Da dove tutto ebbe inizio…
Alla maggior parte degli italiani (e non solo), pensando alla storia di Parma, viene subito in mente Maria Luigia, Napoleone e la storia del Ducato di Parma, che rivive nei monumenti del Centro Storico della città emiliana Capitale della Cultura 2020: il Parco Ducale, Piazza Garibaldi, il Duomo e il Battistero, Palazzo della Pilotta, con il Teatro Farnese e la Galleria Nazionale.
E proprio la Galleria Nazionale ci racconta, nelle sue prime stanze, gli “inizi” della città di Parma, quella parte di storia parmigiana forse poco conosciuta, ma non per questo meno affascinante: una parte di storia che vive sotto le strade del Centro, come Via Mazzini o Piazza Ghiaia, e che dopo un “lungo riposo”, è pronta a tornare alla luce e farsi ammirare dai parmigiani e non solo, in occasione del 2200esima candelina spenta dalla città.
“Per me passare in quel sottopassaggio era un’abitudine, oltre che una scorciatoia per evitare di aspettare il semaforo per attraversare la strada che separava Ponte di Mezzo da Via Mazzini: un autentico e affascinante salvavita quando ero in ritardo e dovevo raggiungere il centro”
Ma partiamo dal principio…Abbiamo detto che la Galleria Nazionale, nelle prime stanze, ci porta alle origini di Parma, quando ancora non era la città di ora, anzi non era proprio una città.
Infatti, nel Neolitico avanzato, esistevano solo dei piccoli insediamenti che corrispondono oggi alle piccole frazioni situate a sud-ovest della città : Pontetaro, Vicofertile e Gaione. Insediamenti che con la fine del Neolitico andarono lentamente a spopolarsi.
Di una Parma città “primitiva” si ha notizia solo nell’età successiva, quella del rame, alla quale risalirebbero alcuni villaggi corrispondenti alle attuali zone periferiche di Beneceto e San Pancrazio.
Ma è a partire dal XVI secolo a.C. che si diffusero nel territorio di Parma (e successivamente in tutta l’Emilia) le cosiddette terramare, i cui resti sono collocati sotto al centro cittadino, in alcune zone: uno all’incrocio tra strada della Repubblica e borgo Valorio, un altro tra stradello San Girolamo e il cortile del collegio Maria Luigia (Quest’ultimo fu uno dei primi siti in cui vennero eseguiti scavi scientifici, i più recenti eseguiti negli anni 1998, 2002 e 2005).
Gli studi condotti sugli scavi hanno evidenziato come la presenza di questi insediamenti e la loro continua costruzione abbia modificato progressivamente il paesaggio, prima ricco in vegetazione.
Tuttavia, ben presto anche questi insediamenti vennero abbandonati, per cause tuttora ignote, anche se si ipotizza che alla base vi siano stati fattori sia climatici che legati ad eventi storici. Per parlare nuovamente d’ insediamenti nell’Emilia, e in particolare nel territorio di Parma, bisognerà attendere l’invasione degli Etruschi, i quali nel VI secolo a.C. presero stabilmente il controllo della regione. E a raccontarci il loro dominio sono i resti rinvenuti in alcuni scavi, come quello di via Saragat, nella periferia sud, ma in seguito anche in quelli di Via Baganzola e dei quartieri di S. Pancrazio e Pedrignano (quartiere SPIP, vicino all’imbocco dell’autostrada)
Resti che raccontano le abitudini di quel popolo: la cucina, l’abbigliamento, la tessitura, la conservazione e il consumo dei cibi, ma soprattutto i riti religiosi.
Ma il pericolo era dietro l’angolo: Parma, ed in generale l’Emilia, si trovava in una posizione strategica all’epoca, e questo portò anche all’instaurarsi di rapporti con le aree culturali circostanti: veneta, ligure, i Celti di Golasecca. E proprio una popolazione celtica, i Galli Boi, proveniente dall’Antica Gallia, causò l’allontanamento degli Etruschi dai territori di Parma e l’abbandono dei loro villaggi. Un’ invasione, quella celtica, talmente rapida che non sono state rinvenute tracce d’insediamento nel territorio parmense.
