“Cerchiamo max tg 42, altezza minima 165 cm”
Ho ricevuto un annuncio di lavoro che mi ha fatto accapponare la pelle. L’azienda in questione cercava una hostess di bella presenza, massimo taglia 42 e con un’altezza minima di 165 cm. In poche parole? “Sì, istighiamo all’anoressia”.
Tralasciando il ribrezzo che ho provato nel leggere quelle parole e la rabbia che ho avuto scrivendo una risposta, mi sono chiesta in che razza di società viviamo?
Ora, per un momento, provate a immaginare cosa avrebbe potuto provare una ragazza che desiderava tanto quel lavoro, con una taglia in più, magari con qualche problema di autostima e che, per colpa di quella taglia 44, non ha potuto mandare il suo curriculum. Personalmente, l’ho trovato vergognoso.
È anche per colpa di queste aziende, che puntano all’estetica e non all’intelligenza, che centinaia di ragazze entrano in depressione e vengono risucchiate dalla malattia dell’anoressia.
Viviamo in una società superficiale, ogni giorno siamo bombardati da immagini di queste ragazze ritoccate, senza un filo di cellulite né di smagliature.
Ma mi chiedo io, sono davvero così poco estetiche queste terrorizzanti smagliature? Una volta ho letto che solo il 2% della popolazione femminile non ha la cellulite. Quindi, donne stiamo calme: facciamo venire la cellulite a quel 2% e siamo tutte felici!
Donne, ragazze, un filo di cellulite e una taglia in più non hanno mai fatto male a nessuno!
Chiaramente la salute viene prima di tutto e per ciò faccio riferimento sia all’estremo della magrezza nell’anoressia, sia all’altro estremo nell’obesità. Ma lo stare perennemente a dieta anche se avete una minuscola taglia 40, ve lo dico: vi state perdendo il meglio della vita! Lasciate stare chi vi dice che siete grasse, che state ingrassando o che non dovete mangiare una pastarella la domenica a pranzo.
Avete mai fatto caso che ai primi posti tra i “saluti” quando si incontra una persona le si dice “Ah! Ti vedo dimagrita!”. Quante persone vi dicono una frase che non sia questa? E quante volte avete detto voi queste parole a qualcun altro? Sì, magari dicendo così, dire a qualcuno che è dimagrito, può fargli piacere. Ma chissà, probabilmente ci spingiamo ancora di più in una società che ci vuole magri. Magri. Anoressici. Senza forme. Manichini.
Quando il cibo diventa un’ossessione e un conforto
Veniamo poi all’opposto. Perché dove ci sono persone che rifiutano il cibo per un malessere personale, ci sono quelli che si rifugiano nell’accogliente frigorifero. Gli opposti.
Esiste un programma televisivo dove due persone di peso opposto, anoressica e obesa, vengono messe nella stessa casa per una settimana, scambiandosi i pasti per far capire all’altra e a se stessi quanto è sbagliata la loro alimentazione. Si può osservare come entrambe le persone facciano fatica a mangiare il pasto dell’altra, fatto di verdure e porzioni per bambini, e di caramelle, patatine e cibi galleggianti su brodaglie grasse.
Secondo una ricerca, i disordini alimentari sono negli Stati Uniti la prima causa di morte per malattia mentale; e il Regno Unito è il primo Paese europeo con la più alta percentuale di obesi.
La modella che ha dichiarato guerra al mondo della moda.
Victoire Dauxerre, ex modella anoressica, ha denunciato il fashion system con il suo diario-denuncia “Sempre più magre”, dove spiega che le agenzie accettano anche taglie 40, ma sulla passerella bisogna indossare al massimo una 36. Insomma, modelle catalogate per numeri e non per la loro intelligenza e il loro talento.
Il volume ha ispirato in Francia la legge contro l’anoressia che impone di valutare le modelle in base all’indice di massa corporea e non alla taglia.
“Bisogna modificare l’immagine femminile che la società impone, è una questione estetica ma anche di salute pubblica perché tantissime giovani si identificano in modelli estetici sbagliati. Per cambiare davvero si dovrebbe imporre una taglia 42 (corrispondente a una 38 francese) per un metro e 80 e un’età minima di 18 anni per i modelli (maschi e femmine). E se si usano modelle in buona salute ritoccare le foto non serve. Nulla è cambiato per ora, le modelle che sfilano in passerella sembrano sempre degli scheletri immusoniti. Le agenzie, i giornali, i lettori, tutti sono responsabili e continuano a idolatrare stilisti che uccidono il corpo femminile”.
La storia di Victoire inizia a New York, quando un agente le propone di partecipare alla Fashion Week inserendola nel mondo della moda, cospargendola di abiti lussuosi e scarpe da urlo.
Una sola richiesta: 86-62-91 sono le misure. Victoire dovrà lavorare per togliere quei tre centimetri di fianchi.
Inizia così il percorso distruttivo che, con un ritmo di tre mele al giorno, da masticare lentamente, ha portato Victoire nel baratro dell’ultimo stadio dell’anoressia.
Qualche dato italiano
In Italia, i dati su anoressia (e bulimia!) sono allarmanti. L’1,5% dei minori di 14 anni soffre di disturbi del comportamento alimentari, in particolare le ragazze con una percentuale del 90%.
Un professore dell’Università di Firenze, Gianfranco Placidi, denuncia il principale istigatore all’anoressia: la televisione.
“Laddove arriva la televisione, dove arriva l’immagine di donna, arriva l’anoressia nervosa”, denuncia il professor Placidi. “Le vittime sono in maggioranza donne perché il loro cervello attribuisce un fattore di stima alla proporzione tra peso corporeo e stima di sé, per questo arrivano ad essere psicotiche non vedendosi mai sufficientemente magre”.
I mass media ci impongono dei canoni di bellezza che, mescolandosi alle richieste sociali, alla poca autostima e aggiungiamoci anche l’assenza di comunicazione, fanno cadere nell’oblio centinaia di persone.
Secondo l’American Psychiatric Association poche persone guariscono completamente dall’anoressia; gli altri avranno sempre problemi nei rapporti con il cibo e il proprio peso corporeo.
Stacchiamo la spina al televisore e cerchiamo di cambiare questa società perversa e malata che, dalla quotidianità al mondo dello spettacolo e della moda, mostra e basa il suo valore su “pali manichinati”.
FONTI
American Psychiatric Association
Articolo di Federica Fiordalice
Purtroppo la società di oggi e in questo secondo me i social non aiutano, ti propina un modello di vita “perfetto”. Così deve essere perfetto in tutto e per alcuni indossare una taglia easy significa esserlo. Per fortuna che non è così!