Dal 2016 va in onda in Italia la fiction anglo-italiana I Medici (di cui attualmente Rai Uno sta trasmettendo la seconda stagione) che racconta la storia dell’ascesa della più famosa famiglia fiorentina della storia: i Medici.
In effetti la loro storia sembra concepita apposta per essere una fiction, un romanzo, e al di là degli elementi inseriti ad hoc per “bucare lo schermo” si è trattato davvero di un’ascesa irresistibile, con amori, gelosie, congiure, guerre, grandi business.
La fiction Rai
La prima stagione della fiction, composta da otto episodi (andata in onda del 2016, col sottotitolo L’arte del potere) si chiama Medici: Masters of Florence. Come dice il titolo, racconta la storia dell’ascesa della famiglia fino a divenire i padroni di Firenze, a partire dall’ascesa di Cosimo il Vecchio (interpretato da Richard Madden), figlio di Giovanni de Medici (nella fiction Dustin Hoffman), assassinato già nella prima puntata tramite il veleno.
La fiction, con continui flashback, racconta proprio di come i Medici, vent’anni prima, fossero riusciti ad assicurarsi la gestione del Tesoro papale e a porre così le basi per la loro incredibile ricchezza a partire dall’attività bancaria di famiglia.
La prima stagione si muove sostanzialmente su due binari: la continua lotta per il potere fra i Medici e gli Albizi, un’altra potente famiglia fiorentina, e il rapporto di potere e conflittualità fra i Medici e il Vaticano.
La stagione attualmente in onda (col sottotitolo L’arte della rivoluzione) è intitolata Medici: The Magnificent. Racconta la storia della vita di uno dei membri più illustri di questa famiglia straordinaria: Lorenzo, che verrà poi detto Il Magnifico. Durante quel periodo straordinario che fu il Rinascimento, porterà all’apice Firenze e la stessa famiglia dei Medici.
Gli episodi vanno in onda tutti i martedì sera su Rai Uno e sono anche disponibili sulla piattaforma streaming Rai Play. Una terza stagione de I Medici è già in produzione, e i personaggi di Daniel Sharman e Alessandra Mastronardi sono stati confermati.
Il set tra Firenze e Roma
Le riprese sono state svolte per entrambe le stagioni fra Firenze, in cui la produzione della fiction ha potuto filmare in luoghi straordinari quali il Duomo, il Battistero, il Bargello, Palazzo Vecchio, San Lorenzo, e Roma. Per gli interni di Palazzo Medici è stato utilizzato il palazzo Piccolomini di Pienza.
La maggior parte delle scene in playback sono state girate a Montepulciano. Gli ideatori della serie sono Frank Spotnitz e Nicholas Meyer, la produzione è di Lux Vide, Rai Fiction, Wild Bunch e Big Light Productions e la regia è curata da Sergio Mimica-Gezzan, Jon Cassar e Jan Michelini.
La storia oltre la finzione
Al di là della fiction e dei possibili spoiler, conosciamo insieme i personaggi principali della storia.
Giovanni di Bicci (interpretato da Dustin Hoffman)
Giovanni di Bicci de Medici (1360-1429) era uno dei cinque figli del mercante della lana Averardo de Medici (detto Bicci), diventato discretamente ricco grazie ai suoi commerci, e Jacopa Spini.
Alla morte di Bicci, nel 1363, il suo modesto patrimonio fu diviso fra i cinque figli, per cui Giovanni dal padre non aveva certo ereditato una fortuna.
Vieri de Medici
La sua vera fortuna fu lo zio, Vieri de Medici, che era assai più ricco: possedeva infatti uno dei banchi (così numerosi nel capoluogo toscano in quel periodo; si può dire fossero gli antenati delle nostre banche) più floridi di Firenze, presso cui Giovanni andò a svolgere “l’apprendistato”. Alla fine divenne così abile da gestirne la “filiale” romana.
Nel 1385 Giovanni, anche grazie all’investimento di parte della dote della sua sposa, Piccarda Bueri, rilevò l’intera attività bancaria dello zio quando questi si ritirò, e ne divenne l’unico responsabile (eccetto qualche socio oltre lui).
