Scrittura terapeutica: la formula per esprimere i propri sentimenti
A volte capita, di sentire quella tristezza addosso e di non riuscire a scrollarsela. Che fare in questi casi? Le alternative sono due: piangersi addosso o reagire. Uno dei modi per poter reagire è riuscire a sfogarsi, a mettere, letteralmente su carta, i propri pensieri che non ti lasciano dormire la notte. È stato infatti dimostrato che la scrittura terapeutica, è uno degli aiuti più naturali ed efficaci per il benessere della mente e del corpo.
La scrittura terapeutica aiuta a fare chiarezza ma non soltanto se siamo in uno stato di depressione tale da non volerci alzare dal letto. Ci permette di elaborare le nostre vittorie e le nostre sconfitte, la carta è testimone delle gioie vissute, della rabbia, della frustrazione e di tutto ciò che tormenta il nostro animo.
La modalità con cui si decide di iniziare a buttare giù i nostri pensieri può essere diversa da individuo ad individuo. C’è chi usa la formula del “Caro Diario” e chi quella del “C’era una volta…”. Alcuni preferiscono realizzare una autobiografia, altri celano la loro personalità sotto le mentite spoglie dei protagonisti dei loro racconti.
C’è sempre un pezzo di noi, e di quanto abbiamo vissuto. Che sia l’aspetto fisico, una frase che abbiamo o ci è stata detta, una nostra concezione. Se la riportiamo nella scrittura vuol dire che è un frammento di noi.
Se la modalità può essere differente, lo scopo però è lo stesso per tutti: tirare fuori, da dentro l’animo, se stessi. Esprimere le emozioni che come un turbine ci avvolgono, e imprimerle con inchiostro, nero su bianco. Lasciare che diventino di altri, magari di quei personaggi delle storie che si inventano, come se fossero un nostro alter-ego. Ecco come vengono poste le basi per una scrittura terapeutica.
Scrittura terapeutica: “Caro Diario…”
“La storia raccontata, è, in ogni caso, quella della propria vita o frammenti di essa che prendono forma attraverso pensieri e parole” (Graziella Ceccarelli, psicologa)
Quando si scrive, spesso capita che si è presi dalla foga del momento. Questa scrittura veloce, quasi incontrollata, permette alla persona di lasciar fluire liberamente quello che sente. All’inizio, davanti ad una pagina bianca, si potrebbe avere anche la sensazione di non sapere cosa scrivere, ma quando da un ricordo, una sensazione, una canzone, parte l’ispirazione, ecco che si crea qualcosa che assume un senso.
Sarà però, soltanto in un secondo momento, anche a distanza di tempo, che rileggendo la propria storia, si potranno trovare dei significati nascosti che rendono completo quello sfogo creativo. Ed è proprio questa duplice funzione, che permette di trovare il proprio equilibrio in un mare di cambiamenti ed incertezze.
“Un romanzo è uno specchio che percorre una strada maestra. A volte riflette l’azzurro del cielo, a volte il fango delle pozzanghere”
Diceva Stendhal, e non ci può essere nulla di più vero. Quando scriviamo infatti ci lasciamo trasportare e influenzare spesso dagli eventi della vita. Il segreto per poterci riuscire è quello di lasciarsi andare…come un teenager!. Gli adolescenti infatti, più quelli di ieri che i giovani di oggi, <<Sono gli scrittori più assidui del “Caro Diario”>>.
Pensiamo agli anni 90. Chi della vecchia generazione non aveva il suo diario segreto in cui raccontava di amori impossibili, amicizie finite e poi rinate, degli inutili scontri con i genitori perché in fondo si voleva solo essere più indipendenti?. Spesso i diari erano dei veri e propri contenitori, dove spesso però venivano raccontati anche aspetti brutali, come atti di bullismo o problemi relazionali e familiari. Per questo era, ed è importante tenere sotto controllo cosa gli adolescenti lasciano in balia delle pagine e delle loro “storie di carta”.
Terapia dello scrivere: dal “Caro Diario” ai social network
Con l’avvento delle nuove tecnologie, oggi è difficile che i ragazzi prendano una penna e scrivano sul diario i propri pensieri, piuttosto preferiscono affidarli, come accade spesso anche agli adulti alle piattaforme social come Facebook o Instagram. Non vi è più quella formula privata da “caro diario”.
