Trump e il “muslim ban”, tra polemiche vittorie e dimissioni
La Corte Suprema ha appena passato una legge ideata dal Presidente Trump che va ad infliggere un duro colpo all’immigrazione, in particolare di quei viaggiatori provenienti dai paesi arabi, alcuni dei quali chiedono di poter vivere il sogno americano per i loro figli o perchè bisognosi di assistenza che solo l’America può offrire.
Una decisione, quella della Corte, che arriva in un momento particolarmente difficile per l’amministrazione, al centro di molte polemiche e difficoltà per la gestione dei migranti al confine, con la questione delle “famiglie separate”.
Una battaglia, quella di Trump contro l’immigrazione, iniziata già all’inizio del suo mandato come Presidente degli Stati Uniti.
Due due ordini esecutivi, con i quali venne sospeso il programma di ammissione dei rifugiati ideato e promosso da Obama. Una forma di “protezione – come da lui stesso definita – del Paese dall’ingresso di terroristi stranieri”.
Forse il Tycoon e la Corte Suprema si sono dimenticati di quella statua che si staglia al Porto di New York (Liberty Island) che ha da sempre accolto indistintamente chiunque abbia raggiunto le coste americane.
Oppure di quelle persone, i nativi, che hanno accolto i primi coloni, padri degli attuali Stati Uniti.
Mentre anche il Bel Paese ormai si schiera dietro questo “accesso negato” riservato agli immigrati che scappano dal nord Africa, il Papa ha già lanciato un messaggio “Chi costruisce muri non è cristiano”.
Ma ormai l’America made in Trump non se la sente, forse, di ascoltare il messaggio vaticano. Anche se proprio questa chiusura diplomatica, inutile e vergognosa, è tra le cause che hanno spinto più di un milione di persone a chiedere lo stato d’impeachment per il presidente Donald Trump.
Una richiesta, la loro, che trova giustificazione nelle parole della dichiarazione d’indipendenza che forse il Tycoon non ha avuto modo di leggere. O sui valori di quella costituzione che ha promesso di “preservare, proteggere e difendere”. Mentre in Italia si ha forse paura che su quei barconi vi sia il futuro Obama tricolore?
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