Un’amicizia speciale tra due mondi diversi
Oggi vi parliamo di Vittoria ed Abdul.
Nell’immaginario comune, o forse quello che la storia ci fornisce, una figura reale dovrebbe vivere in un contesto regale, senza “abbracciarsi” alla civiltà comune, al popolo.
Ma quando questo accade, si fa di tutto per nasconderlo, per non “sporcare” il buon nome della famiglia reale.
Così a volte è l’arte letteraria e il cinema a renderci partecipi di queste pagine segrete.
In occasione dell’imminente uscita nelle sale italiane del film diretto da Stephen Frears, THE WEB COFFEE vi racconta la storia dell’amicizia (anche se molti, nei secoli, l’hanno definita qualcosa di più) tra la regina Vittoria d’Inghilterra e Abdul Karim
La regina
Il regno della regina Vittoria è considerato il più lungo della storia del Regno Unito, secondo solo a quello dell’attuale sovrana e sua pronipote Elisabetta II.
Vittoria, meglio noto come Alexandrina Vittoria, nasce nel 1819, figlia del principe Edoardo Augusto, Duca di Kent e Strathearn, e della principessa Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld.
(Il nome “Alexandrina” deriva dal fatto che al battesimo ebbe come padrino lo zar Alessandro I di Russia).
Cresciuta con un’educazione rigida e rimasta orfana di padre giovanissima, Vittoria viene incoronata regina nel 1837.
Un anno prima ,aveva incontrato il suo futuro marito, principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha (che sposa nel 1840).
Ha così inizio la cosiddetta età vittoriana, che durerà fino al 1901, anno della sua morte. Un’età caratterizzata da stabilità, floridità economica ed espansione commerciale e coloniale, ma vede anche dall’emergere di importanti problemi sociali.
L’era vittoriana è considerata l’era del colonialismo, del parlamento come arbitro della politica nazionale, dello sviluppo delle comunicazioni.
Vittoria e i suoi uomini
Contrariamente da quanto potesse trasparire in virtù della rigida educazione ricevuta da bambina, la regina Vittoria era tutt’altro che una fredda, algida puritana.
In primis con il marito, Alberto, al quale regalò ben 9 figli, ma non solo. Infatti diversi furono gli uomini che si avvicendarono nella sua vita, definiti come “assistant”.
Primo tra tutti John Brown, ghillie personale del principe Alberto,che divenne il cameriere personale di Vittoria, che se ne invaghì, forse data la somiglianza con il marito (scomparso nel 1861) e il cui rapporto durò ben 15 anni.
Brown fu solo il primo.
Oltre a lui, la Regina si legò anche ad altri uomini, di diversi ranghi sociali come il premier Disraeli e proprio Abdul Karim.
Abdul, il giovane “amico-amante” indiano
Mohammed Abdul Karim nasce nel 1863 a Jhansi, città situata in quella parte d’ India occupata dal Regno Unito; siamo nel pieno colonialismo inglese.
Dopo la guerra anglo-afgana, nel quale milita il padre, Abdul lavora come agente ad Agra.
Nel 1886, in occasione del Giubileo d’Oro della regina Vittoria, un gruppo di prigionieri viene portato a Londra per mostrare la tessitura di moquette alla mostra indiana di South Kensington.
Ad accompagnare i prigionieri Sir John Tyler e lo stesso Abdul, che lo affianca nella scelta di due braccialetti d’oro che vengono regalati alla regina.
Vittoria mostra interesse e vuole impiegare alcuni servi indiani per il suo Giubileo d’Oro: tra questi Abdul Karim il quale viene mandato in Inghilterra insieme a Mohammed Buksh.
I due raggiungono il castello nel 1887 e vengono messi come servitori della regina Vittoria, la quale mostra interesse immediato per il giovane servo indiano, che con il tempo acquisisce incarichi e diritti sempre più grandi, generando ostilità tra i membri della famiglia reale , che normalmente non si mescolano mai socialmente con gli indiani al di sotto del rango del principe.
La regina va contro a tutto questo, letteralmente incantata dal suo servo indiano che lei stessa nomina come suo “maestro”,oltre a portarlo con sè in ogni viaggio e cerimonia.
Alla morte della regina, nel 1901, Abdul venne allontanato e tutto quello che riguardava il suo rapporto con la Regina scompare.
Tranne un diario, scritto dallo stesso Abdul, sfuggito ai figli della regina all’epoca dei fatti e rinvenuto soltanto qualche anno fa ed usato da Shrabani Basu.