Dopo una parte notevole in Zodiac di David Fincher nel 2007, l’anno dopo viene scelto come simbolo e portabandiera del nascente Universo Cinematografico Marvel. È la vera svolta, la rinascita certificata. Tony Stark, miliardario geniale, filantropo, playboy, spaccone e carismatico, che fa di se stesso un supereroe, è il personaggio tagliato su misura per Robert. Iron Man è il ruolo che lo rende celeberrimo a ogni latitudine, fissandolo per sempre nell’immaginario pop del nostro tempo.
Otto, finora, le fortunate apparizioni sullo schermo nei panni del fondatore degli Avengers. Nel mezzo, altri personaggi iconici e blockbuster dai grandi incassi: lo Sherlock Holmes in salsa steampunk di Guy Ritchie (2009 e 2011), il gioco parodistico-bellico-metacinematografico di Tropic Thunder (2008), che gli vale una nuova nomination dell’Academy. Ma anche la produzione in proprio di The Judge (2014).
Oggi, a 52 anni, Robert Downey Jr., che afferma di essere sobrio dal 2003, è uno degli interpreti più richiesti dalle grandi produzioni, e nel 2015 è stato l’attore più pagato al mondo. Nello stesso anno, grazie alla sua condotta impeccabile e alla ormai conclamata riabilitazione, ottiene la grazia e la cancellazione dei precedenti penali.
Popolarissimo, esilarante e gigione anche sui social, Robert è vicino alla conclusione del suo contratto con la Marvel. Sta riflettendo, dice, sull’opportunità di lasciare l’armatura di Iron Man “prima che le mie performance diventino imbarazzanti”. È stato tutto, dopo sarà qualcos’altro ancora. Umanissimo, imperfetto supereroe.
“I’m not a poster boy for good behavior and recovery in Hollywood, I’m just a guy who knows he has a lot to be grateful for.”