Stefano Sollima e le crime story rappresentano un connubio piuttosto rodato, perlomeno in Italia.
Basti pensare a serie televisive narranti la criminalità italiana come Romanzo criminale o Gomorra; questa volta Sollima amplia la sua geografia cinematografica, e ci narra una storia di frontiera, ambientata tra l’America e il Messico.
Un film in salsa western moderno, con tanto di Cartelli e signori della droga messicani, agenti del F.B.I e misteriosi killer Sudamericani.
Il film in questione è Soldado, sceneggiato da Tyler Sheriden, e facente parte di una trilogia cinematografica, che ha lo scopo di raccontare la frontiera Americana, in tutta la sua violenza e contraddizione.
Ogni film è girato da un regista diverso: in “Sicario”, primo film della serie, toccò a Denis Villeneuve. Ora in “Soldado”, è il turno di Sollima. Per il terzo film, non ancora in produzione, non sappiamo al momento il nome del regista. A Sollima il compito di arricchire e esplorare nuovamente l’universo narrativo tracciato nel film precedente.
Dal vecchio cast, vengono riproposti gli attori Josh Brolin e Benificio Del Toro, che tornano rispettivamente nel ruolo del poco ortodosso agente del F.B.I Matt Groening, e nel iconico killer sud americano Alejandro. Soldado quindi riprende i tratti e i temi del film scorso, oltre che i due protagonisti, ma può essere visto è apprezzato anche come pellicola assestante.
La frontiera
Sollima si presenta al pubblico internazionale, girando un film preciso, diretto da manuale, senza sbavature. Per tutta la durata della pellicola, lo spettatore è incollato allo schermo, dove si susseguono violenza, scontri a fuoco e spettacolari azioni del F.B.I e delle forze militari americane.
Il film si muove così, da un registro Pulp, d’azione e puramente spettacolare, a uno più alto, che ricorda le lande desolate, la terra rossa e i luoghi di frontiera di Sergio Leone.
Sollima combina le due fasi, mostrandoci un affresco di una America oscura, ipocrita, pronta a combattere la criminalità con i suoi stessi mezzi, senza scrupoli.
Facendo di fatto sbiadire il confine tra bene e il male, che per tutta la durata del film rimane sfumato, come sospeso. La frontiera, quindi, non è solo quella che separa i due stati, ma è anche quella tra il bene e il male, tra legalità e crimine, tra vita e morte.
Ci sono temi scottanti di attualità, come la questione del “muro” tra Messico e Stati Uniti, e la conseguente tratta d’immigrati da cui i Cartelli messicani sembrano arricchirsi, sulla pelle di povera gente disperata alla ricerca di una vita migliore in America.
C’è il terrorismo: l’attentato in un piccolo supermercato americano con cui si apre il film è girato magistralmente, e provoca allo spettatore una scossa e uno sbalordimento emotivo che lo accompagnerà per tutto il film.
C’è il traffico d’armi e di droga, e soprattutto c’è un America che vuole apparire a tutti costi pulita. Poco contano i morti, la collusione tra agenzie statali e criminalità, quel che conta è salvare le apparenze.
C’è tutto questo in Soldado di Sollima.
È tutto ciò lo rende un film certamente interessante, che intrattiene, ma che sa anche fare male, colpire e strattonare lo spettatore, senza lasciarlo indifferente.
SITOGRAFIA:
https://www.tpi.it/2018/11/06/soldado-film-2018/