La Grande Muraglia Verde: “togliere” il deserto per dare il lavoro
Trovandosi, come dice il nome stesso , a “bordo” di un’estesa area desertica come è appunto il Sahara, vivere nel Sahel è sempre stato difficile per l’uomo.
Negli ultimi anni specialmente, a causa dei mutamenti climatici e del forte aumento nei prezzi dei beni agricoli, si è assistito ad una vera e propria crisi umanitaria nella regione.
E proprio per far fronte a questa crisi che entra in gioco l’iniziativa «Great Green Wall» (GGW) .
Una serie di iniziative,sparse in tutta l’Africa, che hanno il principale scopo di contrastare la desertificazione causata dal cambiamento climatico e potenziare l’agricoltura.
Ma la FAO, uno dei principali sostenitori, tuttavia, vede nel GGW un’altra speranza: quella di garantire lavoro e migliori condizioni in Africa.
Questo dissuaderebbe molte persone dall’intraprendere pericolosi, e talvolta inutili, viaggi verso l’Europa.
E proprio da questa “paura”che è scaturita la forza di alcune donne di Koyli Alfa,un villaggio riarso al centro del Senegal,di trasformare una terra arida in orto rigoglioso e variopinto in grado di fornire cibo, ma soprattutto lavoro a tante persone.
L’agricoltura come un freno naturale all’immigrazione? E se invece avesse l’effetto opposto?
Intere popolazioni e organizzazioni come la FAO vedono nella Great Green Wall una possibilità concerta di porre un freno al fenomeno dell’immigrazione.
C’è chi sostiene, tuttavia, che questo, più che essere un freno, possa essere al contrario,un incentivo al fenomeno.
Diversi studiosi di migrazioni sostengono che tali politiche di sviluppo potrebbero avere l’effetto contrario, ossia spingere i giovani a partire.
“Con un po’ più di soldi in tasca, grazie a progetti come la «grande muraglia», il viaggio diventa più sostenibile”.
Al di là dell’aspetto “immigrazione”, quello del GWW resta un progetto del tutto lodevole.
Produce occupazione e al tempo stesso valorizza la terra a discapito del deserto.