L’Italia si avvicina al modello di regime della Russia.
Il ministro degli interni forse tende a prendere il controllo di ruoli che non competono al suo dicastero: prima tra tutte, la reintroduzione della leva obbligatoria.
Le nostre forze armate sono formate da professionisti con competenze specifiche difficilmente assimilabili in poco tempo da giovani impegnati nello studio. Inoltre vi sono disabilità che rendono impossibile la vita nei reggimenti, soprattutto di natura psichiatrica.
Si parla di rendere questo un modo per educare i giovani d’oggi ad una vita responsabile nel contesto nazionale.
La leva obbligatoria invece non è esente da comportamenti di bullismo assai peggiori di quelle in classe in quanto compiute da soggetti seniors.
Forse Matteo Salvini ha negli occhi la gioventù dal suo amico russo che spinge i ragazzi ad indossare uniformi giurando fedeltà ad uno stile di vita dettato dalle armi. “Chi per la patria muore vissuto è assai” dicevano ai giovani in tempo di guerra e molti di loro non tornarono più a casa, o soffrirono di disturbo post traumatico da stress (soprattutto nella seconda guerra, o per gli americani di ritorno dal Vietnam).
Vi sono modi più normali per essere utili alla formazione dei futuri italiani senza l’uso di leve anacroniste.
La scuola, le associazioni giovanili. Non è casuale la decisione dell’ex ministro alla difesa, oggi presidente della repubblica e comandante in capo dell’esercito, di abolire il servizio obbligatorio per facilitare altri stili di vita nel rispetto della legge e della civile convivenza.
L’ esercito è una vita dura, pericolosa, con episodi al cardiopalma in zone di guerra. Lasciatelo fare ai professionisti. Ai giovani? Lasciateli vivere i loro sogni, come direbbe Papa Francesco, il Santo Padre.
Io sono a favore del ritorno alla leva, certo se dovesse essere rintegrata ci dovranno essere più controlli nelle caserme.