Articolo di Milena Vitucci
La nascita della Body Art
Si tratta di una corrente artistica diffusasi negli anni ’70 circa del 900, negli Stati Uniti ed in Europa. Questa tipologia di arte si occupa interamente del corpo umano esposto, su cui gli artisti intervengono, alle volte anche con azioni violente, al fine di imprimere particolari significati alle immagini.Il corpo, dunque, è soggetto ed oggetto dell’espressione artistica e, come tale, viene esibito come opera, con lo scopo di trasmettere uno o più messaggi.
Fonte: Pixabay.com
La Performance art
La Performance art inizia ad essere identificata, negli anni ’60, con il lavoro di artisti come Allan Kaprow, Vito Acconci, Hermann Nitsch e Joseph Beuys, che hanno dato vita a veri e propri “happening” in cui gli artisti tendono a far partecipare il pubblico, e non a renderlo fruitore passivo. Le performance art avvengono in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, quasi a farle sembrare un gesto quotidiano, e si avvalgono di quattro fattori: tempo, spazio, corpo dell’artista e la relazione fra l’artista e il pubblico. I generi o correnti della performance art comprendono: body art, fluxus, poesia d’azione, intermedia e lo sniggling.
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Gli esponenti della Body Art
Alcuni degli esponenti più conosciuti della Body Art, che hanno riscosso maggior successo sono stati: Piero Manzoni, Gina Pane, Marina Abramovic, Vito Acconci, Hermann Nitsch, Enrico Job.
-L’opera più conosciuta di Enrico Job fu Il Mappacorpo (1974): si tratta di circa mille fotografie che riproducono la pelle del corpo dell’artista, suddivise in quadrati di differente misura ed ordinate a formare figure.
-L’artista francese Gina Pane, basava le sue performance rappresentando il dolore interno, psichico, all’estero: così si conficcava le spine di rosa sul corpo per esprimere l’angoscia di un amore doloroso, o si tagliava la pelle, le orecchie o la lingua con delle lamette per arrivare, attraverso il dolore, alla elevazione spirituale.
Fonte: Gina Pane, 1973, “Azione sentimentale” Flickr.com
-L’artista italo-americano Vito Acconci, infine, comunicava esclusivamente attraverso il linguaggio del corpo. Nella performance “sfregando un pezzo”, Acconci si grattò un braccio fino a farlo sanguinare; in “Opening” invece si strappò tutti i peli attorno all’ombelico per fare un po’ di spazio.