Articolo di Milena Vitucci
Direttore del Teatro dei Lupi di Milano, Alberto Corba ci racconta la sua esperienza personale sulla scena
1)Come ti sei avvicinato al mondo del teatro e, in particolar modo, cosa (se c’è stato) ti ha spinto a diventare direttore del Teatro dei Lupi?
È successo in modo molto naturale grazie ad una meravigliosa insegnante di Liceo che portava a teatro tutta la classe. Non era solo fruizione del teatro, il giorno successivo commentavamo in aula gli spettacoli, se ne parlava, ci abbiamo fatto anche dei temi. Avevo 15 anni e mi sembrava bellissimo e perfetto. Da allora, a ritmo crescente, ho approfittato di tutte le occasioni per fare formazione. Ho fatto corsi di ogni tipo, ho cercato di perfezionarmi di apprendere ogni tecnica ed ogni teoria del mestiere del Teatro. A 30 anni ho iniziato il lungo processo necessario per fare del Teatro la mia vita, ho iniziato a calcare il palco il più possibile, ho fatto ancora più formazione e mi sono innamorato dell’Improvvisazione Teatrale. Ho esplorato parecchio quel mondo, sia nella meravigliosa e frizzante realtà Italiana che all’estero.
Nel 2013 ho fondato il Teatro dei Lupi, la mia piattaforma per il mio modo di intendere il Teatro. Una base d’appoggio per realizzare gli spettacoli che avevo nella mente e nel cuore. Con Teatro dei Lupi ho scritto, ho diretto, ho interpretato, prodotto e co-prodotto una mezza dozzina di spettacoli, un’infinità di eventi formativi e molto altro. È un network di collaborazioni che cresce ogni giorno, alimentato dalla passione della gente di teatro che non si arrende alle difficili condizioni in cui purtroppo spesso siamo chiamati a lavorare: da qui nasce il log della compagnia “il teatro per chi ha fame di teatro”. Una fame da lupi per l’appunto, insaziabile, che ci rende inarrestabili.
2) Il Teatro dei lupi si è mai prefissato uno scopo? Vuole veicolare qualche messaggio particolare? Se si, quale?
Io credo che il teatro abbia assunto una posizione strana nell’immaginario del pubblico. È percepito da molti, soprattutto dai non addetti ai lavori, come una forma di intrattenimento elitaria e noiosa, poco accessibile. Io sono convinto che non sia così.
Il teatro è, in quest’ottica, come il cinema e la letteratura: ci sono generi, stili, forme differenti, alcune più intense e tecniche altre più fruibili. Quello che voglio fare -che sto tentando di fare- è portare in scena spettacoli godibili, di tutti i generi, che divertano ed emozionino il pubblico, ma pur sempre carichi di contenuti.
I migliori complimenti che ricevo sulle produzioni Teatro dei Lupi sono quelli che cominciano con “tornando a casa ripensavo a quella scena…”. È importante che il pubblico passi un’ora di emozione a teatro con noi, ma mi piace pensare che si porta a casa spunti di riflessione, punti di vista non scontati, argomenti da approfondire con ricerche e discussioni: in questo modo lo spettacolo continua e il teatro può davvero svolgere una funzione sociale.
3) Passiamo all’importanza del teatro nel terzo millennio. Come sta reagendo il teatro (in questo caso il Teatro dei Lupi) di fronte alla forza e alla potenza del cinema, della televisione, dei social media?
Credo di aver in parte già risposto: il teatro patisce la sua stessa immagine, ma non ha perso una briciola del proprio potenziale. Dobbiamo portare più gente a teatro, più gente che, a teatro, non pensava di andarci mai… suona scontato e banale? Io non credo.
Dobbiamo convogliare il pubblico verso il genio dei grandi autori, attraverso messinscena e tagli registici precisi, diretti, non vaghi: voglio spettacoli che conducano lo spettatore in luoghi scomodi dove è costretto a pensare, e il teatro questo lo può fare cento volte meglio di qualunque nuovo media, perché gli attori sono lì in carne ed ossa, dal vivo e si mettono in gioco armati solo del testo, dello spettacolo e della preparazione. Fa una enorme differenza non avere uno schermo tra l’artista ed il pubblico: c’è intimità, c’è rischio.
Sicuramente la tecnologia offre mezzi incredibili al cinema e alla TV, ed i social hanno letteralmente stravolto la nostra vita: ma non possono accostarsi allo spettatore come fa il teatro, in cui l’attore è letteralmente a portata di mano. Trovo un po’ controproducente allontanarsi dal pubblico con spettacoli per pochi, eletti, addetti ai lavori: in questo modo ci spostiamo in un campo dove le performance in video hanno 1000 volte più strumenti e dimentichiamo che è per il pubblico che saliamo sul palco.
4)Ci sono stati spettacoli che hanno riscosso un grande successo? Se si, perchè? Da cosa è rimasto affascinato il pubblico?
