Il Palio di Siena non è una manifestazione organizzata a scopo turistico: è l’essenza stessa della città. Il 20 ottobre prossimo, come sempre in Piazza del Campo, si terrà un Palio speciale per celebrare i cento anni dalla fine della Grande Guerra.
Come si legge sul sito ufficiale del Palio di Siena, il Palio è l’essenza stessa della città e della comunità senese, non è folklore o semplice nostalgica tradizione. Si tratta di qualcosa che, nonostante sia molto antica (le prime attestazioni ufficiali delle celebrazioni dei Palii con i cavalli sono del 1633) è, ancora oggi, nel 2018, estremamente presente, sentita e amata nel capoluogo toscano.
Dunque per i senesi non c’è modo migliore che istituire un Palio straordinario, che si terrà il prossimo 20 ottobre, per commemorare un anniversario importante per il Paese: i cento anni dalla fine della prima guerra mondiale (che saranno però il 4 novembre). Il Consiglio comunale di Siena in data 14 settembre ha dato l’approvazione ufficiale per il Palio: oltre ai tradizionali appuntamenti del 2 luglio e del 16 agosto, quest’anno si terrà un altro Palio anche in ottobre.
La proposta è arrivata lo scorso 23 agosto, quando Assoarma (l’associazione che riunisce tutte le organizzazioni afferenti all’Esercito e alle Forze dell’ordine) ha inoltrato la richiesta formale al Comune di Siena.
Con 23 voti favorevoli e 2 contrari, il Comune ha annunciato ufficialmente che il Palio straordinario si farà, come d’accordo con le contrade, che pure nei giorni scorsi comunque si sono divise tra favorevoli e contrarie (come spesso succede quando si ragiona di tradizioni popolari sentitissime come questa del Palio senese, la Toscana è fatta anche di questi piccoli grandi campanilismi). Delle 17 contrade riunitesi in assemblea, 10 hanno votato a favore (Aquila, Nicchio, Istrice, Tartuca, Selva, Pantera, Bruco, Civetta, Leocorno e Giraffa) e 7 contro (Drago, Montone, Chiocciola, Oca, Onda, Torre e Lupa, l’ultima a vincere il Palio lo scorso 16 agosto). Inizierà a questo punto l’iter tecnico per l’organizzazione del Palio al quale parteciperanno, come sempre, 10 contrade estratte a sorte almeno 10 giorni prima della corsa, tra quelle che hanno già dato la loro approvazione e quelle contrarie, che decideranno dopo una nuova assemblea se partecipare o meno al Palio del 20 ottobre.
Ognuna delle 17 contrade di Siena è come un piccolo Stato.
Ogni contrada è governata da un Seggio, con a capo il Priore e guidata nel Palio stesso da un Capitano, coadiuvato da due o tre contradaioli detti “mangini” o “tenenti”. Ogni contrada, entro il suo territorio, possiede una Chiesa, detta “Oratorio”, con annessa la sede ufficiale, dotata di un Museo, dove viene custodito tutto il suo patrimonio: i vari cimeli, i drappelloni delle vittorie, i costumi (quelli in uso e molti antichi), le bandiere, l’archivio e tutto quello che riguarda la vita della Contrada stessa. Le sedi delle contrade sono molto ben visibili nelle varie zone della città, tramite le bandiere e l’appartenenza ad ognuna di esse è qualcosa di così forte e istintivo per un senese che dura per tutta la vita. Al di fuori di ogni sede vengono affissi in una bacheca, oltre a tutte le notizie riguardanti la vita della contrada, anche gli annunci delle nascite (di figli di genitori appartenenti alla contrada) e delle morti degli appartenenti alla contrada stessa.
Il Palio a Siena è qualcosa di così radicato che non c’è nemmeno bisogno di un’organizzazione rigida scritta, tutti sanno che, cosa e quando succede.
I festeggiamenti e i “riti” iniziano quattro giorni prima della data di svolgimento del Palio, il 29 giugno per quello del 2 luglio e il 13 agosto per quello del 16 agosto.
Il giorno del Palio, i fantini con i cavalli escono dall’Entrone, ossia dall’ingresso principale del Palazzo Pubblico, in Piazza del Campo, sede del Comune. Ad ogni fantino viene consegnato un nerbo di bue con il quale potrà incitare il cavallo o ostacolare gli avversari durante la corsa. Si procede all’avvicinamento verso la “mossa”, ossia il punto dove sono stati tese due corde tra le quali dovranno allinearsi fantini e cavalli (quello dell’allineamento è un processo complicato che può richiedere anche molto tempo perché i cavalli, sovreccitati dalla confusione della piazza, non subito sono “docili” e disponibili ad obbedire al fantino). L’ordine di entrata in piazza è stabilito dalla sorte, infatti le Contrade vengono chiamate secondo l’ordine di estrazione, deciso segretamente e declamato ad alta voce dal mossiere. Nella piazza deve esserci l’assoluto silenzio. Se la partenza non sarà valida, uno scoppio del mortaretto fermerà i cavalli. Fantini e cavalli dovranno compiere tre giri di pista (della piazza) e il primo arrivato vince.
Vince sempre e comune il cavallo, non il fantino, infatti l’animale può arrivare anche “scosso”, ossia senza fantino. Sono i cavalli i veri protagonisti della giornata, i veri campioni.
I festeggiamenti iniziano subito: i contradaioli ricevono il Palio e con quello si recano alla Basilica della Madonna di Provenzano (per il Palio di luglio) o al Duomo (per il Palio di agosto) per cantare il Maria Mater Gratiae di ringraziamento alla Madonna.
Lo spirito comunitario e competitivo è sempre fortissimo ma tra settembre e ottobre, nella contrada vittoriosa, si svolgerà la “cena della vittoria” a cui parteciperanno migliaia di contradaioli e al posto d’onore, starà naturalmente il campione, il cavallo.
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