Lo scorso 5 ottobre è stata approvata, a Verona, una mozione anti-aborto, finanziando associazioni cattoliche contrarie all’interruzione di gravidanza. Le donne italiane vengono nuovamente funestate da una decisione di altri sul loro corpo.
Non basta la mancanza di educazione sessuale a cui giovani devono sottostare.
Non basta che le donne siano giudicate per una scelta che riguarda solo il loro corpo.
Non basta che la percentuale di ginecologi obiettori, in Italia, sfiori il 70% (con picchi che arrivano quasi al 97% in alcune regioni, come il Molise).
Tutto ciò non basta.
Qualcuno sentiva il bisogno di impadronirsi ancora di più del corpo della donna e per farlo si è pensato di colpire su una tematica molto dibattuta, l’aborto.
Il 5 ottobre a Verona è stata discussa una mozione della Lega, che propone finanziamenti ad associazioni cattoliche che portano avanti iniziative ProVita, contro le interruzioni volontarie di gravidanza.
Una mozione che, ovviamente, non oscura la Legge n.194, che tutela l’interruzione volontaria della gravidanza, ma che rappresenta un ulteriore ostacolo alle donne che decidono di percorrere la strada dell’aborto.
A far discutere sui social media, è stato soprattutto il voto favorevole del capogruppo PD, Carla Padovani. Una decisione piuttosto lontana dalle linee del partito politico. La Padovani si era già espressa, in passato, contro le unioni civili, scelta che era stata criticata da molti politici del suo partito, compreso il segretario Maurizio Martina.
L’amministrazione veronese, con questa decisione, s’impegnerà ad inserire un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio di Verona, contrarie all’interruzione volontaria di gravidanza, come il Progetto Gemma, che si occupa di aiutare le donne in gravidanza con difficoltà economiche.
Con questa mozione si promuoverà anche il progetto regionale “Culla segreta”, che diffonderà manifesti pubblicitari negli spazi comunali, proclamando Verona “città a favore della vita”.
Durante la seduta del 5 ottobre non è stata discussa la mozione che vorrebbe la sepoltura dei feti dopo l’aborto, anche senza l’autorizzazione delle donne.
La mozione è stata accettata soprattutto per la grande influenza che hanno gli ambienti della destra nella città di Verona e del loro legame con le associazioni religiose.
Ciò che è successo a Verona è una grande violazione dei diritti delle donne.
Ovviamente ci sono state diverse proteste. Durante la seduta era presente un gruppo di attiviste del movimento femminista “Non Una Di Meno”, che si sono presentate vestite con mantelli rossi e copricapi bianchi, per ricordare le ancelle del libro e serie tv “The Handmaid’s Tale”.
Ricordiamo che le ancelle sono donne costrette a diventare pure “incubatrici” in una società distopica e patriarcale, che prende possesso del corpo delle donne.
L’aborto è un tema delicato. In Italia una legge a riguardo è arrivata solamente nel 1978; prima di quel momento, l’aborto era considerato un reato dal codice penale italiano.
Come già detto, la mozione di Verona non ostacola la Legge 194, ma mette in una posizione ancor più difficile la donna che decide di intraprendere un percorso difficile e doloroso come quello dell’interruzione volontaria di gravidanza.
Stiamo affrontando una questione, sicuramente, che comprende princìpi religiosi e morali, che in ognuno di noi coesistono.
Ciò che si chiede alle autorità, è la libertà di scelta da parte della donna che si trova di fronte ad una decisione importante per la sua vita.
Finanziare attività religiose antiabortiste è solo una delle tante decisioni prese da una politica che si sostituisce al volere delle donne. È un attacco a coloro che decidono d’intraprendere una strada, rispetto ad un’altra e ciò accade nel 40° anniversario della legge 194 del 1978.
Le donne, che decidono per un’interruzione volontaria della gravidanza, hanno bisogno di un’istituzione che le aiuti nel loro percorso, psicologicamente e fisicamente, non di qualcuno che le spinga a fare una scelta diversa.
La capogruppo del PD è stata sfiduciata dal suo partito, ma non si è dimessa.
L’aborto è un tema delicato, soprattutto in un Paese come l’Italia, che ha un alto tasso di obiettori di coscienza, con donne che sono costrette a spostarsi di ospedale in ospedale, ma anche di regione in regione, per portare a termine una decisione presa di loro spontanea volontà e che deve essere rispettata.
Nessuno fa propaganda pro aborto, nessuno dice di prendere alla leggera questa scelta, ma nessuno dovrebbe limitarla o giudicarla, né la politica, né le associazioni cattoliche.
Nessuna donna che decide di abortire deve essere giudicata per la sua scelta.
Si può sicuramente aumentare l’educazione sessuale tra i giovani, così da aumentare la contraccezione, utile sia per evitare gravidanze indesiderate e sia per evitare la trasmissione di malattie sessuali.
Ma no, rendersi una città Pro Vita, non rientra nelle decisioni che si possono prendere per poter discutere di un tema così controverso.