Guerra nucleare: una possibilità sempre più reale
Il 3 settembre 2017 Kim Jong-un ha deciso di testare una bomba a idrogeno.
Esplode alle ore 11:36 locali presso il sito di Punggye-ri, provocando un sisma di magnitudo 6.3, seguito da una seconda scossa di magnitudo 4.
Un’autentica prova di forza, in grado di aumentare sempre più i timori degli Stati Uniti di Donald Trump,preoccupato che i missili del dittatore possano colpire nel loro tragitto il paese a stelle e strisce.
Da qui la minaccia: se la Corea del Nord attaccherà l’isola di Guam, dove ci sono le basi militari statunitensi, le conseguenze saranno serie.
E la Guerra nucleare potrebbe non essere più solo un miraggio.
AL DI LA’ DI POLITICA E FORZA: LE CONSEGUENZE DI UNA POSSIBILE “ESPLOSIONE ALL’IDROGENO”
Quasi tutti abbiamo ancora impressi nella mente la densa nube provocata dall’esplosione di Little Boy, la bomba atomica che il 6 agosto 1945 devastò la città giapponese di Hiroshima.
A queesta seguì, 3 giorni dopo, quella del missile “Fat Man” su Nagasaki.
In entrambi casi si ebbe un vero e proprio “fall-out nucleare”, ossia la ricaduta del materiale nella zona dell’esplosione, che aumentò nei giorni a seguire il numero di vittime (nel caso di Hiroshima, dai 60.175 morti si salì poi a circa 100.000 nei mesi immediatamente successivi).
Per non parlare dei danni radioattivi a medio-lungo termine.
Secondo quanto dichiarato dalla Corea del Nord, la bomba H potrebbe generare una detonazione pari a quella dello scoppio di 15 milioni di tonnellate di dinamite, 1000 volte più potente di Little Boy e Big Fat.
Questo è dovuto al fatto che l’esplosione della bomba H avviene in due fasi: una di fissione nucleare che genera una prima esplosione ed una che innesca le reazioni di fusione nucleare, che trasforma l’idrogeno in elio.
Un’esplosione devastante,in grado potenzialmente di cancellare istantaneamente ogni traccia di vita marina nel raggio di centinaia di km.
Un’altra conseguenza è la cosiddetta “pioggia radioattiva” in grado di causare morti e malattie anche a distanza di anni dall’esplosione.
Inoltre i venti trasporterebbero le ceneri radioattive per centinaia di km, causando nell’uomo mutazioni nel DNA in grado di protrarsi per generazioni.