Le donne sono ancora discriminate sul posto di lavoro? Quali sono le prospettive adottate dai contesti organizzativi?
Quanto è grave il fenomeno della discriminazione di genere?
Da un’indagine condotta da Adp in Europa nel 2018 risulta che un lavoratore su tre si è sentito discriminato sul posto di lavoro, in questa stessa indagine risulta che, con il suo 42%, l’Italia è in testa alla classifica.
Andando ancora più a fondo nell’indagine si scopre che quasi la metà delle donne
Risulta anche, da quanto detto da Seth – il Consigliere economico delle Nazioni Unite – che lo stipendio delle donne è il 23% in meno di quello degli uomini. Nessuna donna, in nessun paese del mondo, riceve lo stesso stipendio di un uomo.
In che modo si esplicita la discriminazione?
Le cause della discriminazione di genere sono molteplici e molto sentite dalle donne. Ci sono diverse testimonianze che vedono le donne in condizione di disparità sin dai colloqui di selezione, in cui spesso si fanno domande personali. Una volta assunte, si ritrovano a firmare le dimissioni in bianco di quello che, per la maggior parte, è un contratto precario o a tempo parziale.
Come è cambiata la visione delle donne nelle organizzazioni con il tempo?
Se fino agli anni ’60 non si considerava neanche un tema da valutare, negli anni ’80 si comincia a riconoscere la differenza tra uomo e donna.
Il progressivo aumento delle donne nei contesti lavorativi le porta anche a richiedere di accedere alle posizioni di management nonostante queste non siano quasi mai accontentate. Da questo dato di fatto nasce la prospettiva Women in Management utile a raccogliere i dati per la rappresentazione della discriminazione di genere sul posto di lavoro.
Nei nostri giorni si sta assumendo sempre di più un approccio che va oltre la differenza, decostruendo significati impliciti, rischiando di perdere i punti di riferimento ma portando ad una cultura non escludente.