Voglia di autonomia…economica
Ottobre sembra essere il mese dei referendum.
Dopo quello della Catalogna, ieri è stato il giorno di Lombardia e Veneto che con un referendum sono andate al voto per richiedere una “maggior autonomia dal punto di vista economico e fiscale”.
Seguendo il modello delle regioni “a statuto speciale” (Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta).
Un referendum diverso da quello verificatosi in Catalogna.
Infatti le due regioni italiane non hanno conflitti con il governo centrale italiano, nè tantomeno aspirano ad una secessione dal Bel Paese.
Questo traspare dal clima sereno che si è respirato sia le settimane precedenti al voto, che il giorno delle votazioni nelle due regioni.
Votazioni avvenute nel pieno rispetto della Costituzione.
Referendum in Veneto e Lombardia: parla la Costituzione
La Costituzione Italiana legittima la richiesta al Governo da parte delle regioni dell’acquisizione di più materie di competenza; la norma è prevista dall’articolo 116 del Titolo V, quello inerente l’ordinamento dello Stato e il rapporto con le Regioni.
“L’articolo 116, comma 3, della Costituzione stabilisce che, con legge dello Stato, alle Regioni possono essere attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Il procedimento richiede l’iniziativa della Regione interessata, il parere degli enti locali (obbligatorio ma non vincolante), il rispetto dei principi previsti da un altro articolo della Costituzione, il 119 (che riguarda l’autonomia finanziaria), l’intesa tra Stato e Regione.
La legge dello Stato è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base dell’intesa fra lo Stato e la Regione interessata.”
Referendum in Veneto e Lombardia: tra abitudini e tecnologia
In Veneto la votazione è avvenuta con la classica scheda elettorale cartacea,mentre nelle città lombarde si è ricorso al cosiddetto voto elettronico tramite utilizzo di tablet.
Nelle due regioni, dove si è votato dalle 7 alle 23, è stato raggiunto il quorum del SI’; in Veneto si è giunti ad un staordinario 98,1%, mentre in Lombardia il 95,2 % dei votanti si è mostrato favorevole al referendum, anche se si è presentata qualche criticità dovuto al mezzo di votazione.
Il referendum indetto avrà solamente un valore politico.
Questo tendono a precisare Roberto Maroni e Luca Zaia, governatori leghisti delle due regioni, il cui unico scopo è quello di porre pressione al Governo in materia di autonomia economica e fiscale.
Referendum in Veneto e Lombardia: parla la politica
Nel mondo politico il referendum lombardo-veneto ha creato qualche spaccatura.
Se da una parte Salvini si ritiene “orgoglioso di essere il segretario della Lega che fa”, dall’altra la Sinistra mostra diffidenza ( «è un inganno politico, una presa in giro: il voto proposto da Maroni non avrà nessuna incidenza», le parole di Giuliano Pisapia).
Sì all'”autonomia”, ed ora? : le mosse di Maroni e Zaia
Il giorno dopo il referendum sull’autonomia, il governatore del Veneto, Luca Zaia, scopre le sue carte e chiede lo Statuto speciale.
Sulla stessa linea Roberto Maroni, che conta di presentare una proposta al governo entro due settimane; inoltre lo stesso Maroni ha annunciato che Gentiloni sarebbe pronto alla trattativa.
Inoltre, il sottosegretario per gli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, a meno di un’ora dalla chiusura dei seggi ha fatto sapere che l’esecutivo è pronto ad una trattativa.
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