In occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza dell’Autismo
Se pensiamo al colore “ blu ” cosa ci viene in mente? A me la prima cosa che mi viene in mente è il colore del cielo di notte nei disegni dei bambini.
Un colore, il blu, che indica calma, tranquillità, equilibrio, ma che al tempo stesso è enigmatico: un po’ come chi soffre di autismo.
Proprio per questo il blu è divenuto il colore simbolo del 2 aprile, giorno in cui dal 2005 si celebra la Giornata Internazionale della Consapevolezza dell’Autismo.
Cos’è l’autismo
L’autismo è un disturbo dello sviluppo neuronale, caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi.
In realtà, è più corretto parlare di DSA (Disturbi dello Spettro Autistico), in quanto esistono varie “forme” di questo disturbo, tutte caratterizzate dal medesimo “spettro comportamentale” ma che possono essere più o meno gravi.
Un bambino affetto d’autismo si trova in uno stato mentale danneggiato: una gabbia mentale che li isola dal resto della società, come se vivessero in un mondo a parte.
Uno delle prime sfere che viene colpita in un bambino che soffre di autismo è quella sociale: egli mostra meno attenzione agli stimoli sociali, sorride ed osserva gli altri meno spesso e risponde meno frequentemente al proprio nome.
Inoltre, la maggior parte degli autistici manifestano difficoltà a sviluppare un linguaggio sufficientemente naturale, sono meno inclini a fare richieste o a condividere esperienze e sono più propensi a ripetere semplicemente le parole degli altri, come se fossero incapaci di sviluppare un linguaggio proprio.
E proprio la ripetitività è un altro aspetto chiave di chi soffre di autismo.
Una situazione, la loro, spesso derisa o rifiutata da altre persone. Tuttavia, nonostante tale disabilità, possono avere un dono. Un dono da condividere e sviluppare.
Vi sono città, come Siena Roma-Vaticano e Firenze che hanno forse una marcia in più per il loro patrimonio artistico famoso in tutto il mondo.
Esso può aiutare queste persone ad aprire la loro immaginazione ma anche il proprio bagaglio culturale anche agli altri.
L’Italia ha da sempre un grande richiamo letterario e l’autismo può essere vinto anche dalla scrittura e da quanto la potenza dello scrivere può offrire a quanti ne soffrono.
Autismo ed amicizia: i cavalli ci aiutano ad aprirci
Come accennato sopra, le persone affette da autismo vivono in una dimensione propria e hanno difficoltà a rapportarsi con altre persone come loro o diverse da loro, ma ci sono amicizie ed amicizie.
Vi è una forma d’amicizia che può aprire la strada ad altre. Sto parlando degli animali ed anzi del più nobile amico dell’uomo. Il cavallo.
E’ infatti proprio l’equino che aiuta il ragazzo.
Come? Prendendosi cura di un animale così imponente ed affascinante può aiutarli ad avere responsabilità ma anche ad aprirsi in una simbiosi unica, complice. E dalla sua groppa sentirlo lavorare insieme a lui in maniera straordinaria.
Strutture come la Polizia di Stato a Trastevere e la vecchia Inghilterra possono essere il massimo sogno per questi eroici cavalieri
Autismo, TV e Web : le storie di Andrea e Joe
Da qualche anno i media stanno dando un grosso contributo a portare alla luce tematiche delicate come appunto l’autismo: tra questi il programma “Le Iene” che nell’ottobre 2017 hanno iniziato a raccontare la storia di Andrea Antonello e del suo papà Franco.
Andrea è un bambino normale fino ai due anni e mezzo,quando, come racconta il suo papà “ha cominciato a manifestare comportamenti inconsueti” : ed ecco che l’autismo entra come un uragano in casa Antonello.
Da allora, l’imprenditoria per Franco passa in secondo piano davanti all’esigenza di stare accanto ad Andrea,per garantirgli una vita normale, dopo un “un sisma che dura tutta la vita, dove non sai che fare e nessuno ti aiuta”.
Nel 2005 ha dato vita alla fondazione “I bambini delle fate” per aiutare e sostenere tutto quelle famiglie che vivono questo “sisma“.
Ma c’è chi usa Internet e la Rete per portare alla luce la tematica dell’autismo: è il caso di Joe Betton.
Joe Betton, 10 anni, dall’età di 6 è affetto una forma di autismo, denominata sindrome di Asperger; bullizzato, con i genitori costretti a vendere casa e a trasferirsi, ricoverato a Valencia in una struttura specializzata, vuole tornare in Inghilterra e perciò chiede aiuto.
per lui, come per tanti altri bambini affetti da autismo, grandi monumenti in tutto il mondo si sono dipinti di blu.
strutture come il Great Ormond Street o la Neuropsichiatria infantile di Siena sono in prima linea così come molti sostenitori.
accendiamo il blu.
Anche il sottoscritto è stato affetto d’autismo ma, guardando Siena dal Facciatone o dalle scuderie di Palazzo Pubblico pronte al Palio o in caffè Nannini, ha trovato la sua strada.
Come spero possano trovarla altri. Grazie
Articolo di Federico Rosselli e Martina Lumetti