La brezza all’alba ha segreti da dirti. Non tornare a dormire.
(Rumi)
Previously on “Il ragazzo del treno”
Mi svegliai di mattina presto, mi ero ripromessa di andare a fare una corsa in spiaggia prima di mettermi a lavoro. Il sole stava iniziando a fare capolino all’orizzonte e l’aria era ancora tiepida. La temperatura ideale per fare un pochino di attività fisica. Inoltre la spiaggia a quell’ora era pressochè deserta. Ci sarebbero stati solo gli altri pazzi come me.
Ancora insonnacchiata mi diressi alla valigia. Ero arrivata da due giorni, ma non avevo minimamente degnato i vestiti di un loro spazio. Avrei dovuto sistemarle nell’armadio, ma ammetto che la pigrizia aveva avuto il sopravvento. Con gli occhi impastati di sonno frugai fra la biancheria e ne tirai fuori un pantaloncino rosso e la maglietta blu del dojo. Ne avevo quattro di quelle e praticamente non ne usavo altre. Tranne, ovviamente, quando dovevo indossare il karategi.
Per mia fortuna la casa distava poche decine di metri dalla spiaggia. Credetemi, non c’è nulla di più bello di una casa con la finestra sul mare. Si ok, va bene, anche una casa con vista sui monti.
Per qualche momento rimasi affacciata alla finestra, a bearmi delle prime luci e dei suoi colori tenui. Trassi un profondo respiro. L’aria salata penetrò nei miei polmoni fino agli alveoli, era una bellissima sensazione. L’odore del mare mi faceva stare sempre bene, scacciava i pensieri negativi. O almeno li attenuava. E in quel momento ne avevo un gran bisogno.
Come previsto, in spiaggia non c’era nessuno. Correre era piacevole, nessuno a guardarti strano, nessuno che ti prendeva per pazza. E nessuno che ti fishiasse dietro come se non avesse mai visto una donna. Insomma, come sentirsi liberi per un po’. Dentro mi si scatenò una voglia irrefrenabile di andare oltre la semplice corsa e di prendermi un pezzo di spiaggia per fare qualche esercizio di karate.
Avete presente i cartoni giapponesi, tipo Mila e Shiro o Holly e Benji? Dove se si allenano in spiaggia, sicuramente incontreranno qualcuno che si allena esattamente per lo stesso sport? Ecco, quante sono le probabilità che accada nella realtà? Ve lo dico io, sono eventi più unici che rari. Eppure, nonostante la figura fosse lontana, avrei riconosciuto quei movimenti senza margine di errore. Empi. quello era sicuramente Empi, uno dei kata che preferivo in assoluto.
Mossa dalla curiosità, continuai la corsa per raggiungere il (o la) praticante. La mia mente già viaggiava per i fatti suoi su possibili allenamenti in coppia; quando mi resi conto di chi fosse, inchiodai di colpo. Non era possibile. Il destino che giocava alla play il gioco della mia vita, aveva premuto il tasto sbagliato. O per una volta era dalla mia parte. Davanti a me, c’era lo sconosciuto del treno.