Dopo un altro breve periodo in cui Parma fu disabitata, il 191 a.C. segnò l’inizio del dominio romano.
A segnare la disfatta dei Galli Boi nel territorio parmense furono le truppe romane guidate dal console Publio Cornelio Scipione Nasica (altre truppe, guidate da Manio Curio Dentato, avevano già conquistato l’odierna Romagna nel 283 a.C., sconfiggendo un altro popolo barbaro, i Senoni).
Ad unire le due porzioni di regione, quattro anni dopo, il console Marco Emilio Lepido il realizzò la via Aemilia per collegare le città di Placentia, Bononia e Ariminum.
A queste si aggiunsero Reggio Lepicum (Reggio Emilia), Mutina (Modena) e Parma, che vennero fondate nel 183 a.C.
Quello che si trovarono i Romani nel 183 a.C. fu un ambiente umido, a tratti ancora paludoso e caratterizzato da una fitta foresta, a causa delle deformazioni provocate dalla precedente edificazioni preistoriche; a questo va aggiunto come all’epoca il torrente scorresse più ad est rispetto a dove si colloca oggi.
Questo “spiega” il ritrovamento, all’altezza di quella che è l’attuale Via Mazzini, delle arcate del ponte di pietra, detto Pons Lapidis, costruito proprio in concomitanza con la costruzione della Via Aemilia, asse generatore nella costruzione della città.
Osservandola oggi dall’alto, Parma sembra aver conservato quella forma a “maglia quadrata” dell’epoca romana.
Al centro il Forum (oggi Piazza Garibaldi), fulcro commerciale e politico, dai quali dipartivano il decumanus maximus (porzione della Via Aemilia, oggi Via Mazzini e Via Repubblica) e il cardo maximus ( oggi Via Cavour e Via Farini, rispettivamente).
Ciò nonostante, quello che resta di quei tratti è davvero poco stando ai ritrovamenti effettuati: un tratto del decumanus è stato individuato nel 1953 all’angolo tra Piazza Garibaldi e Via Mazzini, mentre del cardo sono stati rinvenuti alcuni resti in corrispondenza di alcune laterali dell’attuale Via Farini, quando venne costruita l’attuale “Galleria delle Fontane”.
Stando ai vari ritrovamenti, il Forum fu costruito in senso nord-sud, e su esso si affacciavano la Curia (sede del governo cittadino), il Capitolium (tempio dedicato alle tre divinità Giove, Giunone e Minerva) la Basilica, un edificio civile tripartito in cui i magistrati locali amministravano la giustizia.
La zona tra le attuali Via Farini e Borgo Lalatta era invece occupata dal Teatro, considerato tra i monumenti più significativi del mondo romano, e dall’Anfiteatro, i cui resti sono stati reimpiegati nelle murature del Collegio di Maria Luigia.
Nella Parma romana non potevano mancare di certo le terme, luoghi di ritrovo per la popolazione di ogni ceto sociale, che erano localizzate nella zona sud-ovest della città, come testimoniano i resti rinvenuti in prossimità dell’attuale Ponte Caprazucca e della Chiesa di San Rocco.
Altro luogo importante era la necropoli localizzata generalmente a nord della città e che scavi recenti e il ritrovamento di sei epigrafi d’età imperiale hanno individuato in corrispondenza di Barriera Garibaldi.
Il resto della storia lo sanno tutti: lo raccontano i libri, i monumenti, gli edifici..ma ogni tanto è bello e affascinante poter riscoprire le origini, ma anche raccontarle.
SITOGRAFIA
https://it.wikipedia.org/wiki/Pons_Lapidis
http://www.lerma.it/preview/storie