La tavola dei giochi di ruolo oggi è estremamente ricca. Ogni giocatore si trova di fronte a un vero e propio oceano di titoli ed edizioni che potrà provare e scoprire nelle loro sfaccettature. Il fenomeno si diffonde a macchia d’olio e porta tra le fila dei Role Players ogni giorno nuovi individui, ma da dove è iniziato tutto?
Nel 1974 Gary Gygax, col supporto della sua compagnia TSR e del suo collaboratore più stretto Dave Arneson, darà alla luce il primo gioco di ruolo: Dungens&Dragons.
L’idea, afferma Gary Gygax, naque giocando a degli Wargame medievali. Egli era un accanito giocatore di questo genere, pare infatti che il seme di D&D sia stato piantato durante una particolare partita con i suoi amici. Essi avevano deciso che ogni giocatore avrebbe dovuto utilizzare un unico personaggio e non comandare il proprio esercito al completo, come si dovrebbe.
Il seme crebbe rigoslioso fino a portare a Gary ad immaginare quello che poi sarebbe diventato D&D. Gli Wargame che giocava erano realistici ed utilizzavano truppe e armi verosimili, questo naturalmente non bastò al padre del gioco di ruolo: egli era anche un amante del fantasy, passione coltivata con la lettura di romanzi dei più svariati autori.
Tassello dopo tassello, con l’aiuto del suo collaboratore Dave, più giovane di lui, Gary Gygax creò le regole del primo D&D e tentò di commercializzarlo. Dopo un inizio lento le vendite cominciarono ad andare bene, si registra che nel Gennaio 1975 vennero stampate 1000 copie del gioco, le quali vennero esaurite in soli cinque mesi, e da allora la crescita è stata esponenziale.
La TSR comincia quindi ad occuparsi di tanti tipi di giochi da tavolo, il successo di D&D permette la produzione di tre Wargame tridimensionali entro il 1976 e negli anni successivi fino al 2000 vennero pubblicati molti nuovi giochi di ruolo, ma anche giochi da tavolo, fumetti a tema e carte collezzionabili.
Dungens&Dragons rimane comunque il più famoso prodotto della TSR, non solo, oggi è il gioco di ruolo più conosciuto e apprezzato nelle sue svariate edizioni. Naturalmente un fenomeno di massa come quello che è stato D&D non sarebbe potuto rimanere soltanto ai tavoli dei giocatori.
Nel corso degli anni sono stati pubblicati fumetti a riguardo, sono stati programmati videogiochi RPG ispirati ad esso e sono state prodotte trasposizioni cinematografiche e animate.
La domanda che sorge spontanea ad un giocatore di ruolo, però, è una ed inequivocabile: dal momento che l’amore per il gioco stesso nasce dalla possibilità di impersonificare un mago, o un cavaliere, e poter vivere avventure dettate dalle proprie scelte, come può un prodotto cinematografico trasmettere le stesse sensazioni? Il tipo di comunicazione Simplex tra prodotto e spettatore, come quella offerta dalla televisione, male si sposa con il concetto stesso di gioco di ruolo!
Dungeons&Dragons: le pellicole per il grande schermo.
Questo ragionamento è vero in parte. Ricordiamo infatti che tra le componenti che hanno dato vita a D&D ci era la passione per il fantasy. Per questo motivo è stato scommesso su questo genere di produzione, effettivamente non si prova la stessa emozione del gioco di ruolo guardando i film “Dungeons&Dragons – Che il gioco abbia inizio” e “Dungeons&Dragons2 – Wrath of the Dragon God”, nonostante ciò una grossa fetta di pubblico venne attirato alla visione dal genere fantasy, ma soprattutto dalla presenza di un marchio famoso nel titolo.
Il primo film (2002), negli Stati Uniti, rimase nelle prime dieci posizioni dei film più visti per due settimane riscontrando un discreto successo, per quanto riguarda gli incassi, ma un fallimento sotto il punto di vista del gradimento. Il film pecca sotto il punto di vista dell’interpretazione e non rispetta molti dei canoni del gioco D&D, anzi, spesso stravolge mostri e informazioni anche basilari. Diventa dunque un ennesimo esempio di film prodotto su di un marchio di successo, il quale però è troppo complesso per essere racchiuso in miseri 108 minuti!
