Erano diversi anni che progettavo di ripercorrere le orme di Zafón attraverso quella Barcellona gotica e misteriosa da lui descritta in tutti i suoi libri.
Mi sono imbattuta ne “L’Ombra del Vento” che avevo appena 15 anni, ed è stato amore a “prima pagina”.
Quel libro è diventato il mio migliore amico, lo portavo con me ovunque: in treno, a scuola, seduta alla fermata dell’autobus. Immersa tra quei fogli dimenticavo la realtà: bastava il profumo di quelle pagine per farmi ritrovare nel Cimitero dei Libri Dimenticati insieme a Daniel Sempere e vivere mille meravigliose avventure.
Ed è così ancora oggi.
Desideravo quindi potermi immergere completamente in quelle pagine che il tempo ha ormai ingiallito: assaporarne le storie, sentirne l’odore.
E così, eccomi a “Barcelona”.
Barcellona: esta ciudad es bruja!
Barcellona ti entra nel sangue al primo respiro. Tutto, le strade, gli edifici, ogni cosa possiede un’anima propria. Una sorta di cupa bellezza pervade l’intera città e ti costringe a stare costantemente con il naso all’insù.
Inizio il mio percorso sulle orme di Zafón proprio dal luogo in cui comincia il libro, il Cimitero dei Libri Dimenticati. Purtroppo il Cimitero è un’invenzione dell’autore, ma il luogo in cui sorgerebbe se fosse reale esiste davvero. Si tratta di Carrer de l’Arc del Teatre, una stradina nel quartiere del Raval.
«All’altezza di calle Arco del Teatro svoltammo in direzione del Raval, passando sotto l’arcata avvolta nella foschia, e percorremmo quella stradina simile a una cicatrice…»
– C. R. Zafòn, L’ombra del vento.
Carrer de l’Arc del Teatre sembra rimasta ferma all’epoca del libro, un vicoletto che sembra una “cicatrice” tanto è stretto, abbastanza cupo da essere il perfetto scenario per quel luogo misterioso.
E, seppur d’invenzione si tratta, magari cercando bene, qualche occhio attento scorgerà quel portone annerito con il batacchio a forma di diavoletto, chissà.
Partendo dal Raval non potevo non proseguire verso il poco distante Mercat de la Boqueria, e perdermi tra la frutta esotica e succosa, l’odore pungente di zafferano e cannella.
Nel rame, rosso e oro delle mille spezie, nel sapore di cioccolato e nei coni pieni di Jamón ibérico, tra la folla disordinata e chiassosa.
Dopo questa pausa golosa e profumatissima, torno di nuovo sulle orme dei personaggi di Zafón e mi ritrovo finalmente sulla Rambla, strada protagonista d’innumerevoli incontri nei suoi libri.
Questa separa il quartiere del Raval da quell’infinito labirinto che è il Barri Gòtic, con i suoi antiquari, i negozi di ombrelli, la Catedral de la Santa Creu e la Plaça del Rei.
Sulla Rambla si percepisce la vera anima di Barcellona, un’anima “intrappolata sotto cieli di cenere”, gotica, impenetrabile e meravigliosa.
E’ una strada colma di volti d’ogni tipo e nugoli di artisti. Del resto come lo stesso Zafón afferma,
“Barcellona è una donna. Ed è una donna estremamente vanitosa”
Arrivo fino alla Statua di Cristoforo Colombo, dove la Rambla incontra il mare. Passeggio lungo il molo de la Barceloneta, tra le bancarelle improvvisate per terra, nella sabbia, fredda sotto i piedi.
Ascolto il fruscio delle ali dei pappagalli che si scorgono appena tra le palme, lampi variopinti di porpora e smeraldo tra le foglie. L’acqua è calma, la spiaggia deserta. L’aria permeata di un silenzio pesante come un macigno.
« (…) passo dopo passo arrivammo fino ai frangiflutti. La città, avvolta nel silenzio, si offriva al nostro sguardo emergendo dalle acque calme del porto come un miraggio.»
– C. R. Zafòn , L’ombra del vento
Meraviglia pura.
Da lì il mio viaggio sulle orme di Zafón mi porta fino alla teleferica per la collina del Montjuic, dalla quale riesco ad ammirare il prodigioso spettacolo dell’intera città che si estende sotto i miei piedi.
Sul Montjuic si trova il cimitero in cui nei libri è sepolta la madre di Daniel Sempere (mentre nella realtà ospita le spoglie dell’artista Joan Mirò) e sulla cui sommità possiamo ammirare il torreggiante carcere in cui è rinchiuso Fermín Romero de Torres e in cui si svolge gran parte de “Il prigioniero del cielo”.
«A Fermín Romero de Torres, che è tornato dal mondo dei morti e possiede la chiave del futuro.»
– C. R. Zafòn, Il prigioniero del cielo
Dal Montjuic mi dirigo fino a Calle Montsiò, che ospita il celebre locale storico “Els Quatre Gats”, nei libri luogo d’incontro tra Daniel e Gustavo Barcelò.
Inaugurato alla fine del 1800, nasce come ostello per poi diventare birreria, luogo di spettacoli di cabaret nonché fulcro per tutti gli esponenti del Modernismo di Barcellona. Ha ospitato per un periodo persino esposizioni d’arte, due delle quali nientemeno che di Picasso.
Oggi è un ristorante, dal quale si possono ancora ammirare disegni, decorazioni e foto d’epoca.
Da qui in poi mi sono data al “becero turismo”, ammirando la maestosa imponenza della Sagrada Familia e la magia che vi si cela all’interno, con i suoi mille colori, i giochi di luce e le impossibili vetrate.
Contemplando tutta la malinconica bellezza di Barcellona dalla terrazza del Parc Güell.
Visitando Casa Batllò, bellezza marina di curve e spirali, geometrie di conchiglie e squame di drago, “immenso, insensato mosaico multicolore e rutilante con iridescenze scintillanti, da cui emergono forme d’acqua” ( così la definiva Dalì).
Opere d’arte, ma vive. Piene d’anima smaniosa.
Ho poi gustato una fantastica paella in uno dei tantissimi caratteristici ristoranti sul molo. E, infine, sono rimasta estasiata di fronte allo spettacolo di una Barcellona alle prime luci del mattino che sorge dal belvedere della collina del Tibidabo.
Qui il mio viaggio sulle orme di Zafòn si conclude, tra ville decadenti e ombre di antichi fasti, qui dove Óscar e Marina, protagonisti di “Marina“, si trovano e si innamorano.
Su queste note romantiche dico arrivederci a questa splendida “ciudad”, dove ogni sguardo è una storia d’amore. Camminando tra le strade lucide di pioggia, quando il cielo è cupo. Osservando le facciate dei palazzi e camminando tra la folla. Sulle orme dei personaggi di Zafón che mi hanno accompagnato per quasi tutta la vita.
Ne colgo finalmente la triste bellezza o almeno, una piccola parte.