Il mio viaggio in Centro America
Si riparte con un nuovo capitolo della rubrica “viaggi intorno al mondo”, ambientato questa volta in Messico e Guatemala.
Ostinato a ripartire per continuare a vedere il mondo, ancora non sapevo se sarei ritornato in India o avrei cambiato destinazione; il tempo trascorso a Goa mi aveva distolto dal visitare monumenti e città sacre, così rimanevo con qualche rimpianto per la “patria della meditazione”.
Risolse i miei dubbi ancora una volta la vicenda di un noto sound-system, che in quel periodo si era spinto a sud del mondo: zona centro America, Brasile, così decisi di seguire le loro orme e optare per l’altra alternativa che mi era balenata in mente: il Messico.
Almeno una volta nella vita andava visto e i soldi risparmiati col lavoro stagionale mi permettevano di affrontare anche questa avventura.
Ero molto deciso nel continuare questo stile di vita e se devo essere onesto a 26 anni, senza nulla da perdere qui in Italia, non sapevo davvero se sarei ritornato: l’esperienza goana mi aveva illuminato e non vedevo prospettive nella mia città.
Sbarcai nel DF (Districto Federal), o Mexico city verso gennaio 2007 credo e faceva davvero caldo.
Subito mi parve una Los Angeles del sud: le macchine, la gente, lo scenario fuori dal finestrino dell’autobus, ma una delle cose che mi colpì maggiormente fu il volto delle perone: gli indios.
I loro modi e costumi, i tratti morfologici che ricordavano così prepotentemente quegli dei del pantheon Maya o Atzeco e che mi catapultarono letteralmente ad anni luce dalla mia amata idea di India, con le vacche per la strada, i baba che pregavano.
Ero davvero in America bastava rendersene conto. (continua nella pagina seguente)
Viaggi intorno al mondo: Messico e Guatemala
Mi parve di conoscere in quel viaggio un altro lato del sole: un altro effetto della sua luce sul pianeta terra; un altra civiltà.
Alloggiai quella notte a Città del Messico in un enorme Ostello della gioventù nei pressi dello Zòcalo (la piazza centrale) conobbi ragazzi provenienti dalle università del nord-America ed ebbi il primo impatto col cibo messicano: tortillas, arroz e fagioli venduti dai baracchini lungo la strada.
Non andai a visitare la sacra Virgo de Guadalupe: la famosissima immagine della Madonna presente a città del Messico, ma quella metropoli oggi devastata dal terremoto, mi fece un effetto davvero strano, come di uno strano impero del capitalismo, che riversava per le strade la sua popolazione nei giorni di festa.
Ero in occidente e sentivo prepotentemente la differenza dal mio viaggio precedente, ma come al solito la mia meta era in primis il mare: l’oceano.
Poi non avrei sbagliato fermandomi un altro mese a disegnare, ma avrei dedicato tempo ai monumenti presenti in quella terra e avrei visto le famosissime piramidi a gradoni.
Come al solito mi presentai difronte a questa nuova esperienza semi-impreparato, senza una meta, pronto ad improvvisare ancora una volta il tragitto di questi due mesi di viaggio.
E in cuor mio covavo quella strana poetica del non-ritorno, ma di questo ne parlerò più avanti.
(continua)
Messico e Guatemala
Avevo pochi punti di riferimento a parte la guida e le coste oceaniche: le visitai entrambe.
La prima fu quella che si affacciava sul golfo del Messico, dalla parte dell’oceano Atlantico e mi diressi così verso Veracruz: una cittadina di porto molto piacevole da visitare.
Le coppie ballavano al centro della piazza la sera e io bevevo birra Corona e continuavo a disegnare sulla mia Moleskine.
Trovai da dormire in un alberghetto economico dalla grande terrazza, ma mi spostai da quel luogo e mi diressi verso l’oceano pacifico il giorno seguente, ripassando da Città del Messico.
L’autobus era un po’ sgangherato e durante le tappe in queste zone semi desertiche si incontravano piccoli ristori dove mangiare e usare il bagno.
Continuai così per un po’, fino ad incontrare il mio primo compagno di viaggio, ma di questo ne parlerò nel capitolo seguente.