Successivamente trasferì la sede del Banco unicamente a Firenze, nei pressi di Orsanmichele. Lì, anche grazie alle conoscenze nell’ambiente del commercio delle stoffe derivategli dal defunto padre Bicci, iniziò a mettere insieme una vera fortuna, oscurando in breve tutti gli altri banchi e famiglie rivali. Cosi, già all’inizio del Quattrocento, il Banco dei Medici aveva altre due filiali in due Stati cardine per l’Italia del tempo, la Serenissima Repubblica di Venezia e la Roma dei Papi, più un’altra sotto-sede (dipendente però da quella di Roma) a Napoli. Nell’impresa di famiglia si impiegarono presto anche i figli di Giovanni: Cosimo e Lorenzo.
Essere riuscito a diventare di fatto il banchiere del Papa, per Giovanni de Medici fu un affare immenso, l’inizio dell’ascesa reale della famiglia.
L’inizio di un’ascesa irresistibile
Giovanni de Medici aveva intrecciato un certo rapporto con l’antipapa (essendo il Papa della fazione pisana durante lo scisma del 1410) Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Costa. Questi aveva bisogno di fondi per mantenere consolidata la propria posizione dall’altro antipapa Benedetto XIII (della fazione avignonese) e dal Papa “legittimo” Gregorio XII.
In Toscana c’erano allora tanti Banchi cui rivolgersi per ottenere agevolazioni e denaro, ma quello dei Medici di Firenze si delineava già come il più importante e prestigioso, per cui per Giovanni XXIII fu abbastanza naturale rivolgersi al loro.
Il vento cambia
Fu tuttavia una fortuna breve. Appena cinque anni dopo, nel 1415, che l’antipapa Giovanni fu deposto dal Concilio di Costanza e i Medici dovettero spartire i loro danarosi affari con gli altri creditori del Papa, gli Alberti, i Ricci e gli Spini.
Nel 1420 però il Banco Spini fallì e Giovanni de Medici potè tornare ad essere uno dei maggiori banchieri d’Italia e assicurare una fortuna più duratura alla famiglia.
Tale fortuna gli permise fra l’altro di poter inviare il denaro necessario alla scarcerazione (tramite l’allora direttore della filiale romana del Banco Medici Bartolomeo Bardi) dell’antico “alleato” e amico Giovanni XXIII, rinchiuso nel 1415 a seguito della sua dichiarazione ufficiale ad antipapa e dell’accusa di essersi comprato il cardinalato.
Addirittura, il legame coi Medici fu così importante che egli fu accolto (anche col benestare di Martino V) e poi sepolto a Firenze, nel Battistero di San Giovanni, in un sepolcro splendidamente ornato da statue di Donatello e Michelozzo su ordine di Cosimo, il figlio di Giovanni.
Giovanni di Bicci, a dispetto della grande ricchezza accumulata, come del resto fece anche la famiglia dopo di lui, non chiese mai di ricoprire alcuna carica pubblica.
Anche questo rende straordinari i Medici: mai nessuno come loro si impose sulla vita della città di Firenze, nè incarnò lo spirito del Rinascimento, arrivando addirittura ad essere identificati con esso, ma sempre senza chiedere per sé delle cariche pubbliche, limitandosi ad accettarle quando venivano loro “offerte”.
Un’ambizione che smuoveva le montagne
Giovanni de Medici non ebbe mai velleità di governo proprie: fece però in modo che gli venissero offerte delle cariche sempre più importanti per via del suo potere non-ufficiale che, ieri come oggi, era dato dal denaro e dalle conoscenze.
Una presenza come quella dei Medici non si poteva certo negare in una città in piena espansione come la Firenze del ‘400. Anzi, per curare gli interessi della città si iniziò a coinvolgerli anche nella gestione degli affari pubblici, come se la Città del Giglio fosse “un’estensione” del loro rinomato Banco.
