Donne di mafia: in principio era Giusy Vitale
Partinico,piccolo comune in provincia di Palermo, primi anni 70′.
Siamo negli anni della pesudo-emancipazione della donna nella società mafiosa, grazie all’entrata del narcotraffico tra le attività illecite delle cosche.
In quegli anni, precisamente nel 1972, nasce Giuseppa Vitale, che da lì in avanti però sarà più conosciuta come Giusy .Non nasce in una famiglia classica della Sicilia, Giusy: infatti la sua famiglia è quella dei Vitale,tradizionale famiglia mafiosa a Partinico.
Come in ogni famiglia mafiosa che si rispetti, Giusy viene educata alla devozione totale e ad un ruolo dapprima passivo, poi attivo nelle attività familiari,anche criminali.
Infatti già all’età di 6 anni si trova a far visita ad uno dei fratelli, Leonardo, rinchiuso in carcere, e 7 anni dopo, appena adolescente, a portare messaggi da e verso i parenti in carcere.
Questo la porterà, nel 1998, a seguito dell’arresto dell’altro fratello Vito,a diventare capo di un mandamento, quello della sua famiglia, della quale gestisce gli affari, pur non partecipando alle riunioni della mafia.
E’ la prima donna nella storia ad avere un ruolo così importante all’interno di una società mafiosa.
Due mesi dopo l’assunzione del comando, viene arrestata e condannata a sei anni di reclusione (viene rilasciata nel 2002, ma nuovamente incarcerata nel 2003).
Nel 2005, uscita dal carcere, Giusy Vitale diventa una testimone di stato (o “pentita”) collaborando con la giustizia per l’amore che prova nei confronti dei suoi due figli.
Questo la porterà ad essere rinnegata dalla famiglia.
Da quando ha ottenuto il divorzio da Angelo Caleca, anche lui mafioso, vive fuori dalla Sicilia sotto il programma di protezione dei testimoni in Italia.
(nella pagina seguente…”mafia rosa” al comando)