La settimana della moda milanese sta per giungere al termine e insieme a lei si creano tanti complimenti come tante polemiche. Ma ci siamo mai chiesti cosa c’è dietro ai semplici abiti? Ecco una rapida carrellata dei significati che si nascondono dietro alle passerelle più discusse.
MOSCHINO
La leggenda narra che Marilyn Monroe venne uccisa dalla Cia perchè sapeva troppo, infatti il suo amante John Fitzgerald Kennedy le raccontò dell’esistenza degli alieni sostenendo non solo la loro presenza ma affermando il fatto che gli alieni fossero più volte venuti sulla terra. Jeremy Scott basa la sua collezione Fall 2018 Ready-to-wear su questa misteriosa leggenda metropolitana e ne crea un’altra a sua volta: se fosse Jackie Kennedy l’alieno a cui si riferiva JFK? La first lady fu più volte accusata di essere la mandante sia del delitto di suo marito, sia della Monroe. Detto fatto, ecco che le più grandi modelle contemporanee si tingono da capo a piedi con i colori più disparati per esaltare il classico tailleur che la Signora Kennedy avrebbe sicuramente indossato nel suo periodo d’oro, il tutto accompagnato da deliziose stampe pop che spaziano dai loghi delle scatole di caramelle, passando per i marchi dei medicinali e finendo con lo sponsor dell’ultimo profumo della maison “Moschino Fresh”. Lo stile di Jeremy Scott si riconferma un successo con gli applausi della critica di fronte al genio indiscusso della satira fashion negli ultimi vent’anni. Davanti al suo successo Scott prende in mano la situazione per lanciare un messaggio politico molto chiaro nei confronti del governo Trump e rilascia delle dichiarazioni molto forti “I’m not anti-alien” (“Non sono contro gli alieni”) ha detto, il termine alien viene utilizzato per indicare in modo dispregiativo gli immigrati in America, chissà se Melania Trump indosserebbe mai uno dei fantastici outfit proposti da Scott, senza dubbio potrebbe far sorridere ma allo stesso tempo sarebbe uno schiaffo alle idee del governo Trump.
GUCCI
Alessandro Michele è sicuramente al centro delle polemiche più aspre della fashion week. Gli spettatori della passerella sono stati accolti in una vera e propria sala operatoria, tanto per cominciare, poi il delirio con modelli che sfilano con la riproduzione delle loro teste sotto braccio, dei piccoli draghetti adibiti ad animali di compagnia e dei chiari riferimenti ai costumi tipici dei paesi arabi come lo Hijab e il Burqa. Quella che Alessandro Michele ha voluto portare sulle passerelle milanesi è la sua personale metafora della teoria cyborg di Donna Haraway, che studia il rapporto tra scienza e identità di genere. “Siamo i dottor Frankenstein delle nostre vite” ha detto Michele “ viviamo in un’ era post umana, adesso dobbiamo decidere noi chi vogliamo essere” da qui si spiega perchè così tanta multiculturalità è stata racchiusa in una sola collezione: i copricapi tipici delle babushka russe, un copricapo a forma di Pagoda e tanti altri riferimenti ai costumi popolari provenienti da ogni parte del mondo. “La sfilata farà riflettere sul mestiere dello stilista che taglia, cuce e ricostruisce materiali e tessuto per creare una nuova personalità” ha concluso il direttore artistico di Gucci. Sicuramente sentiremo parlare ancora di questa collezione che ha turbato gli spettatori, per ricordarci ancora una volta che la moda non è solo la bellezza nel senso più classico, ma è anche provocazione.
MONCLER 1 PIERPAOLO PICCIOLI
Il progetto di Moncler Genius è uno dei più apprezzati della Milano Fashion Week e tra gli otto stilisti, impegnati nella realizzazione di un nuovo look al celebratissimo marchio di piumini, c’è Pierpaolo Piccioli, direttore artistico della maison Valentino. L’unico italiano tra gli otto prescelti ha trasformato il classico capo moncler in un vero e proprio abito di alta moda che porta subito alla mente lo stile e la forma degli abiti del 1300 italiano, dove la moda nasceva per la prima volta tra le botteghe degli artigiani. Niente di meglio per rendere omaggio alla sua patria, Pierpaolo Piccioli ha dato luce ad un grande progetto che non solo ha rafforzato la sua figura in quanto stilista, ma che ha dato di nuovo importanza al brand Moncler.
ANTONIO MARRAS
Dietro ogni collezione dello stilista di Alghero si nasconde sempre una storia, questa volta è stata scritta da sua moglie Patrizia e racconta una storia che sembra lontana anni luce dal presente ma che invece, mai come in questo momento storico, è reale: L’immigrazione. C’era una volta Jean Marras, un ragazzo francese che decise di migrare in America per poi cambiare il suo nome in John Marras, questo lungo viaggio gli costerà una fortuna, ma non sarà il solo ad affrontarlo perchè insieme a lui ci sono i signori dell’alta società che insieme a lui sognano l’America ed ecco che sfilano la prima classe, la seconda classe e la terza, quella di chi ha in mente solo il desiderio di scappare ma nemmeno una lira in tasca. Poi il sogno americano si avvera ed ecco come tutto riesce a trasformarsi in un musical tra balli e musica. La metafora di Marras apre il cuore e dà molti spunti di riflessione sulla nostra realtà quotidiana, che forse abbiamo già vissuto come Jean-John Marras.