Bambini che assistono ai conflitti genitoriali: conseguenze psicologiche nei figli di genitori divisi.
Essere bambini nel conflitto genitoriale è un’ esperienza, che se da un lato può aiutare i figli a osservare come gli adulti litigano, si accordano, cercando di risolvere i conflitti, dall’altro ha un alto impatto emotivo ed è spesso la causa di una sofferenza psicologica.
Quando un genitore deve comunicare al bambino che sta avvenendo una separazione, diventa importante fargli capire le reali motivazioni, affinchè il bambino non senta di essere il responsabile della rottura.
Già per lui, soprattutto se molto piccolo, si andrà a creare un vissuto di perdita, e non sempre si possiedono le capacità cognitive per comprendere quello che sta accadendo.
Si ha solamente la percezione di essere abbandonati, di non meritarsi l’amore dei genitori.
Ovviamente, gli effetti della separazione sul bambino dipendono da un insieme di fattori: storia familiare, possibili precedenti esperienze di perdita, contesto socio-culturale all’età, temperamento del bambino.
Esiste un tempo per strappare e un tempo per cucire”, talvolta “il tempo per strappare” lascia cicatrici molto profonde (Coelho)
Diventa quindi comprensibile che non è tanto la separazione in sé a creare problemi, quanto il conflitto genitoriale.
Spesso è cosi intenso da mettere in un angolo le emozioni dei bambini, i quali si richiudono in se stessi, sperimentando la solitudine o attuando una serie di comportamenti aggressivi che nascondono la rabbia e la frustrazione per quanto accade tra le mura di casa.
E’ ovvio che non tutte le separazioni genitoriali sono cariche di discussioni ed urla, ma molte volte queste sono componenti centrali dell’inizio della fine.
Elaborare la fine di un rapporto non è mai facile: cambiano le abitudini, cambia la quotidianità. Non ci si sveglia più con il papà e la mamma che ti danno il buongiorno, ma con solo uno dei due, che magari, preso dalla tristezza per la separazione, non sarà neanche presente quando deve per provvedere ai bisogni del bambino.
Tutto questo si ripercuote sulla vita scolastica e relazionale dei figli, che a scuola potranno avere un decremento nei voti, potranno vergognarsi della situazione a casa ed allontanarsi dagli amici.
Alienazione genitoriale: distruggere l’altro per paura di restare soli
Si impara a dover vivere in due case, avere due camerette, alternare le festività ora con la mamma, ora con il papà. Devono sottostare a regole diverse e quando al bambino viene concesso qualcosa che l’altro genitore aveva vietato, ecco che si iniziano a creare le prime ostilità verso il genitore “cattivo”.
Altre volte i bambini devono adattarsi anche alla presenza di nuovi compagni, altri adulti a cui tener conto, che spesso inaspriscono solo il rapporto con i genitori.
Oltre a tutto ciò i bambini reagiscono manifestando diversi tipi di sofferenza: ansia, irritabilità, comportamenti aggressivi, sentimenti di vergogna e isolamento sociale.
Spesso crescono odiando uno dei due ed una situazione a cui spesso si arriva è il conflitto tra genitore alienante ed alienato. Il primo è colui che insinua il dubbio nel bambino, raccontando aspetti negativi del partner fino al punto di denigrarlo.
In questo modo il figlio diventerà suo alleato. L’alienato invece è il genitore che subisce una vera e propria campagna diffamatoria e nella maggior parte dei casi si ritroverà a perdere il rapporto con il proprio bambino.
“Queste persone possono anche temere di rimanere sole o venire abbandonate dai figli e nutrono un forte desiderio di punire l’altro genitore” (A. Baker)
L’alienazione genitoriale non è considerato un disturbo mentale (non è infatti inserito nel DSM) ma è comunque produttore di negatività. Si tratta infatti, secondo lo psichiatra Gardner, di una vera e propria “programmazione” dei figli che andrebbero a perdere il contatto con la realtà degli affetti e a manifestare astio ed odio nei confronti del genitore alienato.
Tutto ciò porta a conseguenze come stress, alterazioni dell’alimentazione e del sonno. Non essendo una malattia ovviamente non ci sono medicinali per poterla curare. Tuttavia è importante instaurare un percorso psicologico con il genitore alienante affinchè possa cambiare mentalità e permettere al genitore alienato di recuperare il rapporto con il figlio.
Purtroppo il divorzio a volte può essere la soluzione migliore. Soprattutto se va a placare i conflitti a volte è l’unica via di uscita per una relazione che è destinata a terminare. Se di mezzo ci sono i figli, le cose si complicano, ma non si dovrebbe mai impedire ad un bambino di poter crescere con i suoi genitori. Questi sono le prime persone con cui ci relazioniamo ed il rapporto con loro è alla base di tutti i futuri legami che instauriamo con gli altri.
Fonte:
http://www.psicoterapiabusto.it/
Lettura consigliata:
“Figli divisi: storie di manipolazione emotiva” – Amy L- Beker