Il 25 agosto se ne è andato a quasi ottantadue anni, per un tumore al cervello contro il quale combatteva da più di un anno, un personaggio importante della storia americana del ‘900: John Sidney McCain III. La sua è stata davvero una vita al servizio del Paese, prima come soldato e poi come politico.
I suoi funerali solenni, dopo l’esposizione della salma nel Campidoglio dell’Arizona di Phoenix, si sono tenuti sabato scorso alla National Cathedral di Washington, alla presenza (come richiesto da McCain stesso) dei suoi due avversari politici principali, Obama e Bush jr, che hanno pronunciato due dei tre elogi funebri; l’altro è stato pronunciato dalla figlia Meghan.
L’attuale presidente non ha partecipato alla cerimonia di Washington né l’ha commentata in nessun modo ufficiale. Stava twittando di commercio e di rapporti commerciali con il Canada da uno dei suoi resort di golf. La salma di McCain sarà inumata presso l’Accademia Navale Militare di Annapolis (Maryland), dove aveva studiato; alla Marina era rimasto legato per la vita ed ora lo sarà per sempre.
McCain è stato ed è ammirato come poche figure negli Stati Uniti poiché ha incarnato come pochi altri lo spirito americano.
E’ stato definito un Maverick (espressione usata per definire un anticonformista, un cane sciolto, un dissidente, un membro “trasversale” del partito Repubblicano, che piaceva anche a molti Democratici). McCain era una figura davvero politicamente ambigua: “conservatore” in senso lato, Repubblicano da sempre, nel 1994 per esempio votò a favore della nomina Democratica dei giudici Bader Ginsburg e Breyer alla Corte Suprema.
McCain è stato a buon titolo un eroe di guerra. Nel 1967, durante la guerra in Vietnam, dopo esser precipitato sopra Hanoi col proprio elicottero, fu detenuto per quasi cinque anni e mezzo dai Vietcong. Passò circa due anni in isolamento, fu torturato a più riprese, riportò gravi traumi fisici, alcuni dei quali gli sono rimasti per tutta la vita.
McCain doveva rispondere ad alte aspettative: era infatti figlio e nipote di due generali della Marina americana, suo padre era il comandante della forze americane in Vietnam proprio nel periodo della sua prigionia. Era dunque ben conscio del “peso” del proprio nome, delle responsabilità connesse e non volle mai tradire il proprio Paese, neanche sotto tortura. Il periodo in Vietnam ha avuto un valore così forte per i McCain che la moglie Cindy, sabato, sulla strada per il funerale alla Cattedrale di Washington, si è fermata a deporre una corona di fiori al memoriale dei Caduti in Vietnam.
Una volta tornato negli USA, dopo un periodo trascorso da civile lavorando nell’azienda del suocero, dopo il congedo dalla Marina, McCain anche grazie all’influenza della madre Roberta, anche lei per una vita in Marina, intraprese la carriera politica: iniziò col presidente Reagan, divenne deputato (dal 1983 al 1987) e poi senatore dello Stato dell’Arizona. E’ stato candidato per ben due volte alla presidenza, nel 2000, quando è stato battuto alle primarie repubblicane da George W. Bush jr, e nel 2008, quando si è presentato in coppia con Sarah Palin a fronteggiare (il poi vincente) Barack Obama. Nel 2012 ha appoggiato il contendente Repubblicano Romney alle elezioni vinte di nuovo da Obama. Nel 2013 ha votato contro l’Affordable Care Act di Obama (diventato poi legge).
Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, un reduce di guerra come McCain non fu per questo contrario alla guerra, anzi, è stato un convinto sostenitore di tutte le guerre successive al Vietnam, pur condannando pratiche abominevoli come la tortura (ha duramente criticato Abu Ghraib).
SITOGRAFIA:
https://www.nytimes.com/2018/08/25/obituaries