“Meno vincoli e più creatività” – Roberta Ranieri si racconta
Negli ultimi tempi Instagram si è guadagnato una posizione di prestigio nel panorama dei social network, diventando in poco tempo il più usato e il più apprezzato. Il numero di iscritti è cresciuto a dismisura e non avere un account significa essere fuori dal mondo.
Ma è davvero così semplice emergere su Instagram? Basta scattare una foto col proprio cellulare, aggiungere l’hashtag giusto e documentare la propria giornata nelle Stories?
Oggi parliamo con una giovane donna che sembra aver trovato la giusta chiave per emergere su questo social. Lei è Roberta Ranieri, 23enne, barese, con la passione per la mobile photography.
Roberta approda su Instagram come Sherlockfall, creando una gallery che raccoglie tutte le bellezze del territorio pugliese. Scorci di mare, paesaggi mozzafiato, cibo pugliese: la sua gallery è una delizia per i nostri occhi.
Nel gennaio 2016 nasce Qualcosa di Erre, l’account di Roberta dedicato al mondo della cartoleria e del bullet journal. Che cos’è il bullet journal? Si tratta di un metodo di organizzazione, ideato da Ryder Carroll, che nasce con l’intento di creare l’agenda che meglio risponde alle nostre esigenze. Basta un quaderno, una penna e una buona dose di creatività e il gioco è fatto.
Ho rivolto a Roberta alcune domande per conoscerla meglio e capire come è riuscita a sfruttare le potenzialità di Instagram.
Ciao Roberta e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Ti andrebbe di raccontarci com’è nata la tua passione per i social e la mobile photography?
La mia passione per il mondo dei social media è nata contemporaneamente a quella per la comunicazione. Sono sempre stata affascinata dal linguaggio dei mezzi di comunicazione e così, in modo totalmente spontaneo, mi sono ritrovata tra MSN e MySpace a fare i primi passi nel mondo di internet. I social network poi si sono evoluti ed io con loro, per arrivare a quella che è la mia identità sul web oggi. L’interesse per la mobile photography, invece, è nato molto dopo. Sei anni fa mi sono appassionata alla fotografia classica, ma solo con l’avvento di Instagram nel 2010 ho cominciato a sperimentare la fotografia tramite smartphone e ad oggi credo sia il mio mezzo preferito per trasmettere sensazioni e emozioni.
Hai due account molto seguiti su Instagram, secondo te qual è la giusta strategia per emergere su questo social? Cosa non può mancare in un profilo Instagram?
Non esiste la strategia perfetta anche perché ogni account ha una storia a sé, ogni profilo un tema differente. Ciò che però credo sia fondamentale è un profondo interesse nel tema che si va a trattare. Se non fa parte delle tue giornate in modo significativo non riuscirai a rendere il profilo Instagram fertile di contenuti e tanto meno gli altri non ne saranno colpiti. La costanza nella pubblicazione, l’originalità e l’interazione con chi c’è dall’altra parte sono comunque degli elementi vincenti.
Il tuo account Qualcosa di Erre è uno dei più attivi nella community italiana del Bullet Journal, come è nata la tua passione per questo metodo di organizzazione?
Per caso due anni fa ho scoperto questo metodo organizzativo navigando sul web e non essendo mai rimasta soddisfatta della mia agenda classica ho voluto provare qualcosa che rispecchiasse completamente la mia essenza: meno vincoli e più creatività. Cosa che sicuramente può darti una pagina bianca rispetto ad un layout prestampato. La soddisfazione che ho provato nel riconoscermi al 100% in un sistema di pianificazione è stato incredibile!
Cosa non può mai mancare nel tuo bullet journal?
Ciò che non può proprio mancare è il Calendex che mi permette di essere super organizzata anche in prospettive a lungo termine.
E sulla tua scrivania?
Sulla mia scrivania ci sono tante cose, fin troppe ma se dovessi proprio scegliere al momento ti direi le mie penne Muji (una garanzia) e gli evidenziatori pastello Zebra Mildliners.
La popolarità sui social comporta anche degli aspetti negativi. Hai mai ricevuto critiche o commenti negativi? Cosa ne pensi di questo fenomeno?
Devo dire che fino ad ora mi è capitato molto raramente, ma quando è successo ho sempre cercato di prendere il tutto in modo zen. Non si può piacere a tutti e ci sta. Il problema si crea quando dall’altra parte si esagera, oltrepassando anche i limiti dell’educazione. Una persona come me che ama discutere e confrontare idee e opinioni non può che pensare: “un’altra occasione sprecata”.
Da qualche mese hai aperto il tuo store su Etsy, cosa ti ha spinto a intraprendere questa nuova esperienza con l’home made?
La mia avventura su Etsy non è nata per caso come con il Bullet Journal, ma ha previsto mesi e mesi di brainstorming. È sempre stato un mio desiderio quello di produrre qualcosa di mio e come non pensare a degli articoli che potessero accompagnare chi mi segue durante le loro giornate? Così ho unito la mia passione per il disegno a quella della cancelleria creando prodotti personalizzati con le mie stampe.
Questione social – lavoro. Credi che sfruttando al meglio tutte le potenzialità dei social network, questi possano diventare un lavoro a tutti gli effetti?
Non lo credo io, è semplicemente la realtà. Usare i social media in modo corretto, originale e soprattutto consapevole porta ad avere un seguito e di conseguenza a delle proposte lavorative. Non è una prospettiva lontana o addirittura un’utopia, c’è già in Italia chi da anni lavora solo grazie al web e alle piattaforme social.