Catania, Torino, Roma: l’Italia diventa davvero un arcobaleno, e anche le coppie gay o lesbiche, come dimostrano questi casi, possono essere utili alla crescita di un bambino, ad amarlo e farlo sentire davvero parte di una famiglia.
La Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, redatta all’ONU nel 1924, sancisce i diritti dei più piccoli ed in essi si rivendica l’uguaglianza di tutti a prescindere da razza, colore, sesso, lingua religione, orientamenti politici e di altro genere.
Anzi, il primo principio, cita come ignobile, discriminante, inaccettabile “ogni altra condizione sia che si riferisca al fanciullo stesso che alla sua famiglia“. Coloro che hanno redatto il documento forse non avevano ancora pensato a gay o lesbiche, ma vengono inquadrate in quelle condizioni da tutelare nella crescita del fanciullo.
I francesi lo hanno stabilito già nella loro Carta dei Diritti (Parigi 1789):
“Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune”.
Quindi lo sono anche quelle persone che vedono un amore, forse differente da quello tradizionalmente accettato, ma non inferiore a quest’ultimo.
Roma ha già conosciuto imperatori omossessuali che in antichità hanno fatto grande la storia della Caput Mundi: inoltre, così si potrebbero liberare case famiglia e orfanotrofi in Italia o all’estero, senza pensare ad ingiustificabili paure omofobe.
Bisogna invece preparare due rivoluzioni: da una parte concedere la cittadinanza italiana ai minori rifugiati giunti senza accompagnatore sul Nostro Paese, dall’altra a questo punto, non solo accettare le adozioni LGBT, ma anche per quelle persone sole che non vedono altra tenerezza che prendersi cura di un bambino.