Il piccolo eroe del torrente morto “da migrante”
Parma, 6 luglio 2018: mi trovo a percorrere con la mia bici il Ponte delle Nazioni, con la Parma in secca sotto di me, e tra quelle bandiere colorate dei vari Paesi finalmente arrivo ad una targa commemorativa, quella di Antonio Turi, un ragazzo di 17 anni morto da eroe.
La sua storia le avevo sentita raccontare due sere prima, nella suggestiva cornice del “Teatro del Cerchio”, narrata da Mario Mascitelli, il direttore del teatro, mio insegnante anni fa e grandissimo artista.
Parte una proiezione, dove si alternano immagini di Parma oggi, con il Ponte di Mezzo attraversato da bici e autobus super moderni, il Ponte delle Nazioni, e gli stessi scenari qualche anno prima, quando c’erano i piccoli tram e il Ponte delle Nazioni era il Ponte Bottego, sotto il quale scorreva una Parma forse un pò più colma d’acqua, tanto da essere rischiosa.
Siamo negli anni 60′: un periodo di grandi emigrazioni in Italia, verso l’esterno (soprattutto verso le Americhe), ma specialmente “all’interno”, ossia spostamenti dalle regioni del sud alle regioni del Nord Italia, verso le grandi città del Nord come Milano, Torino e Genova, ai vertici del cosiddetto “triangolo industriale”.
Tra questi “migranti” vi è anche un giovane ragazzino, Antonio Turi, 17 anni, che lascia la sua città natale, Matera, per cercare quel lavoro che nella sua terra non riusciva a trovare.
Arriva a Parma colmo di speranze ed entusiasmo, come può essere qualsiasi ragazzo a quell’età davanti ad un’esperienza nuova.
Quella mattina del 5 maggio 1969 Antonio stava andando proprio alla ricerca di quel lavoro per il quale potesse valere la pena continuare a vivere così lontano dalla famiglia.
Camminando sul ponte Bottego sentì delle urla proveniente dalla Parma e dai suoi argini: un uomo era in procinto di annegare.
Antonio non ci pensò due volte: corse sul greto senza esitazione e si tuffò, ma il destino gli fu ostile e venne fu travolto dalla corrente prima che potessero sopraggiungere altri soccorritori: nessuno dei due riuscì a salvarsi.
Un gesto di grande solidarietà e altruismo che suscitò una commozione generale e che non poteva non essere ricordato.
Il maggio dell’anno dopo la madre di Antonio, insieme alle autorità e a diversi cittadini parmigiani, depose una targa commemorativa per suo figlio; mentre nella sua Matera venne intitolato un istituto alberghiero a suo nome. Inoltre l’allora presidente della Repubblica Saragat assegnò alla memoria del ragazzo la medaglia d’oro al Valor Civile.