Grandi notizie per tutti i fan di Umberto Eco: Rai 1 trasmetterà sugli schermi, per la regia di Giacomo Battiato, “Il Nome della Rosa” in versione serie televisiva.
La nuova serie, dal sapore macabro, prodotta da 11 Marzo Film, Palomar e TMG, si preannuncia come una delle più attese della stagione. Ben 8 sarebbero gli episodi previsti, della durata di circa 50 minuti ed un cast di livello internazionale tutto da scoprire.
Il promo è stato rilasciato proprio lo scorso 15 ottobre anche se però, ancora, non esiste una data certa riguardo il suo debutto; c’è chi parla di autunno e chi di primavera, in ogni caso tenetevi pronti!
La fetta di pubblico più curiosa si è già posta alcune interessanti domande sul cast: chi interpreterà, ad esempio, il ruolo di William di Baskerville, il monaco francescano a noi già noto che, nel XIV secolo, indaga sui macabri delitti che sono il fulcro del romanzo di Umberto Eco? Per questo ruolo, sembrerebbe esser stato scelto John Turturro, attore e sceneggiatore americano visto in film del calibro di “Il Grande Lebowski”; “Trasformers” ; “Pelham 123″. Riuscirà, il nostro eroe, a farci dimenticare di Sean Connery?
“Il Nome della Rosa” versione serie televisiva altro non è che un adattamento all’omonimo best seller d’esordio del 1980 di Umberto Eco e, per questo, ne ricalcherà la trama, seppur con qualche concessione narrativa. Basata sull’ espediente letterario del ritrovamento di un vecchio manoscritto, è ambientata verso la fine del 1327 ed ha come protagonista l’ormai anziano monaco Adso da Melk, che decide di raccontare le sue avventure giovanili. Il romanzo -lo ricordiamo- non è un semplice giallo storico ma, al suo interno, contiene interessanti digressioni filosofiche, religiose e morali. È ragionevole, dunque, pensare, che la sceneggiatura cercherà di soffermarsi molto più sugli aspetti strettamente tipici del giallo storico, piuttosto che sulle parti più legate all’uso della lingua latina e alle digressioni filosofiche, così da rendere la serie dinamica e capace di tenere gli spettatori con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo!
La linea narrativa si innesta, dunque, su quella del suo predecessore, mentre visivamente dà l’aria di essere molto più patinata e meno oscura. Nel film con Sean Connery, l’occhio dello spettatore è rimasto senza ombra di dubbio particolarmente colpito dall’atmosfera funerea, lugubre, in cui ogni anfratto del monastero era irto di pericoli. A questo si poteva aggiungere, inoltre, una chiara rappresentazione della sessualità repressa dei monaci, in bilico tra carnalità e necessità di espiazione di cui, ora, non sembra più esservi traccia.
Fonte: https://www.comingsoon.it
Milena Vittucci