Cappuccetto Rosso, una storia antica, ma sempre attuale, densa di significati ed insegnamenti utili: una bambina in cammino, attraverso un bosco, una nonna anziana da accudire, una mamma che raccomanda attenzione, un lupo cattivo pronto a mordere.
Dobbiamo considerare la vita odierna come una sfida costantemente aperta, con e contro noi stessi, imposta o quasi forzata dalla realtà che viviamo. Una prova di coraggio, che ci porta ad abbattere muri, riflessioni, false morali, che minuto dopo minuto, ora dopo ora innescano pericolosi ostacoli.
Una trama dalle mille sfaccettature
Tutti conosciamo la storia più antica che si tramanda dai genitori ai figli (creando un circolo vizioso), attraverso la quale si cresce apprendendo la difficoltà nel saper riconoscere il pericolo. Già allora i fratelli Grimm nello scriverla, volevano lasciare un messaggio tra le righe alle generazioni future: riflettere sul rapporto che intercorre tra paura e incoscienza, quest’ultima considerata una caratteristica peculiare di bambini e adolescenti.
Tra morale e coscienza
Indagando a fondo sul concetto analitico della fiaba si noterà che, la disobbedienza che porta Cappuccetto Rosso ad incontrare il lupo, è solo un mancanza di esempio e buon educazione di alcuni fanciulli. In altre parole, rappresenta il non udire le raccomandazioni ed intraprendere la strada della perdizione, arrivando a perdere la luce in fondo al tunnel. Dunque una morale più viva che mai oggi.
Nell’era di internet, di una divisione netta tra benpensanti e non, il lupo cattivo è dietro l’angolo pronto ad accoglierci nel suo ventre. Ed è qui allora, che subentra la nonna, icona di coscienza e sapienza. Icona di esperienza e maturità. Solo che per il fratelli Grimm è malata, lontana e isolata. E’ come parlare della nostra generazione dunque. Siamo persi, allo sbando, viaggiamo su un filo che si assottiglia sempre di più.
Il messaggio appare chiaro: raggiungere queste qualità, più che mai essenziali, vorrebbe dire mettere a repentaglio la nostra infanzia, il nostro futuro. O meglio mettere in serio pericolo la Cappuccetto Rosso che vive in noi. Il viaggio all’interno nel nostro bosco interiore, sarà pertanto indispensabile e d’obbligo, ma che forse non sempre siamo in grado di affrontare.
Perdere il pelo, ma non il vizio
Spesso si tende a confondere innocenza con ignoranza, il bambino è per sua natura innocente, cioè ha un cuore puro, le sue intenzioni persino quelle birichine non hanno intenzioni cattive, donde L’INGENUITÀ; l’ignoranza invece è soltanto la mancanza di conoscenza che il bambino ha con sé perché immaturo, ma se cresce e rimane ignorante allora le sue azioni tenderanno alla FURBIZIA priva di ingenuità.
Diventare consapevoli non vuol dire perdere l’innocenza ma non essere più ignoranti, ma usare la conoscenza per intenzioni furbesche rende l’ignoranza un attitudine crudele. L’innocenza è una questione di cuore non è l’ingenuità mentale di mancanza di ragionamenti.
Cappuccetto Rosso è innocente ed ingenua “una ragazzina dolce e buona; tutti quelli che la vedevano l’amavano”, ma questa bontà la rende anche preda, la mamma fa fare alla bimba un viaggio pericoloso senza munirla delle dovute armi conoscitive (come fanno spesso moltissimi genitori ed istituzioni pseudo – educative politiche scolastiche e religiose) Cappuccetto porta del cibo ma è anche lei stessa cibo, si identifica con la passione orale, con il messaggio da portare alla nonna.
Tempo e spirito faranno il loro gioco
Il tempo nello spirito è una dimensione eterna, trascendentale. Ma nella fiaba è la pienezza del Lupo che divora la nonna (l’esperienza), sembra che sia il male a prevalere sulla dimensione temporale. Siamo come Cappuccetto sempre in ritardo nell’ arrivare al’incontro con la saggezza (la Nonna). La saggezza del lupo è quella materiale, furbizia, crede di saperlo, ingolfarlo e divorarlo tutto, ma è alla fin fine falsa: ecco il falso io di Cappuccetto, travestito di Nonna, è quella parte nostra che crediamo adulta, colma di esperienza, ma in verità ci divora da dentro.
Dobbiamo trovare dentro questo falso io la comprensione ed iniziare un cammino di morte (il lupo che divora anche l’anima, cioè Cappuccetto). Dunque porci un quesito fondamentale: crescere o marcire. D’altronde la vita non ha valore per la prestazione ma per la presenza, nulla e nessuno appare invano.
L’interpretazione di questa favola ci porta ad evolvere schemi ed archetipi, dove creatività, voglia di sapere e conoscere, non vengono divorate da quelle forme convenzionali che la società impone. Anzi ci permettono di ritrovare un nuovo modo di pensare, credere e soprattutto una fiducia nuova nell’esistenza.
Il finale della nostra favola, dobbiamo deciderlo noi. Nella mia, Cappuccetto Rosso si salva da sola, decidendo di credere nel lupo, perdendo ogni pregiudizio, imparando a crescere attraverso le avversità. La vita ci ferisce, ma ogni cicatrice non è nient’altro che un insegnamento a non commettere più lo stesso errore.
Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili. (Lucio Ananeo Seneca).