La comunicazione dei propri sentimenti diventa pubblica ed alla mercè di tutti, come se ci si ritrovasse in un grande gruppo terapeutico e si potesse condividere quel che si prova. Da un lato, questa nuova forma di comunicazione rappresenta un ingrediente positivo poichè consente di farci conoscere individui con le nostre stesse problematiche e che condividono con noi gli stessi interessi.
Dall’altro, bisogna porre attenzione ad ogni singola parola scritta, onde evitare insulti e commenti razzisti o omofobi che indubbiamente conducono ad atti di vero e proprio bullismo. La scrittura è diventata anche il modo in cui gli influencer si fanno strada. Basta un messaggio scritto sulla loro pagina ed ecco che i follower seguono quanto detto.
Ovviamente bisogna anche considerare che esiste un’altra ampia fetta di popolazione a cui interessa comunicare davvero, lanciare dei messaggi positivi. Nascono così forum e blog all’interno dei quali si cerca di rispondere alle domande degli utenti, si provano a scrivere tematiche di interesse pubblico ma soprattutto si esprimono idee, sogni, speranze.
Quello che si nasconde dietro questa terapia dello scrivere è evidente: l’esigenza di comunicare, come se fosse un’urgenza o l’unico modo per contrastare la solitudine.
La scrittura come arte terapeutica: i benefici
La scrittura come arte terapeutica si inserisce all’interno di una cornice molto ampia, la scrittura terapeutica infatti viene praticata dagli psicologi esperti di questo settore come metodo di aiuto in terapia per aiutare il paziente a metabolizzare la propria storia. Molto spesso un trauma di lieve o grave entità può destabilizzare l’individuo ed a volte non si riescono ad esprimere a voce le proprie emozioni in quanto non sono state ancora elaborate a pieno.
Decidere di utilizzare la scrittura terapeutica può apportare benefici a diverse tipologie di pazienti che presentano un disagio ed a seconda della tipologia esistono diversi tipi di trattamento. Si passa dal “Diario del Sintomo” utile in casi come disturbi d’ansia, per segnalare ogni qualvolta si presenta il sintomo, al “Diario emotivo” che come suggerisce il nome, permette di tener traccia dei propri stati d’animo e ragionarci su. O ancora metodi come la “Memoria autobiografica” che consentono un aiuto per quei disturbi legati alla memoria.
Esercizi di scrittura terapeutica
Come poter iniziare una terapia dello scrivere? ecco alcuni esercizi di scrittura terapeutica da provare per scrivere un diario:
- porta sempre con te un blocknotes dove poter scrivere i tuoi pensieri.
- Focalizzati sulle emozioni che ti suscitano gli eventi, le persone o le cose che ti circondano
- Annota ogni sera gli avvenimenti accaduti durante la giornata. Potrà essere un modo per valutare quanto ci sia stato di positivo e negativo in un solo giorno.
- Rileggi a distanza di tempo quanto scritto. Potrai ritrovarti nelle parole buttate giù o semplicemente ricordare quanto scritto come se fosse una lettera scritta a te stesso in un particolare momento della tua vita.
Iniziando a piccoli passi, non si sa mai che pensieri o azioni vissute, emozioni provate, carattere delle persone che ti circondano, non diventino materiale per un racconto più lungo. Chiaro è che se si vuole procedere con la scrittura di un romanzo, i passi da compiere sono diversi: sviluppare una trama, creare personaggi, trovare la giusta tecnica di narrazione. Magari di questo ne parleremo la prossima volta.
Per adesso, tutto quello che bisogna fare è iniziare, e ricordare che scrivere è benefico. Che sia una scrittura ai fini personali, per raccontare di sé o del ragazzo che ci ha lasciato, o essere un appoggio per curare delle sintomatologie, la scrittura resta un naturale mezzo per riuscire a sopravvivere. Sebbene nel corso del tempo i modi sono cambiati, per chi ne è appassionato, scrivere è una costante. Un porto sicuro dove rifugiarsi.
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