Ennesima cronaca di un ragazzo spinto al suicidio
È purtroppo cronaca recente l’ennesimo caso di suicidio dovuto ad una serie di episodi di bullismo. La tragedia si è consumata al ponte di Alpignano, in provincia di Torino. La vittima, Michele Ruffino, sarebbe diventato maggiorenne il 23 ottobre. Ad aprire l’ipotesi al reato è stata la madre del ragazzo, la quale ha denunciato alla procura ed ai media nazionali i maltrattamenti subiti a causa di alcune disfunzioni motorie dovute, secondo la sentenza della Corte di Cassazione, ad un vaccino.
La madre, in lacrime, ha dichiarato infatti che il ragazzo è stato spesso isolato e preso di mira dai compagni. A sostegno di questa tesi vi sarebbero delle lettere scritte di proprio pugno dal ragazzo ed il computer dello stesso, consegnato al nucleo investigativo della provincia di Torino per gli accertamenti del caso.
Il bullismo in Italia: un orrore senza volto
Il suicidio di Michele Ruffino è soltanto l’ultimo di una interminabile lista di nomi che hanno perso la vita a causa di una parola di troppo. In Italia, infatti,solo in tempi recenti si è prestato voce a questo fenomeno vecchio quanto il novecento, e forse più. Il bullismo, infatti, è un comportamento che trova le proprie radici e prolifera nella società moderna, nell’era del consumismo e di internet. Tali modo di agire è spesso ricondotto a situazioni famigliari difficili o allo sfogo di rabbia repressa su terzi. Purtroppo, il bullismo è ben più radicato e grave di quanto possa apparire.
Proprio all’apparenza che ci dobbiamo ricollegare per andare a scavare un poco più a fondo, poiché sempre più spesso volano, tra conoscenti e non, paroloni ed insulti soltanto per mettere in mostra la propria forza e supremazia sull’altro, per dimostrare a non si sa chi di essere i degni detentori del titolo di “più forte”. Il bullismo è, dunque, un’inutile prova contro persone troppo fragili per potersi difendere, vittime di drammi interiori e bombardate all’esterno.
Vale la pena distruggere una vita solo per indossare la maschera del gladiatore?
La risposta, una volta analizzata la domanda, pare ovvia, ma il problema è che i ragazzi, di ogni età e di ogni generazione, tale quesito non se lo sono posto. È una questione, dunque, di mentalità, di insegnamenti, che andrebbero fatti da genitori che, a loro volta, tendono a tapparsi gli occhi. Banalmente, si arriva a fare un determinato tipo di ragionamento solamente quando è una persona a noi vicina a subire questo scempio. Si va creando così una coscienza collettiva, fatta di sostegno e supporto nei confronti di queste emotività troppo fragili. Cos’è, dunque, che può portare un ragazzo di nemmeno diciotto anni a gettarsi da un ponte per porre fine alla propria vita?
La solitudine.
La marmellata e la Nutella: una lezione di vita
È dunque ora alle vittime di questo orrendo fenomeno chiamato bullismo che mi rivolgo. Qualche anno fa, Carlo Gabardini, al secolo Olmo di Camera Caffè, pubblicò un video in cui, con una metafora tra marmellata e Nutella, fece coming out. Questo video, questa necessità di raccontare una parte tanto privata di sé, nacque a causa dell’ennesimo suicidio di un altro ragazzino discriminato per la propria omosessualità.
In un passaggio di questo video, Gabardini sostiene che quando si provano determinati sentimenti e pulsioni che vanno contro la maggioranza o la società, si pensa di essere unici, sbagliati e contro-natura, ma questo è il peggior errore che possa essere commesso da chi è vittima di bullismo. Nessuno nasce da solo, e nessuno si salva da solo.
Il mio consiglio, dunque, rivolto a tutte le vittime di una qualsiasi forma di sopruso, è quello di non isolarsi. Per quanto possa apparire orrido questo nostro mondo, posso assicurare che, da qualche parte, ci sono persone che sanno ciò che state passando, sia perché lo abbiano subito a loro volta, sia perché abbiano avuto accanto altre vittime.
Internet, in questo contesto, è sia un rischio, sia una salvezza, perché se da un lato ha dato vita al fenomeno del cyberbullismo, una sorta di maschera per leoni da tastiera amplificata all’ennesima potenza, dall’altro lato ha dato la possibilità a milioni di anime fragili e perse per la propria strada di incontrarsi, farsi forza, lottare insieme.
Non smettete mai di lottare, per voi stessi e per quelli che lottano fianco a fianco con voi.
E, citando nuovamente Gabardini, non arrendetevi al primo incontro sbagliato, anzi.
“Fossi in voi, io insisterei”.
Fonti immagini:
Leggo
Casentino Più
Tyche Magazine