Eccoci, manca una settimana a Natale, ma soprattutto, mancano meno di dieci giorni a “Tanti auguri di Buon Natale anche a te e famiglia”
E sui social impazzano le immagini e post ironici su come gli auguri per le feste, da qualche anno a questa parte, siano praticamente fotocopie e come scrivere qualcosa di diverso dall’ormai standard, sia roba quasi anormale.
Si, stiamo entrando in un momento nostalgia.
Ma dato l’avvicinarsi delle feste, è inevitabile una riflessione.
Siamo nell’era di Whatsapp e Telegram, di offerte con minuti illimitati, messaggi illimitati e millemila giga, comunichiamo con il mondo intero a prezzi irrisori.
Se torniamo indietro nel tempo, possiamo ricordare le corse per attivare le supermegaofferte a tempo limitato.
Sì, quelle che ti davano un tot di messaggi gratis per numeri dello stesso operatore, che scadevano inderogabilmente il 6 gennaio: parliamo dei tempi della Tim Tribù, giusto per fare un esempio.
Purtroppo, da qualche anno, la moderna comodità ha praticamente ridotto in fin di vita una delle cose belle di questo periodo: gli auguri.
Si, sembrano banali lo so. Eppure forse ci siamo troppo abituati a frasi sempre uguali per tutti, che non ricordiamo la sensazione che dona un augurio che sia solo per noi.
Ormai anche fra parenti, se non ci si vede per le feste, si usa il messaggino inviato by social o by whatsapp.
Un’ immagine a tema natalizio, con sopra gli auguri standard “Buon Natale a te e famiglia” o simili, magari sbrilluccicosa, o addirittura una gif animata, da inviare a tutta la rubrica.
Quando non c’era whatsapp e nemmeno internet sul telefonino (caro vecchio Nokia) e gli sms avevano un certo costo, non mandavi messaggi a tutti i contatti, ma a pochi eletti.
Dopo lo screen alla rubrica, selezione delle persone a cui mandare un messaggio più particolare e personalizzato. Per la crème de la crème si arrivava a mandare l’mms.
Potrà sembrare una cosa banale, ma parte della magia del Natale risiede anche in questo. Una parola in più, un “ti voglio bene” alla fine del messaggio, un cuore o una faccina che sorride.
Piccolezze, che però possono significare molto per chi riceve il messaggio.
Viviamo in un’epoca dove ognuno di noi è un’isola, dove l’unico interesse è quello personale e non vi è nemmeno un piccolo spazio per il bene comune.
Essere educati e rispettosi sembra quasi passato di moda. Siamo stracolmi di paure, di ansie, di preoccupazioni.
Spesso non lasciamo nemmeno uno spiraglio alla positività. Se poi aggiungiamo i media e i social pieni di modelli non proprio consigliabili, beh…il capolinea è vicino.
A tal proposito, si potrebbe aprire una parentesi (e concludere l’articolo) su uno spot pubblicitario per gli auguri che mette una tristezza assoluta.
Quest’anno, il trofeo per la pubblicità natalizia più brutta lo vince sicuramente la Wind con un Rosario Fiorello che esclama “La gente, vuole solo i regali”.
Siamo davvero diventati solo questo? Gente che si preoccupa solo dei regali e non degli affetti?
Se è così, allora qualcosa è andato storto nelle nostre vite. Se diamo più importanza ad un oggetto inerte, che a quanto sia bello ritrovarsi in famiglia e/o con gli amici, con ogni probabilità abbiamo un “bidone della spazzatura al posto del cuore”.
Abbiamo tutto a portata di mano, a portata di click.
Almeno per questo periodo dell’anno, non stiamo sempre a conformarci, ad adattarci allo standard che la società ritiene normale.
Proviamo a non essere quelli che vogliono solo i regali, a ritrovare gli affetti, a rimarginare le ferite dei litigi, a cercare persone che non sentiamo da lungo tempo. Cerchiamo di non essere solo delle isole.