto vedremo anche qualche dolore) alla Dove stessa: quella della BELLEZZA AUTENTICA.

Una Campagna capace di allargare gli stereotipi in cui la bellezza è oggi relegata e permettendole di esprimersi in colori, forme, taglie ed età diverse.

Nessun risultato è irraggiungibile, per una nessuna donna,che può trasformare un difetto in un punto di forza.

LA COLPA : UNA PUBBLICITA’ “RAZZISTA”

Una pubblicità in cui si vede una donna nera che, dopo aver usato un prodotto Dove, si trasforma in una donna bianca: l’ultimo spot della Dove avrebbe suscitato non poche polemiche ed accuse da parte di molte persone del Web e dei social.

Motivo? La pubblicità avrebbe uno “sfondo” razzista, e non rappresenterebbe,quindi,in modo appropriato le donne.

Lo spot è stato prontamente rimosso, con tanto di scuse da parte dell’azienda stessa, che senza troppi giri di parole, ammette di “aver fallito nell’obiettivo di rappresentare le donne di colore con il giusto riguardo”.

Ma non è il primo episodio del genere che accade alla nota azienda.

Nel 2011 infatti era stata una pubblicità con tre ragazze in fila di cui una di colore, una con i capelli neri e una di bionda di carnagione chiara, con su una scritta recante le parole “prima e dopo” a suscitare scandalo, per una rappresentazione “razzista” del mondo femminile.

Altro tipo di critica al mondo femminile, di natura diversa, qualche mese fa: una serie di bottiglie per i suoi bagno e doccia schiuma in edizione limitata, con forme differenti e pare siano la rappresentazione dei diversi corpi di donna.

Donne che,invece, hanno visto diminuire anzichè aumentare la loro fiducia in se stesse (reale intenzione del brand).

ma la ragazza di colore dell’ultimo spot sembra andare contro tutto e tutti difendendo il brand.

Lola Ogunyemi, questo è il suo nome, alla nota rivista “THE GUARDIAN” ha dichiarato il suo piacere ed entusiasmo a partecipare allo spot.

Non aveva pensato alla chiave di lettura che è prevalsa.

E non ci hanno pensato nemmeno i presunti esperti di comunicazione di Dove.

Esperti che avrebbero dovuto porsi un paio di domande in più prima di dare il via libera allo spot.

Sitografia:

http://www.ilgiornaleditalia.org/news/primopiano/891685/La-Dove-e-la-sua-pubblicita.html

https://www.unilever.it/brands/our-brands/dove.html

http://www.letteradonna.it/it/articoli/fatti/2017/10/10/dove-la-modella-di-colore-difende-lazienda-ho-amato-lo-spot/24469/

https://www.lifestar.it/2017/05/10/45769/dove-polemiche-nuova-campagna-pubblicitaria/

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