Alla vigilia di Ferragosto, sotto un inusuale temporale, si è svolta l’ennesima tragedia italiana: il ponte Morandi a Genova è crollato, trascinando con lui macchine e mezzi pesanti. Decine le vittime per un disastro, forse, annunciato.
Mancava poco a mezzogiorno, era il 14 agosto.
Città quasi vuota, quasi tutti erano partiti, anche solo per pochi giorni, per Ferragosto.
Ma c’era comunque chi era al lavoro, anche di 14 agosto, anche con una pioggia battente, con qualche chicco di grandine, inusuale per essere estate.
Siamo a Genova, più specificatamente sul ponte Morandi, tonnellate di cemento armato che resistono sotto le intemperie dal 1967.
Ma non oggi.
Oggi il ponte è crollato con le sue tonnellate di cemento armato, trascinando nel fiume Polcevera, macchine, camion e vite umane.
Il ponte Morandi è una delle vie principali del traffico di Genova ed attraversa i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, ad ovest del centro.
Sono ancora incerte le cause del crollo, un testimone afferma di aver visto un fulmine colpire il ponte, notizia che non è stata confermata dalla Protezione civile, ma che comunque non ha credibilità: un ponte del genere non può crollare per un temporale.
La causa andrà ricercata sicuramente in problemi strutturali di un ponte che ha sempre avuto problematiche e che è stato oggetto di dispute fin dall’inizio.
Il ponte fu inaugurato il 4 settembre 1967 alla presenza del Presidente della Repubblica Saragat: era noto come “Ponte delle Condotte” dalla società che lo costruì, ma anche “Ponte di Brooklyn”, per la sua forma che richiama molto quella del celebre ponte americano.
Fin da subito si erano poste delle problematiche, ma, proprio negli ultimi tempi, il ponte era stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti, che aveva richiesto l’intervento di opere straordinarie di manutenzione.
Secondo la Protezione civile, al momento del crollo, erano in transito sul ponte una trentina di veicoli e dieci mezzi pesanti.
La scena che si è presentata agli occhi dei soccorsi, arrivati velocemente sul posto, era uno “scenario post-sisma”. I soccorritori si sono concentrati in un’aerea a ridosso della ferrovia, dove si è formato una specie di cratere.
Sono arrivati sul posto vigili del fuoco richiamati anche dalle zone circostanti, la polizia, le unità Usar e quelle cinofile, che hanno scavato anche sotto la pioggia battente, riuscendo a trovare, sotto le macerie, alcune persone ancora vive, nonostante il volo di 90 metri.
Per ora, sono 37 le vittime accertate, ma sono ancora molti i dispersi. Tra loro ci sono anche tre minori: un bambino di 8 anni e due adolescenti di 12 e 13 anni.
Si ha ancora molta paura per altri crolli e per fughe di gas. Sono stati evacuati gli edifici circostanti poiché, nel caso di altri crolli, ci troveremmo di fronte ad un’altra tragedia.
Sul posto è arrivato anche il premier Giuseppe Conte ed ha invocato un intervento in via straordinaria per lanciare un piano di monitoraggio delle infrastrutture.
Stamattina arriveranno anche i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio ed il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, che si è espresso così sulla vicenda:
«Sono passate nemmeno 24 ore dalla tragedia che ha colpito Genova, e come tutti noi ho ancora negli occhi quelle terribili immagini del crollo del ponte Morandi. Oggi sarò tra le macerie macchiate di sangue e provo rabbia perché in un Paese civile non si può morire per un ponte che crolla. Lo voglio ribadire con ancora più forza: chi ha colpe per questa tragedia ingiustificabile dovrà essere punito. Alle società che gestiscono le nostre autostrade sborsiamo i pedaggi più cari d’Europa mentre loro pagano concessioni a prezzi vergognosi. Incassano miliardi, versando in tasse pochi milioni e non fanno neanche la manutenzione che sarebbe necessaria a ponti e assi viari”
Non erano passate neanche un paio di ore dalla tragedia, con ancora feriti sotto le macerie, che è iniziato uno squallido scaricabarile per chi dovrebbe essere il responsabile.
In Italia è così: passano appena poche ore e s’inizia a fare un terribile scaricabarile tra gli accusati della tragedia; era successo per il terremoto a L’Aquila, era successo per le alluvioni e per la tragedia di Rigopiano e quest’ultima tragedia non poteva esimersi da questo circo mediatico.
In molti hanno dato subito la colpa ad Autostrade per l’Italia, la società che ha la gestione in concessione di tratte autostradali e la loro manutenzione, tra cui il vicepremier Di Maio:
“Dopo anni che si è detto che le cose dai privati sarebbero state gestite molto meglio, ci troviamo con uno dei più gradi concessionari europei che ci dice che quel ponte era in sicurezza. Queste sono scuse. Autostrade deve fare la manutenzione e non l’ha fatta. Prima di tutto si dimettano i vertici”.
Da parte loro, il portavoce è stato Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, che ha affermato:
“Non mi risulta che il ponte era pericoloso e che andava chiuso. Autostrade per l’Italia ha fatto e continua a fare investimenti”
E quando il giornalista gli ha fatto notare che, da anni, si diceva che il ponte andava chiuso, perché pericoloso, Castellucci risponde:
“Non mi risulta ma se lei ha della documentazione me la mandi. In ogni caso non e’ cosi, non mi risulta”.
Il problema delle infrastrutture, in Italia, è sempre stato un tema scottante.
La sequenza dei crolli infrastrutturali sta assumendo una certa regolarità e quasi tutte le opere hanno superato i cinquant’anni d’età.
Molte volte i costi delle manutenzioni superano quelli della demolizione e della ricostruzione.
Il disastro di Genova non è stato un fatto imprevedibile come quello di Bologna, con l’esplosione di un’autocisterna, era un fatto prevedibile, dato da errore umano, ma soprattutto dalla voglia di arricchirsi sulle spalle altrui.
Per evitare una tragedia del genere, bisognerebbe studiare un piano per le infrastrutture italiane, basato prevalentemente sulla sostituzione di gran parte dei ponti.
Ma, in una giornata come questa, non dobbiamo buttarci subito in una caccia alle streghe, non dobbiamo nuovamente trasformare una tragedia come questa in un palcoscenico dove fare sciacallaggio mediatico e politico, nel quale i politici possano mettersi in mostra.
Ieri sono morte decine di persone, i sopravvissuti non potranno più essere quelli di prima, quel ponte non esiste più, quel ponte che era un po’ il simbolo per alcuni genovesi.