La breve carriera come oste.

Una sera giunsero alla locanda due viandanti. Presa una stanza, chiesero al Pacì se fosse possibile essere svegliati all’alba e che, quando ciò fosse accaduto, si dicesse loro l’ora, per potersi organizzare.
Il nostro rispose che sì, certo, se non li avesse sentiti alzarsi avrebbe provveduto. Quanto all’ora, prendessero pure in prestito l’orologio di suo padre.
Al mattino, i due si alzarono da soli. Il Pacì li sentì e si levò a sua volta per aprir loro la porta e versare una grappa di commiato. Ma, giunto nel salone, notò che i due erano già partiti. Colto dal sospetto, corse nella camera che essi avevano occupato. Dell’Orologio nessuna traccia. Affacciatosi all’uscio, vide i furfanti attraversare il ponte sul Brembo, poco lontano. Subito si lanciò all’inseguimento. Raggiuntili, afferrò uno dei due, mentre l’altro fuggiva. Il prigioniero cercò di negare il furto, ma il nostro lo sollevò, lo sporse al di fuori del parapetto e gli intimò di scegliere: o tirava fuori l’orologio, o cadeva nel fiume. Ovviamente, riottenne il maltolto. Convinto che la questione fosse chiusa, tornò al lavoro. Ma gli altri, appena lo videro sparire, corsero a denunciarlo per furto e aggressione al comando di San Giovanni Bianco. Ai Francesi non parve vero di poter arrestare quel piantagrane che, tutti lo sapevano, era pure contrabbandiere.

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