Antonio Dikele Distefano, già autore di diversi romanzi quali, “Fuori piove. Dentro pure.” “Passo a prenderti”, “Chi sta male non lo dice”, torna in libreria, con un testo sul senso di esclusione e isolamento, che vivono oggi gli immigrati di seconda generazione, seppur nati in Italia.
Zero, così soprannominato dagli amici, è il narratore di “Non ho mai avuto la mia età”. Angolano, nato in Italia, vive ai margini della periferia con la sorella Stefania unico punto fermo della sua vita, ed i genitori, che ostentano non pochi problemi. Già dalle prime battute si può ipotizzare, senza ombra di dubbio, che il soprannome del ragazzo, sia un chiaro riferimento dell’autore ad una condizione esistenziale:
Mi annullavo per paura di essere giudicato ed escluso. La paura di restare solo, per chi sa stare in silenzio, è molta di più, perché fa più rumore.
E’ una storia tutta in sottrazione, poiché la vita più che darti, ti toglie ogni giorno qualcosa e Zero non possiede niente. A sette anni ha dovuto brutalmente capire che le persone possono pure decidere di abbandonarti, di sacrificarti per una nuova relazione, come ha fatto sua madre. Zero è povero, non si aspetta più nulla dal futuro, è stato costretto a crescere troppo in fretta e non ha mai avuto la sua età.
“Anche quando diventi grande, tutto continua ad esserlo più di te”
Avere la pelle nera significa personificare il male e l’uomo bianco glielo ricorda di continuo. Se entri in un negozio i commessi ti guardano con sospetto pensando tu voglia rubare. Se «gli sbirri» ti fermano mentre sei in auto credono di trovarti con a bordo della droga, e se non trovano nulla devono comunque appiopparti una multa cercando qualunque pretesto, come non portare la cintura di sicurezza seduto dietro (chi mai indossa la cintura di sicurezza quando siede sui sedili posteriori?).
“La vita ci trattava come se volesse ucciderci, ma poi non ci uccideva”
In questa società è il colore della pelle a definire che sei. Le persone di cui potersi fidare sono poche, alberi ai quali sorreggersi e aggrapparsi in cerca di conforto e condivisione, come i tre amici insieme ai quali cresce, Inno, Sharif e Claud, e con i quali ama rifugiarsi sul tetto di un centro commerciale, «il tetto del mondo», come lo definiscono loro, un luogo dal quale poter esprimere tutto ciò che si desidera, tutti quei «voglio» urlati al cielo, alla luna e a Dio non concessi dalla vita. E poi c’è Anna, una ragazza bianca che gli fa capire che i bianchi non sono tutti uguali e che l’amore è capace di cancellare paure e pregiudizi.
Ma anche quei pochi attimi di felicità trascorsi insieme a lei, Zero non riesce a goderseli pienamente, poiché più che a viverli pensa a proteggerli prima che la vita possa sottrargli anche quelli. E infatti la vita non fa sconti a gente come lui. E la piega tragica che a un certo punto gli avvenimenti narrati prenderanno, darà conferma sul fatto che il destino non è benevolo, che «i bianchi nei neri vedono sempre qualcosa di cattivo», e che tuttavia questi bianchi dimenticano che l’identità di una persona non è la patria o il colore della pelle a darla e che non spetta loro quindi stabilire chi tu sia.
Titolo: Non ho mai avuto la mia età
Autore: Antonio Dikele Distefano
Casa Editrice: Mondadori
Anno: 2018
Pagine: 216.