La carriera diplomatica
Giovanni de Medici iniziò nel 1402 come diplomatico (a seguito della complessa crisi apertasi con la morte di Gian Galeazzo Visconti) e come Priore dell’Arte del Cambio, che era già la “sua” corporazione (le corporazioni nell’Europa del Basso Medioevo erano nate come tutele,anche pratiche, per tutti coloro che svolgevano uno stesso mestiere; qualcosa di simile ai moderni sindacati ma con le dovute differenze).
Giovanni fu inviato in missione diplomatica a Bologna, divenne governatore di Pistoia, nel 1408 e nel 1411 fu ancora Priore dell’Arte del Cambio. Nel 1419 divenne uno dei Dieci di Balia e nel 1421 ricoprì la carica pubblica forse più importante di Firenze, ossia quella del Gonfaloniere di Giustizia, con sede a Palazzo Vecchio. L’ultimo incarico ufficiale di Giovanni fu quello di ambasciatore a Venezia nel 1424.
L’istituzione del catasto
Tra le varie iniziative adottate, nel 1427 fu proprio Giovanni de Medici ad istituire il catasto a Firenze.
Prima di allora il sistema di tassazione in città era basato su un sistema abbastanza complicato di tasse indirette relative ai consumi dei cittadini, dunque riguardava in egual misura tutti, dai ricchissimi Medici ai più banali accattoni, e soprattutto si basava sulle gabelle e sui dazi imposti, alle persone e alle merci.
Invece Giovanni di Bicci (e fu questo che attirò il favore popolare e l’invidia delle altre grandi famiglie sui Medici, che la vedevano come una manovra, come direbbe oggi qualcuno, “populista”, ossia marcatamente a favore del popolo per attirarne il consenso) tarò il sistema di tassazione in altro modo: lo rese proporzionale al reddito, così che ognuno pagasse in relazione alle proprie entrate.
La tassazione
Oltre alla tassazione “ordinaria” ne esisteva un’altra per i momenti di necessità “straordinarie”, come le guerre, per cui era stato predisposto un sistema delle cosiddette prestanze grazie alle quali prestiti volontari o “forzati” venivano erogati da un Banco “cittadino” che era al servizio di Firenze ma imponeva tassi altissimi, una speculazione continua, un sistema di restituzione alquanto complicato e soprattutto un continuo afflusso di denaro verso i più ricchi, che erano gli unici ad avere dei soldi da impegnare nei momenti di crisi.
Quando si rese però necessario avere dei soldi veri, e tanti per di più (come durante la guerra con i Visconti di Milano nel 1427) a Firenze si mise mano ai beni dei più abbienti, inclusi ovviamente anche i Medici (che disponevano di beni soprattutto mobili) e i loro “storici” avversari, gli Albizzi.
Il consenso popolare
Giovanni, nonostante tutto, conservò il favore popolare al punto che negli ultimi anni di vita era uno dei cittadini più eminenti e rispettati di Firenze. Era diventato una vera autorità, che davvero impresse la propria impronta sulla città.
Grazie a lui si diede il via al progetto di ampliamento della chiesa di San Lorenzo intorno alle cappelle (dove sono ancora oggi sepolti i Medici più eminenti, tra Sagrestia Vecchia e Nuova) e al transetto.
I Medici erano ben riconoscibili anche dalla loro residenza. Infatti fu Giovanni che costruì il primo nucleo del grandioso Palazzo Medici, allora in Via Larga, oggi Via Cavour.
Nel 1422 Papa Martino V offrì a Giovanni di Bicci il titolo di Conte di Monteverde. Ma egli ritenne che accettare un titolo nobiliare fosse eccessivo per un cambiavalute e avrebbe attirato ancora di più le invidie e le gelosie degli altri. Per continuare a gestire i propri affari come sempre, Giovanni dunque rifiutò il titolo nobiliare.
Giovanni di Bicci morì a Firenze il 20 febbraio 1429.
Link utili:
- Biografia di Giovanni di Bicci sulla Treccani
- Il sito web di Palazzo Medici Riccardi, denominato “la casa del Rinascimento” http://www.palazzomediciriccardi.it
- Il sito web dell’Opera Medicea Laurenziana
- Il sito dei Musei Civici fiorentini