La successiba produzione, a regia di Gerry Lively e a produzione dello studio Sci Fi Pictures original films, venne trasmessa nel 2005 ed ebbe un riscontro migliore con la critica. Nonostante i budget più bassi del primo, in questo caso, vennero rispettati fedelmente i canoni del gioco, il film presenta infatti moltissimi riferimenti che un appassionato fantasy, non giocatore di D&D, non potrebbe cogliere. Questo certamente migliorò l’impressione del pubblico, poichè parve più appropriato che il titolo contenesse “Dungens&Dragons”, allo stesso modo però divenne un film di nicchia apprezzabile solamente da una cerchia molto ristretta di pubblico, rispetto a quella che è la massa di amanti del fantasy.
Nonostante tutto la performance alla regia di Gerry Lively du convincente, a sua cura sarà anche il film “Dungens&Dragons 3 Book of the Vile Darkness”, prodotto nel 2011 il quale però riscosse ancora una volta un successo mediocre, forse anche per il non altissimo budget.
Oltre l’oceano: le opere giapponesi ispirate a D&D.
Un aspetto molto più interessante delle produzioni audiovisive ricollegabili a D&D è sicuramente l’ispirazione che il gioco può dare ad una storia.
In questi casi non troviamo nel titolo riferimenti al gioco di ruolo, e probabilmente le produzioni saranno godibili dal pubblico fantasy al completo, nonostante ciò ci sono state dichiarazioni di trame nate proprio tra le sessioni del gioco di ruolo per eccellenza. Un bell’esempio è la trasposizione animata delle “Cronache della guerra di Lodoss”.
Ryo Mizuno, scrittore di romanzi fantasy giapponese, nel 1986 cominciò a produrre dei manoscritti riguardanti un mondo ed una storia partorita proprio durante una delle sue campagne di Dungens&Dragons della quale lui era il Dungeon Master. L’universo creato ebbe presto successo e venne raccontato in romanzi, manga e anime.
Già nel 1990 una serie di tredici OAV venne rilasciata dal celeberrimo studio Madhouse ed ebbe un buon successo tanto che viene considerata ancora oggi un classico del fantasy, almeno se si considerano le produzioni animate giapponesi.
Il successo di Lodoss portò a una trasposizione di ben ventisette episodi nel 1998, a cura dello studio AIC.
Un cult e forse più: D&D invade il piccolo schermo.
Il livello di fama che D&D ha raggiunto influenza anche molte produzioni contemporanee e l’anaforico marchio viene utilizzato in continuazione.
Un chiaro esempio è la ultra-polpolare serie TV “The Big Bang Theory” che più di una volta usa lo stesso gioco come base per le gag. Certamente in questo caso non traspare assolutamente nulla di quelle che sono le regole o i concetti del gioco di ruolo, ma il fatto che sia stato scelto proprio D&D come titolo è la prova del fatto che, più di tutti gli altri, questo gioco ha saputo catturare l’attenzione del pubblico fino ad essere riconoscibile anche da un individuo che non ha mai tirato un dado a venti facce. Di fatto non serve aver letto i manuali per trovare divertenti le comiche interpretate da Jim Parsons.
Netflix stesso ha dedicato al gioco di ruolo la sua produzione originale “Strager things” basando l’incipit delle vicende sull’apparizione di un Demogorgone, il principe dei demoni di Dungens&Dragons.
La serie presenta un’immensa varietà di altri riferimenti a D&D e questo ha fatto piacere agli appassionati, nonostante ciò in questo caso non ci troviamo di fronte ad un prodotto per pochi. Il successo riscontrato dimostra un immenso apprezzamento da parte delle masse e degli esperti, “Stranger things” colleziona un importante numeri di premi, alcuni dei quali individuali per attori e co-produttori, altri vinti dalla serie stessa.
La cultura del gioco di ruolo è ormai entrata nelle nostre vite, molto più di quanto noi ci rendiamo conto. Dungens&Dragons si è evoluto e, contemporaneamente allo sviluppo del gioco stesso, abbiamo un’espansione di D&D in quanto fenomeno culturale che influenza inevitabilmente innumerevoli opere di intrattenimento.
Il seme dell’intuizione di Gary Gygax è cresciuto, probabilmente molto più di quello che si aspettava.
“Il gioco ti da la possibilità di eccellere, e se stai giocando in buona compagnia non ti preoccuperai nemmeno se dovessi perdere perchè avrai avuto il piacere della compagnia durante il gioco.” G.Gygax
Fonti immagini:
AnimeClick
Roger Ebert
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