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Alfabeto braille: il “codice segreto” dei ciechi

Guardate, posso scrivere ad occhi chiusi

Francia, prima metà del XIX secolo: nasce l’alfabeto braille.

L’idea Un bambino, Louise, all’età di 3 anni si fa male all’occhio mentre si trova nell’officina del padre Simon che di mestiere fa il sellaio: l’infezione che ne conseguirà lo porterà alla cecità totale.

Ma questo non gli impedisce di istruirsi e,nonostante le condizioni di vita non siano delle migliori,frequenta la Institution des Jeunes Aveugles (Istituto per giovani ciechi) a Parigi, all’epoca uno dei primi centri specializzati per persone non vedenti.

A 10 anni consegue una borsa di studio, e sei anni dopo, ispirato dall’esperienza di un militare, Charles Barbier de la Serre, mette a punto un sistema di simboli composta da puntini in rilievo sulla carta, facilmente percepibili dai ciechi.

Questo permetterà ai non vedenti di poter scrivere,cosa fino ad allora impossibile.

IN COSA CONSISTE L’ALFABETO BRAILLE?

L’alfabeto braille si basa su un codice costituito da un numero di punti che va da 1 a 6.

I punti vengono appositamente posizionati in un ideale rettangolo di 3 punti di altezza e 2 di lunghezza, all’interno di uno spazio corrispondente a quello del polpastrello del dito indice.

In seguito il codice Braille venne esteso non solo alla letteratura ma anche alla musica.

Per le materie scientifiche, nello specifico la matematica, bisognerà aspettare fino al 1952, quando Abraham Nemeth crea un codice Braille che permette ai non vedenti ed ipovedenti di capire e scrivere numeri e simboli matematici.

Da circa 200 anni,grazie all’intelligenza di un bambino non vedente, altri non vedenti possono imparare a leggere e scrivere.

Una vera e propria chiave d’accesso per l’alfabetizzazione e l’occupazione future.

SITOGRAFIA:

http://www.occhiodinapoli.it/4-gennaio-la-giornata-mondiale-dellalfabeto-braille/

http://giornale.uici.it/giornata-mondiale-del-braille-redazionale/

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