Il mondo del calcio è sconvolto. In silenzio. Le partite sono state annullate (almeno in Italia) e tutti si sono stretti al dolore della famiglia di Davide Astori, il capitano della Fiorentina, morto nel sonno stroncato da un arresto cardiocircolatorio. A soli 31 anni.

L’utima notte di Davide

Il difensore era ad Udine con i suoi compagni di squadra in attesa della partita contro la formazione friulana. Partita che non ha mai giocato. Astori infatti, dopo le consuete chiacchiere con i suoi compagni, e dopo essersi rilassato giocando alla playstation con il portiere Sportiello, è salito in camera ed è andato a dormire. Probabilmente pensando alla partita del giorno dopo, probabilmente chiamando la sua compagna Francesca e chiedendole di dare un bacio alla sua bimba Vittoria. Il giorno dopo, lui che era così puntuale e preciso non si è presentato per la colazione. “Chi manca?” “Manca Astori” si sono detti i ragazzi viola, e subito si è capito che qualcosa era andato storto. Poco dopo infatti, Davide è stato trovato nel suo letto. Pareva dormisse, ma il suo sonno ora è per sempre.

La carriera calcistica

Da sempre Astori “correva dietro ad un pallone” per guadagnarsi da vivere, sebbene lui stesso su Instagram si dichiarasse “calciatore a tempo libero”. Prima con il Ponte San Pietro, poi le giovanili del Milan. Il salto di qualità è però con la squadra rosso-blu, il Cagliari. Dal 2008 al 2014 Astori aveva indossato i colori della squadra sarda prima di approdare alla Roma. Un anno e poi dal 23 agosto 2015 Davide diventa giocatore della Fiorentina, imponendosi da subito come titolare. Nel 2010 viene convocato in Nazionale da Prandelli e con i colori azzurri segna 14 presenze ed un goal.  Proprio quest’anno per le sue qualità da difensore mancino, diventa capitano della squadra Viola. Avrebbe dovuto firmare il rinnovo del contratto ma la morte ha preso il sopravvento, stroncando la sua giovane vita.

Il vuoto e il dolore lasciato da Astori

Il mondo del calcio lo ricorda come un ragazzo mite e solare. Mai sopra le righe, e impegnato seriamente nel suo lavoro tanto da valersi il soprannome “Tedesco” da Allegri. Amava il design e le canzoni di Ligabue ed era impegnato nel sociale. infatti sosteneva la fondazione Cure2children perché credeva che “Ogni bambino ha il diritto di giocare la sua partita”.

Tanti sono i messaggi di cordoglio nei suoi confronti. Il dolore nelle parole di chi aveva avuto il privilegio di conoscerlo, giocare con lui, dividere una camera d’albergo, passarsi la palla tra un sorriso e l’altro durante gli allenamenti. Tanti i post di giocatori sgomenti per l’accaduto, rimasti senza parole. Tanti i ricordi come quello di Gigi Buffon o di Bonucci o Bernardeschi.

 Tutti uniti dalla perdita di Davide, senza dare importanza al colore della propria squadra. Anche i tifosi si uniscono al cordoglio, lasciano fiori e sciarpe viola come un piccolo pensiero per lui. Non importa se Astori non abbia giocato in quella o quell’altra squadra. Si va oltre l’essere calciatori, si pensa all’umanità, alla persona che c’era dietro quella maglia Viola.

 

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