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Hikikomori: quando la Rete ti prende la vita

I nuovi eremiti 2.0

Hikikomori.

Immaginate se un giorno, improvvisamente, vostro figlio si rinchiude nella sua stanza e non ne esce più.

Se è questione di qualche ora, o di un giorno, non è preoccupante, ma se i giorni seguenti la situazione non cambia, forse è meglio iniziare a farlo.

Potrebbe essere diventato un Hikikomori.

Un fenomeno, quello degli Hikikomori, che ha avuto inizio in Giappone, ma che negli ultimi anni si sta diffondendo anche in Italia.

Ma cosa vuol dire esattamente “Hikikomori”?

La parola Hikikomori è di origine giapponese, e significa letteralmente “isolarsi”; ed è proprio questo che caratterizza questi ragazzi : l’improvviso isolamento dalla famiglia, ed in generale dalla vita sociale, per rinchiudersi in una realtà tutta loro.

Non escono più di casa, non vanno più a scuola o al lavoro, non frequentano più gli amici: stanno chiusi nella loro stanza.

Un po’ come fanno gli eremiti, ma il loro isolamento nasconde in realtà un forte malessere interiore; questo ha portato a studiare il fenomeno e a diagnosticarlo, col tempo, come una vera e propria forma di depressione.

Diverse possono essere le cause

In Giappone, dove ha avuto inizio, il fenomeno degli Hikikomori è legato principalmente a dinamiche di natura familiare: tra queste , l’assenza di una figura paterna (il padre sceglie solitamente di non prendersi responsabilità riguardo alla crescita dei figli),come pure l’‘interdipendenza e collusione fra madre e figlio.

Quest’ultima, infatti, si evolve in un sentimento di estrema dipendenza, a seguito appunto dell’assenza di una figura paterna.

Tuttavia, questo  impedisce di fatto alla prole uno sviluppo psicologico autonomo.

In Italia, invece, il rifiuto del mondo sociale, con le sue regole, le sue imposizioni e le aspettative è legato principalmente ad un non accettazione di se stessi, il sentirsi inadeguati alla società attuale.

(continua nella pagina seguente)

«Mi hanno violentato psicologicamente quando ero piccolo. Da quel momento in poi non ho più avuto la forza di reagire»

Queste sono le parole di C., 30 anni compiuti da poco, uno dei tanti Hikikomori Italiani, che spiegano il motivo di questa scelta di isolarsi.

I nuovi eremiti 2.0 : gli Hikikomori italiani e dipendenza da social

Come abbiamo detto precedentemente, la principale caratteristica degli Hikikomori è data dall’isolamento dalla vita quotidiana per richiudersi in una realtà tutta loro,rappresentata dalla loro stanza.

Stanza in cui trascorrano ore, giorni,mesi, se non addirittura anni, senza mai uscirne; gli unici “svaghi” sono rappresentati dai fumetti manga, Internet e videogiochi.

L’Hikikomori vive unicamente online: trascorrere una vita sedentaria, dividendosi fra computer e fumetti, inverte il ritmo sonno-veglia, ordina il cibo online e lo consuma in isolamento.

Tuttavia, non va confuso con la dipendenza da internet, seppure alcuni aspetti siano comuni (es. incapacità di avere rapporti umani nella vita reale); questo ha portato ad un’ampia discussione sul rapporto parossistico tra Hikikomori e web come causa o l’effetto della malattia.

Un dato è sicuro: la Rete può essere l’unico modo per curare gli Hikikomori.

E’ proprio attraverso Internet, infatti, che il terapeuta potrebbe entrare in contatto con questi ragazzi, ed aiutarli ad uscirne lentamente.

Conoscendo le loro storie, la loro inquietudine, anche attraverso le chat Hikikomori: vere e proprie chat in cui questi giovani dialogano, si raccontano.

Su internet è nata anche una comunità di accoglienza chiamata Hikikomori Italia. Inizialmente, era stato concepito come un blog, ma col tempo, e con il crescere del fenomeno anche nel nostro Paese, ha realizzato vere e proprie campagne di sensibilizzazione sul tema.

SITOGRAFIA:

http://www.donnaclick.it/mamma/95065/sindrome-di-hikikomori-e-dipendenza-patologica-da-internet-e-videogiochi/

https://www.fanpage.it/hikikomori-in-italia-e-boom-degli-adolescenti-isolati-la-nostra-vita-chiusi-in-una-stanza/

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