Ci siamo presi un po’ di tempo per commentare gli spettacoli principali del Glory Days in Rimini: due concerti, messi in atto tra venerdì e sabato sera, circa otto ore di musica rock “made in Boss” e tanta, troppa, adrenalina in corpo.
Uno spettacolo perfetto, un’alternanza di suoni, luci e colori capaci di trascinare un pubblico a teatro in piedi sotto il palco a cantare e ballare. L’età media degli spettatori si aggirava sui quarant’anni, ma l’energia trasmessa dalla festa, la LORO festa, li ha trasformati in ventenni sbarbati pronti a spaccare il mondo sulle note di Bruce Springsteen, come se Lui fosse lì. Manifestazione e incarnazione della divinità del rock.
La magia del Glory days è anche questa.
A Folk Friday night
Venerdì sera si è aperta con l’anima più folk di Bruce Springsteen. Un’orchestra fissa, fatta di musicisti estremamente capaci, ma poco affiatati. Le canzoni sono quelle, ma con appena quattro ore di prove comuni alle spalle creare una minima armonia è difficile.
Invece, a discapito dei pronostici, l’orchestra è stata perfetta. Ritmi e tempi rispettati in toto, ogni elemento ha avuto il proprio momento di gloria e l’E Street Band, Romagna Version, ha preso vita.
Sul palco, poi, si sono alternate voci straordinarie. Diego Mercuri e i Lowlands sono stati eccezionali sul palco: energici, potenti, inarrestabili. Maledettamente rock.
Il Lovesick Duo, inglobato all’interno dell’orchestra, ha dettato i ritmi della serata in maniera perfetta, agglomerando il loro modo scanzonato di fare musica ad una serata che più folk non si può.
Il vero mattatore di questo Friday night, però, è stato Lorenzo Semprini. Anima e cuore di questi Glory Days, oltre ad un organizzazione magistrale ha regalato tre ore e mezza di ottima musica. Ininterrottamente.
Giù applausi e meritatissima standing ovation.
Saturday night: The Darkness on the edge of town.
Il vero e proprio cuore di questi Glory Days è andato in scena Sabato sera. La celebrazione di The Darkness on the edge of town, giunto al suo quarantennale, è un tributo al Boss ed a tutti i suoi fan.
Apre “Federico Mecozzi Trio”, ed è pura sperimentalizzazione al servizio del Boss. Il primo violinista di Ludovico Einaudi guida i suoi in maniera egregia, combinando l’armonia prodotta dal proprio strunento a voci potenti, non solo senza soccombere, ma, anzi, risaltando.
Riccardo Maffoni è tornato alla ribalta in questa serata dopo dieci anni di silenzio artistico, e la sua esecuzione è stata una delle più convincenti. Daniele Tenca e Hans Ludvigsson sono stati gli altri pezzi grossi saliti sul palco, ed il loro tributo nei confronti nel Boss è da annoverare negli annali dei Glory Days. Perfetti.Quattro anime rock diverse, quattro modi lontani di interpretare il Boss. Quattro standing ovation.
La serata di sabato sera è stata un vero e proprio inno al Boss, una dimostrazione di totale devozione nei confronti di un mito intramontabile.
Un concentrato di energia contagiosa che ha coinvolto tutto il pubblico del teatro degli Atti, che ha passato la quasi totalità della serata a ballare sotto il palco di questa manifestazione.
Il sorriso soddisfatto di Lorenzo Semprini è la miglior fotografia per chiudere questo resoconto.
The Perfect Final
Ci fermiamo qua a raccontare queste serate, perché non esistono le parole per descrivere ulteriormente quanto trasmesso da questi maestri della musica.
Il miglior contributo per coinvolgere voi lettori in questo magnifico evento lo abbiamo dato sui nostri social, con filmati dirette e fotografie di una delle tre giorni più rock della nostra vita.
Un sentito ringraziamento va a Lorenzo Semprini, che ci ha permesso di essere, nel nostro piccolo, protagonisti indiretti di questa manifestazione.
Nuovi eventi aspettano il nostro staff, per cui, il mio invito è quello di restare sempre aggiornati.
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