I “riders” come essenza dell’economia del lavoretto.
I riders sono quei ragazzi in bicicletta, o in motorino, che scorrazzano per le nostre città portando cibo a domicilio. Sono la quintessenza della cosiddetta “gig-economy”. l’economia del lavoretto.
Questa è un’economia basata su di un impiego temporaneo, con grande flessibilità per quanto riguarda orari e disponibilità, usato quindi da chi vuole arrotondare lo stipendio o da chi magari vuole togliersi qualche sfizio (studenti universitari) senza pesare troppo sulle spalle dei genitori.
Certo poi che, in tempi di crisi, per alcuni diventa la principale fonte di reddito.
Negli ultimi tempi però, i riders, sono finiti al centro di una bufera mediatica chiedendo diritti e tutele propri dei lavori “classici”.
La situazione è, molto in sintesi, la seguente:
- le associazioni di riders chiedono le tutele riservate al lavoratore dipendente;
- le multinazionali del settore non sono d’accordo;
- I tribunali danno, in genere, ragione a queste;
- I politici capiscono che sulla questione si può guadagnare qualche voto.
Diciamo subito che le grandi aziende del settore (Foodora, Deliveroo, Just Eat), possono agire in un vuoto normativo che permette loro di scegliere la forma di retribuzione più idonea alle loro esigenze.
Questo ha portato i riders a chiedere una paga oraria minima, tutela della malattia e ritmi di lavoro meno stressanti. Il tutto condito da scioperi e proteste che hanno anche portato a licenziamenti ed a casi al limite del mobbing.
Per quanto tutto ciò possa sembrare giusto e condivisibile, il rovescio della medaglia esiste.
Il problema fattorini sussiste infatti da molti anni (oggi sono i riders, ieri erano i pony express).
Fermo restando che sull’assicurazione per incidenti e sulla manutenzione dei mezzi, i grandi operatori hanno già preso provvedimenti, rimangono scoperte le questioni salario e turni.
Penalty tries rely. Extra time is not included.