Il turismo italiano è costituito anche da parchi a tema e da strutture in cui si divulgano culture e tradizioni.
Pensiamo per esempio a Fico, il Parco di Eataly alle porte di Bologna, la cui missione sarebbe quella di divulgare messaggi alimentari seri e salutari contro la moda di Fast Food e cuochi fai da te di show televisivi.
Tuttavia, all’esterno, vi sono animali vivi che dovrebbero rappresentare la fattoria di una volta, ma che in realtà sono asserragliati in un angolo, stretti in ambienti ridotti che non rendono loro giustizia.
Le razze equine italiane non si fermano al TPR del Fico. Pensiamo ad esempio al Bardigiano o al Murgese, orgoglio anche dei Carabinieri. Un Musée Vivant come quello del Cavallo a Chantilly (Francia) è qualcosa di assai diverso rispetto a quanto proposto dal parco bolognese.
Qui troviamo spazi in cui gli animali vengono utilizzati in occasioni speciali, come i mercati alimentari dove si impiegano pony per il battesimo della sella. Il tutto avviene nel caos e nel poco spazio della fiera.
In questo modo, lo spazio assai limitato non rappresenta certo un bene sper l’equino il cui impiego è solo quello finalizzato all’esibizione.
La città può essere un luogo ideale per questo compagno che ha servito l’uomo in pace ed in guerra, ma non certo all’interno di esposizioni come quelle alimentari, volte a promuovere questo particolare legame uomo-animale e gli sport da esso derivanti.
Esistono ambienti urbani in cui godere di un’insolita natura come Villa Borghese (Roma), Central Park (New York), Hyde Park (Londra) o Versailles (Francia). Oppure la nostra Piccola Parigi (Parma), che ospita l’evento “Cavalli e Carrozze”.
Fico chiede al publico suggerimenti e feedback. Raccogliamo volentieri l’invito e proponiamo di rimuovere lo spazio dedicato agli animali, per ricrearlo in ambiente più consono al loro benessere, che non è certo un recinto così ristretto.
E le fiere? Basta battesimi in piccoli spazi tra i banchi, in mezzo alla folla e con uno stress inutile per questi bellissimi e fieri animali.