Difficile qui scegliere di quale “figlio” parlare. Dei più recenti, nel 2017 hanno infatti debuttato due nuovi progetti, che stanno raccogliendo molto successo ed ottimi feedback. Sono spettacoli molto divertenti eppure con risvolti molto profondi:
“Progetto Cristo” è un mio testo, che interpreto e dirigo, ed è un monologo sferzante in polemica con il ruolo delle Chiese (plurale) nel terzo millennio. Gioco con il pubblico portandoli con me nel consiglio di amministrazione di una grande multinazionale che si occupa di religione (DIO), il mio personaggio, amministratore delegato, deve giustificare agli azionisti il cattivo rendimento dell’azienda alla vigilia dell’anno 0. Uso tutti gli strumenti dei manager: vestito e cravatta, corporate video, power point, puntatore… è uno spettacolo molto comico, a tratti da stand up,ma sul finale colpisce il pubblico con una riflessione molto amara sulla natura autodistruttiva dell’essere umano e sul ruolo che le chiese giocano nell’agevolarla.
“I Cigolii Logici”, scritto da Michele Giuriola e Filippo Massaro, interpretato da Filippo e dal sottoscritto per la regia di Michele Giuriola, coprodotto da Orama Teatro e Teatro dei Lupi. Il titolo palindromo introduce allo spettacolo, dove la simmetria è la struttura principale: si tratta di 4 quadri, ciascuno con due personaggi, interpretati sempre dagli stessi due attori che si scambiano il ruolo di vittima e carnefice. I testi trattano di potere e coscienza, di morale e di limiti da superare, in un crescendo coinvolgente di assurdità e grotesque che non manca di ironia e sarcasmo.
Ciò che piace in questi spettacoli è la combinazione di intensità e leggerezza: belle storie con bei personaggi che lasciano un pensiero, un pizzicare nel retro del cervello che ci spinge a riconoscere come l’assurdo non sia lontano dalla realtà, è anzi un fatto quotidiano, che abbiamo semplicemente accettato come normale.
5)Un accenno sulle novità in uscita?Non solo a livello di spettacolo, ma magari anche a livello progettuale
Questa prima metà del 2018 prosegue ed intensifica le iniziative dell’area formazione, abbiamo avviato diversi laboratori che stanno prendendo piede in diverse scuole di teatro come complemento alla preparazione di base. Proponiamo studi monografici su Pinter, Beckett, Shakespeare e Cechov, laboratori ibridi di teatro di testo ed improvvisazione, studi sulla biomeccanica. Inoltre è partito a febbraio un ciclo di incontri molto suggestivi dal titolo “Spoiler Alert – spunti di recitazione dalle serie TV”… se riprendiamo il discorso di poco fa sulla potenza della televisione e degli “schermi”, il successo di questo Lab è proprio la riprova che anche i grandi prodotti televisivi prendono una piega unica quando vengono tramutati in teatro.
Ma non dimentichiamoci degli spettacoli! Sono in cantiere anche un bel po’ di nuovi progetti: riproporrò con la mia regia, un mio testo del 2015 (“Il Peggio”) con un cast tutto nuovo. Inoltre, produrremo “lovers” di cui curerò la regia e l’allestimento, che è un testo molto liberamente ispirato a “L’Amante” di Pinter e che sarà tagliato come denuncia della violenza psicologica sulle donne. Entrambi questi progetti debutteranno nella prossima stagione. Ad uno stadio più embrionale invece è lo sviluppo di uno spettacolo sulla storia del più letale doppiogiochista della storia dello spionaggio moderno…
6)Ultima domanda: ha mai pensato di far crescere, evolvere (se ce n’è il bisogno) il Teatro dei Lupi?
TUTTI I GIORNI!!! Parlerei proprio di crescita e non di “evoluzione” perché sino ad oggi siamo stati confinati ad una realtà un po’ piccola ed in ombra, che ha i suoi vantaggi, come ogni nicchia, ma anche parecchi limiti. Già da questa stagione stiamo spingendo i nostri spettacoli sempre più su rete nazionale e non locale, sia proponendoli in teatri di tutta Italia, sia iscrivendoli a festival e concorsi.
Ad esempio il 9 di Aprile partecipiamo al Concorso “le cortigiane”, organizzato a Napoli da La Corte Dei SognaTtori e H2NOTE. Proporremo il monologo “Stupida” che ho scritto io e nel quale dirigo la straordinaria Eleonora Falchi. Tutti i nuovi spettacoli qui menzionati, inoltre, saranno accompagnati da una promozione professionale per dare più eco e più rilievo al nostro lavoro.
Ce la stiamo mettendo tutta con tanta voglia e tenacia … e i risultati arrivano: anche se la soddisfazione più grande è vedere che si sta formando una claque di affezionati che ci apprezzano e ci seguono, mi piacerebbe poterli chiamare il nostro branco, perché, come noi, sono affamati di teatro.
Grazie Alberto!