Alla scoperta di Mazunte – Punta Cometa
Continua il viaggio alla scoperta del Messico e del Guatemala: Mazunte – Punta Cometa.
Decisi così di “bajar” verso la costa pacifica e pensai ad una meta che avevo sentito nominare nel film “Puerto escondido” di Gabriele Salvatores: Salina Cruz.
L’autobus mi lasciò sul ciglio della strada, consigliandomi di proseguire in “taxi” fino alla costa: i taxi erano un po’ rudimentali, autocarri dove i viaggiatori venivano fatti salire sul retro.
La vettura si fermò per farmi salire, avevo con me il mio zaino e un turista occidentale mi aiutò a caricarlo a bordo. Scoprii poi che era italiano: di Verona, si chiamava Paolo ed era in viaggio da un po’.
Mi convinse a proseguire con lui verso una meta dove potevo trovare altri traveller riuniti sulla spiaggia: Mazunte-Punta Cometa e io accettai entusiasta.
Arrivammo così in prossimità di questa spiaggia bellissima e assolata, dove i ragazzi stavano distesi al sole o sotto una specie di capannina a dipingere. Feci amicizia con alcuni di loro e scoprii che venivano un po’ da tutto il mondo.
Paolo, che conosceva il Messico meglio di me, mi spiegò che quella spiaggia prendeva il nome da una pioggia di comete che la vide protagonista non so esattamente in quale periodo storico.
Mi convinse ad avventurarci in una spedizione alla ricerca dei crateri provocati da quelle collisioni, ma la mia tenuta marittima, cioè in ciabatte, non mi permise di affrontare l’escursione.
In mezzo, fra le due spiagge stava un promontorio dove risiedeva il Fuoco sacro: un falò che gli abitanti del luogo, come rituale, ci tenevano a mantenere sempre vivo.
(continua nella pagina seguente)
Viaggi intorno al mondo: Messico e Guatemala (parte 2) – Mazunte e Punta Cometa
Salimmo fino al fuoco sacro, insieme agli atri ragazzi e quando alzai lo sguardo per ammirare l’immensità dell’oceano Pacifico, vidi due balene: madre e figlio che si immergevano e ricomparivano in lontananza.
Era la prima volta che assistevo ad uno spettacolo del genere e Madre Natura, in quel viaggio, stava sfoggiando il lato migliore di sé.
Nella spiaggia accanto, Mazunte, si trovavano due posade, una gestita da francesi ed una da italiani, dove avremmo soggiornato in comode amache per un breve periodo.
Il clima era molto gioviale, feci amicizia con i ragazzi dell’organizzazione e mi convinsero a collaborare: avrei fatto da lavapiatti in cambio di una notte in amaca.
Anche se i prezzi erano moderati, accettai volentieri l’incarico, mi piaceva far parte di un gruppo e conobbi vari personaggi che si alternavano anche nella gestione del locale e alla cucina.
Poi le storie di viaggio si mescolavano al sapore di cervezas nelle lunghe notti sulla spiaggia .
Tutti desideravano vedere l’alba in quel posto incantato.
Fare il bagno nelle acque del Pacifico, fra i cavalloni fu un’esperienza indimenticabile a livello fisico: molto tonificante, restava pur sempre presente la mia paura degli squali quindi non mi allontanavo molto dalla spiaggia.
Passavo la giornata a disegnare sulla mia moleskine all’ombra del sole messicano, coi colori che una ragazza della posada, madre di due bimbe, mi aveva offerto per intrattenere i più piccoli.
Verso tardo pomeriggio cambiavamo spiaggia per osservare il sole tramontare in direzione dell’oceano e compravamo il pesce appena pescato direttamente dalle reti dei pescatori della costa.
Poi accendevamo il falò e stavamo seduti in cerchio ad ascoltare i racconti di chi, col proprio furgone era di ritorno dal deserto del nord sopra Città del Messico.
(continua)
Viaggi intorno al mondo: Messico e Guatemala (parte 2) – Mazunte e Punta Cometa
Fu un’esperienza diversa come matrice da quella indiano: si riconosceva lo stampo “americano” della cosa, in un certo senso.
L’idea di sviluppo e le possibilità per un futuro erano più vicine rispetto ai luoghi che conobbi in India.
Continuai il mio viaggio senza pensare troppo al futuro, senza pormi domande.
Ero libero da pensieri e soprattutto distante anni luce dal clima che mi aspettava in patria, da come mi sarei sentito una volta tornato e abbandonate le possibilità che in Centro-America hanno permesso a molti ragazzi occidentali di fiorire e svilupparsi.
Come mi testimoniarono i luoghi visitati in seguito.